11 luglio 2022
11 lug 2022

Gli studi dehoniani raccontati da uno storico

Intervista a p. Jakub Bieszczad a conclusione del percorso di studi dehoniani, presso il Centro Studi Dehoniani (CSD): status della ricerca dehoniana oggi, valutazione e prospettive.

di  Victor de Oliveira Barbosa, scj

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Il 18 giugno 2022 presso la Casa Generalizia di Roma, p. Jakub Bieszczad SCJ della Provincia polacca ha concluso il percorso del programma della Borsa per gli Studi Dehoniani (BSD) promosso dal Centro Studi Dehoniani (CSD). Dopo 5 anni di studi (2017-2022), compresi gli studi accademici di baccalaureato e di licenza in Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana, e di esperienze pratiche nel CSD, p. Jakub ha presentato al Governo Generale e alla comunità della Casa Generalizia una sintesi del suo percorso formativo e la sua visione degli studi dehoniani.

La presentazione è stata introdotta da p. Stefan Tertünte SCJ, che ha seguito p. Jakub in questi cinque anni. Al termine dell’incontro, il Superiore Generale p. Carlos Luis Suárez Codorniú, SCJ ha consegnato a p. Jakub il certificato di “Specialista negli Studi Dehoniani”. Abbiamo intervistato p. Jakub, con l’obiettivo di cogliere alcuni elementi del suo percorso di ricerca.

Padre Jakub, quali sono state le principali esperienze formative che hai vissuto in questi anni e quali competenze ritieni di aver acquisito?

In sintesi, posso dire che la formazione si è sviluppata su due fronti: la ricerca personale e l’introduzione al lavoro dello studioso. Oltre la licenza in Storia della Chiesa, la ricerca personale mi ha portato alla lettura di Dehon e della letteratura correlata. I diversi seminari svolti in modalità settimanale o quindicinale mi hanno consentito di discutere ciò che ho assunto nel leggere i testi. Il tirocinio presso il Centro Studi Dehoniani, si è svolto sotto vari aspetti. Una parte del mio lavoro è stato editoriale, legato al sito dehondocs.org. Ho collaborato nella pubblicazione della corrispondenza dehoniana.

Circa 20 anni fa si è aperto per gli studiosi l’archivio della Congregazione della Dottrina della Fede: per questo motivo, mi è stato affidato la rielaborazione del fondo del Sant’Uffizio. P. Stefan Tertünte ha estratto da questa sede i documenti riguardanti p. Dehon. Il mio lavoro consisteva nella lettura, trascrizione e catalogazione del fondo. Nel documento finale cerco anche d’identificare i temi per una futura ricerca. Oltre al tirocinio pratico, ho partecipato alle sedute della Commissione Teologica Internazionale Dehoniana (CTID). Fra i tanti impegni collaterali assunti, menziono i seguenti: la preparazione alla professione perpetua e la formazione dei leader del movimento giovanile dehoniana (parte carismatica), entrambi per la provincia polacca; due workshops per la nuova edizione della Borsa di Studio Dehoniana, uno sulla Francia del ottocento e l’altro riguardante il citato fondo Sant’Uffizio.

Che valutazione dai allo status attuale degli studi dehoniani e qual è dal tuo punto di vista la metodologia più adeguata nello sviluppare la ricerca in ambito dehoniano?

Secondo me la natura degli studi dehoniani, per il suo status epistemologico, è in continuo sviluppo. Non si tratta della conoscenza di p. Dehon e della sua opera, ma della ricerca dell’ethos dehoniano, tratto dall’esperienza della nostra tradizione carismatica e attualizzata nel nostro particolare contesto. Come tale, l’ethos va considerato in tre dimensioni. La prima è storica, perché si tratta dell’esperienza religiosa di una personalità scomparsa quasi 100 anni fa; dobbiamo quindi utilizzare il metodo storico per comprendere come questo ethos è nato e si è manifestato nella vita di Dehon e nella storia dell’istituto e come è ancora attuale. Il nostro ethos (in linguaggio teologico si potrebbe dire carisma) ha anche altre due dimensioni: spirituale e sociale. Pertanto a livello metodologico è necessario avvalersi sia della disciplina teologica che sociologica. Metodologicamente, in ciascuna dimensione, l’ethos va descritto in modo teorico per determinare gli elementi essenziali e contingenti, ma deve anche diventare oggetto di riflessione pratica per trovare le vie della sua attuazione.

Quali potrebbero essere gli ambiti di ricerca e le prospettive per gli studi dehoniani nei prossimi anni?

La riflessione dehoniana è essenzialmente interdisciplinare e pluri-metodologica. Ovviamente ogni epoca porta con sé domande e bisogni, ma il mio approccio è integrale (per rimanere alla buona scuola del Fondatore) e, di conseguenza, si oppone al predominio di una disciplina che frena la riflessione in altri ambiti. Per me, tutte le tre dimensioni – storica, spirituale e sociale – non perderanno mai la loro attualità e necessità, malgrado le mode e gli accenti di ogni tempo. La questione fondamentale oggi, vista la forte insistenza dell’ultima Conferenza generale sul metodo sociale dehoniano, è che questa dimensione degli studi rimane un po’ al margine di una riflessione qualificata nella Congregazione.

Identifico come sfida l’allargamento della visione degli studi dehoniani, aggiungendo un ambito tipicamente sociologico, indirizzato non solo alla osservazione dei fenomeni sociali, ma piuttosto ad un dialogo critico. La sfida consiste infatti nel preparare gli studiosi perché possano svolgere tale ricerca nello spirito dehoniano. L’altra sfida rimane sempre quella di una rete del pensiero dehoniano, anche questa postulata dall’ultima Conferenza generale. La domanda è come estendere gli studi dehoniani al di là della struttura centrale (CSD), conservando il concetto di centri distinti dalle Commissioni Teologiche Dehoniane. Per me, la via possibile deve favorire l’autonomia della ricerca, il legame con fonti e la chiarezza degli scopi nelle diverse strutture della Congregazione.

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