“Stiamo caricando i camion con i rifornimenti e siamo andati subito a Pedernales, la zona più colpita”. C’è solo da sentire le scosse, rendersi conto della devastazione nell’epicentro del terremoto. La Chiesa di Quito reagisce rapidamente. Il vescovo e il nunzio si sono recati a Pedernales, tra sacerdoti ci siamo organizzati per chiedere aiuti tra le vie della parrocchia, li abbiamo raccolti e messi nei camion.
“Ci sono molti morti e feriti, come sacerdoti vogliamo essere presenti per dare conforto e portare aiuto: acqua, vestiario, viveri. Tutto quello che persone generose ci hanno dato. Ci scorta la polizia, perché nel percorso che dobbiamo fare per le interruzioni delle strade, ci possono assaltare. La gente è disperata e ci può assalire, ma vogliamo che gli aiuti raggiungano le zone più danneggiate”.
P. Pedro Jesus Arenas, missionario dehoniano a Quito, pensa che il bilancio delle vittime sia destinato a salire e potrebbe superare il migliaio. “Ci sono aree in cui non è riuscito ad arrivare nemmeno l’esercito, per cui ci sono ancora persone tra le macerie Il numero di morti salirà. Sono persone con nomi e cognomi”. P. Pedro guarda al futuro con ansia. “Questa è solo la punta di un iceberg, tutto è crollato. Avremo bisogno di un lungo periodo di tempo, e di molto aiuto. Abbiamo voglia di urlare, e un modo per farlo è con la preghiera, al Dio dolce che c’è e che aiuta.”
Il Governo Generale promuove una raccolta fondi per un primo aiuto all’Ecuador. Le nostre case e le nostre strutture non hanno subito danni, ma in questo modo possiamo aiutare le famiglie che sono state colpite.
Già alcune provincie hanno provveduto ad inviarci fondi, estendiamo l’iniziativa a tutta la Congregazione e le entità possono far pervenire i propri contributi all’economo generale.