“E’ passato un anno e mezzo da quando ci siamo riuniti insieme, in questa sala”, ha detto p Heiner Wilmer nel suo intervento di apertura, al primo Incontro dei Superiori Maggiori della sua amministrazione. “Io ho molto rispetto per questa sala; si tratta di un luogo che ha cambiato la mia vita, e ha cambiato la nostra vita. ”
Il riferimento è al Capitolo Generale del 2015, quando p. Heiner è stato eletto Superiore Generale dei Sacerdoti del Sacro Cuore.
Dopo il benvenuto di p. Heiner e alcuni altri interventi introduttivi, la mattinata è stata impegnata dalla relazione di Giuliana Martirani.
Attualmente è professoressa di Scienze Politiche presso l’Università di Napoli, ma ha insegnato anche presso l’Università di Ottawa in Canada, e all’Università di Dubrovnik in Croazia.
Il tema della relazione è stato: “La misericordia vissuta con i poveri in comunità.” Si è soffermata sulle divisioni, i muri – figurativi e reali – che dividono le persone. I poveri, ha detto, sono considerati come delle “nullità”, lasciati dietro questi muri.
Qual’è uno dei primi passi che occorre compiere per abbattere questi muri? “Vivere in uno spirito di accoglienza”. “Il primo elemento distintivo dei cristiani è quello di saper accogliere … Dobbiamo sempre pensare “all’altro” come un ospite sacro”.
Il religioso può svolgere un ruolo importante nel modellare questo “spirito di accoglienza”, ispirando gli altri ad accogliere una “pluralità di identità” a più livelli.
Piano Generale
Il pomeriggio è stato dedicato alla discussione del programma per i prossimi sei anni dell’Amministrazione Generale, dal titolo “Misericordia sulle orme di Dio.” Diversi mesi prima dell’incontro dei Superiori Maggiori, ad ogni entità è stato chiesto di creare un proprio piano pluriennale, in risposta al piano dell’Amministrazione Generale.
“Noi vogliamo guardare al futuro con speranza”, ha detto p. Carlos Enrique, citando una delle risposte. “Vogliamo che ogni entità guardi al proprio futuro con speranza, alla luce della propria realtà.”
Tre iniziative
L’Amministrazione Generale ha esaminato le risposte, insieme agli input giunti attraverso le visite e i diversi incontri, e ha proposto tre iniziative. “Occorre essere coraggiosi,” ha detto p Heiner, “ma dobbiamo essere coraggiosi per crescere come congregazione.”
La prima proposta riguarda un Programma di Volontariato Dehoniano. E’ uno sforzo internazionale che richiede collaborazione e coordinamento nel reclutare e accompagnare i volontari. “Abbiamo molte strutture che operano sul posto”, ha detto p Heiner. “Non dobbiamo partire da zero. Per questo lavoro abbiamo bisogno di una buona comunicazione e di buona volontà. “Il programma è rivolto a giovani adulti, uomini e donne. “Potrebbe essere un modo importante di condividere la nostra spiritualità e di mostrare come noi Dehoniani, viviamo il Vangelo”.
In secondo luogo, l’Amministrazione Generale ha proposto lo sviluppo di un Servizio Migranti Dehoniano. “La migrazione può essere la grande sfida del 20° secolo”, ha detto p Heiner. “Questo è un problema per tutto il mondo”. Il progetto prevede che i Dehoniani accompagnino i migranti dall’arrivo nel un nuovo paese al loro reinsediamento. “Sarebbe un modo per i dehoniani di essere aderenti alla realtà, e non solo limitarsi a parlare di giustizia sociale. Potremmo collaborare con gli altri, con le altre congregazioni, con le Chiese locali e le diverse organizzazioni di giustizia sociale.”
La proposta finale riguarda la creazione di un Centro per il Sacro Cuore. L’obiettivo del centro dovrebbe essere lo studio e la promozione della spiritualità del Sacro Cuore, lo sviluppo e la formazione di forme di meditazione e, infine, una rinnovata attenzione alla devozione al Sacro Cuore.
Abramo era come noi
La prima giornata si è conclusa con l’Eucaristia, presieduta da P. Heiner. Commentando il Vangelo, ha detto “In un certo senso, Abramo ha vissuto come noi. Abramo ci ricorda la situazione che anche noi, figli di Padre Leone Dehon, troviamo molto spesso nei nostri contesti di appartenenza: Abramo era un monoteista in una società pagana. Molti di noi vivono in una società dove il secolarismo e l’ateismo stanno avanzando. Alcuni di noi vivono in società nelle quali i cristiani sono minacciati e perseguitati.
“Abramo ci invita a fare come lui stesso ha fatto: diffondere il nome di Dio, ovunque ha viaggiato. Abramo si considera inviato da Dio. Sembra che lo scopo dell’albero che ha piantato, del boschetto, sia quello di fornire ospitalità per i viaggiatori e i migranti, e diffondere in questo modo la fede in Dio, in tutto il mondo antico e pagano”.