La Festa della Sacra Famiglia è molto ben inserita nell’ottava di Natale, perché mette in evidenza la verità dell’Incarnazione, cioè che Dio ha assunto la nostra condizione umana e quindi è entrato nel mondo come ognuno di noi, nascendo in una famiglia. La famiglia non è un semplice raduno di persone che condividono alcune cose comuni, ma è la realizzazione del piano di Dio al fine di garantire la dignità e la realizzazione della vita. Nato in una famiglia umana, il Figlio di Dio ha consolidato questo progetto del Padre. La nascita di un bimbo testimonia che la famiglia non è un’opzione tra le altre per ottenere la vita, ma è la condizione fondamentale perché questa vita abbia dignità, rispetto e raggiunga la pienezza.
Dire che la famiglia è un progetto di Dio non è un discorso romantico o addirittura un idealismo disincarnato, perché la famiglia di Nazareth non è stata una famiglia ideale priva di difficoltà e sofferenze, ma una famiglia che ha assunto la verità di tutto ciò che le è proprio e, per questo motivo è divenuta la famiglia di riferimento: in essa è evidente la basilare realtà della famiglia come istituzione divina e non solo come una costruzione culturale.
La scena riportata nel Vangelo di oggi mette in luce tre situazioni ispiratrici perché la vita familiare, reale e concreta, si consolidi e si realizzi come progetto di Dio per il bene delle persone e della società.
1. “Maria e Giuseppe portarono Gesù a Gerusalemme per presentarlo al Signore“: in questo gesto vediamo non solo un adempimento della Legge, ma anzitutto la testimonianza di una verità fondamentale dell’esistenza umana. Portare Gesù al tempio significa che questo figlio, anche se è loro (naturale per Maria e legittimo per Giuseppe), non è un possesso dei genitori. Dare alla luce un figlio non significa acquisire un oggetto; dare alla luce una vita non significa semplicemente aumentare il numero degli esseri nel mondo, ma concepire un figlio e assumerlo è accettare una missione, un vero sacerdozio, perché prendersi cura, amare l’essere umano creato a immagine e somiglianza di Dio, è il culto più alto che si possa rendere al Creatore. Offrire il figlio al Signore è riconoscere che tutto è Suo. Se l’uomo si appropria dei beni, delle persone, considerandole dispoticamente sue proprietà, isolandole dal vero Signore, ne consegue che sorgono gravi manipolazioni e minacce per la vita: manipolazione ideologica che deforma il senso originario dell’esistenza, dominio schiavistico che stratifica gli esseri umani in superiori e inferiori, distruggendo così la cellula madre della società e la condizione fondamentale per tutti gli esseri umani, cioè la fratellanza universale.
La famiglia è il primo altare dove ciascuno offre se stesso a Colui che si è offerto a noi e per noi. Gesù presentato al Tempio, come frutto di una famiglia, ci insegna che senza il dono di sé, l’abbandono disinteressato, la famiglia è sfigurata e diventa solo un gruppo di persone egoiste che avanzano solo pretese, incapaci di riconoscere che la vita di ciascuno è un dono di Dio e non semplicemente un’occasione per un uno uso utilitaristico, disumano e distruttivo delle relazioni.
2. “Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui“: ogni vita umana ha un dinamismo che si rinnova in modo permanente, è l’energia vitale che guida il corso dell’esistenza, così come la vita familiare. Stupirsi della vita è il segno che ci immergiamo sempre più nella sua dimensione più profonda. Quando le relazioni familiari diventano una routine, dove l’altro non è più visto come fonte di ispirazione e di rinnovamento, il fascino della convivenza si perde. Non si ha più niente da ricevere o da offrire. Indubbiamente, Maria e Giuseppe hanno trascorso tutta la loro vita familiare con senso di stupore nei riguardi del loro Figlio, il quale ha realizzato la grande novità del Padre che ama e da vita ad ogni creatura. La gente, quando ha assistito alle parole e agli atteggiamenti di Gesù, si è meravigliata e si è rallegrata di tutto questo. Perdere l’incanto della vita familiare, quando non si ha nulla di buono da dire sull’altro, trasforma la casa in una tomba, dove il silenzio infastidisce il cuore e la parola irrita la mente.
3. “Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui”: Una famiglia che si chiude egoisticamente nel suo piccolo mondo si atrofizzare, diventa mediocre e scompare. Le coppie che vivono insieme ma che vogliono unicamente godersi la vita, e pensano che i figli precludono la libertà e limitano le loro possibilità di benessere e felicità, hanno tradito il progetto loro affidato, perché godono del piacere immediati della relazione coniugale, ma non si costruiscono l’umanità, offrendo il frutto del loro amore.
Celebrare la Sacra Famiglia non è un sospiro alienante e ingenuo davanti a una società che insiste nel voler convincere che la famiglia è un’istituzione fallita e superata. Ma spinti dalla fede, rinnoviamo la certezza che la vita è il dono più prezioso che riceviamo dalle mani del Padre, dono posto nelle nostre per offrirlo con gratitudine. Il modo migliore per sviluppare questo dono è impegnarsi nella famiglia per la quale il Figlio ha dato la sua vita.