Dal 10 al 15 gennaio si sono svolte a Kinshasa, alcune riunioni redazionali tra la rivista africana J’écris, je crie e due rappresentanti della redazione di SettimanaNews.Il progetto è sostenuto dal superiore generale della Congregazione, p. Carlos Luis Suarez Codorniú.
Da qualche mese è iniziata la collaborazione tra SettimanaNews e la rivista africana J’écris, je crie (mensile nato per iniziativa di alcuni confratelli dehoniani della Provincia del Congo). Più che una semplice collaborazione, si tratta in realtà di un «incontro di dare e ricevere»: come esperienza di incontro, un incontro tra due culture, e quindi tra due visioni del mondo; ma con uno sfondo comune: il carisma dehoniano e il Concilio Vaticano II.
Lo sforzo per entrambe le riviste è quello di esprimere il carisma della Congregazione dehoniana e di riflettere sulla vita della Chiesa nel suo mondo e secondo il suo particolare contesto.
Infatti, voluta e incoraggiata dal Governo Generale, questa collaborazione ci ricorda che, dal Concilio Vaticano II, la Chiesa è nel mondo e come tale non può essere indifferente alla vita dei popoli, poiché non c’è nulla di veramente umano che non trovi eco nel suo cuore (cf. GS n°1). Forte di questa affermazione del Concilio e impregnata del carisma lasciato in eredità dal Venerabile Jean Léon Dehon («La Bibbia in una mano e il giornale nell’altra»), la nostra Congregazione è inserita nella dinamica di una «Chiesa in uscita», una Chiesa aperta al mondo.
Tale dinamica richiede da parte nostra un forte senso di apertura, di vicinanza e di incontro con le culture dei diversi popoli. Questa è la nostra missione missionaria. Per adempiere a questa missione, dobbiamo naturalmente tenere conto delle diverse sensibilità culturali. Non abbiamo dubbi che il Governo Generale lo abbia compreso.
Infatti, attraverso la collaborazione tra SettimanaNews e la rivista africana J’écris, je crie, cementata dalla breve visita di padre Marco Bernardoni e Marcelo Neri nella Repubblica Democratica del Congo (dal 10 al 15 gennaio 2024), si sta gradualmente creando una sinfonia dove le culture si incontrano senza condiscendenza e cantano l’inno del Sint Unum.
L’Africa, che è stata a lungo nella posizione di vittima, può ora esprimersi e parlare di sé con facilità e senza complessi. Per noi africani, quindi, questa è un’occasione per leggere e parlare della nostra realtà socio-politica ed ecclesiale dall’interno. Va detto che il modo migliore per conoscere un popolo è farlo parlare. In questo caso, l’azzardo ha pagato.
Per noi, più che un motivo di orgoglio, è una responsabilità presentare una narrazione africana denudata di ogni scusa geopolitica. Ammettiamolo, la posta in gioco è alta. La trappola dell’asservimento a un sistema di riferimento imposto dall’esterno bussa sempre alla nostra porta.
Tuttavia, osiamo credere che le esperienze condivise con i membri della redazione di SettimanaNews, gli scambi su alcuni temi di attualità nel mondo e nella Chiesa e la formazione alla comunicazione sociale ricevuta da loro siano strumenti efficaci che ci aiuteranno ad affrontare questa missione.
Si tratta, infatti, di una missione dehoniana, poiché è l’espressione più eloquente del Sint Unum, che ci ricorda che la comunione è possibile perché possiamo lavorare insieme per un obiettivo comune, al di là delle nostre diversità. Nel ringraziare padre Marco e Marcello per la loro disponibilità, rendiamo grazie a Dio per questo seme gettato oggi, destinato a germogliare, crescere e portare frutto.
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