I poli
sono in noi,
impossibili da superare nella veglia,
noi dormiamo attraversando, per la porta
della misericordia,(Paul Celan, Dì che Gerusalemme è 3:105)
I poli, tra i colpevoli e le vittime, potrebbero essere davvero insuperabili; la giustizia non è all’altezza di questo compito. I tre giorni sacri, dopo quaranta giorni di Quaresima, ci conducono alla Porta della Misericordia. Il triduo è parte della grande divisione: tra le tenebre e la luce, tra la morte e la vita, tra la desolazione interiore dell’umanità e la porta della misericordia.
Spogliamo gli altari; copriamo i tesori, che oscurano gli spazi sacri. Attacchiamo il nostro orgoglio; riconosciamo la nostra povertà e i nostri tradimenti di fronte alla morte che è in noi. Scendiamo nello sheol, dove anche noi viviamo tra i morti. E aspettiamo. Per molto tempo, forse. Le croci sono molte. .. Sentiamo le grida inquietanti dei molti rifugiati di oggi, che non ce l’hanno fatta, di coloro che sono stati bombardati e sepolti nel dimenticatoio, di coloro che sono annegati in mare, di coloro che si sono lasciati alle spalle i confini di filo spinato; timorosi di misericordia, i nostri cuori pavidi.
“Chi ci rotolerà la pietra per noi?” chiedono le donne. Chi lo farà? Prepariamo l’olio dello Spirito, l’acqua che conduce dalla morte alla vita, il canto della “notte in cui Cristo ha spezzato le catene della morte,” la tomba è vuota, è l’alleluia della chiesa. Vediamo il telo che nascondeva il suo volto: “piegato e messo da una parte.” (Gv 20,7) La porta della misericordia è rivelata. E’ necessaria la nostra fede nella Pasqua: Egli è risorto; è davvero risorto.