Una candela, una settimana alla volta: la fiamma della SPERANZA nei giorni più brevi e nelle notti più lunghe.
Ravviviamo la speranza che è in noi: “Emmanuel” – il nome dell’Avvento per DIO-CON-NOI.
Una luce nella nostra finestra: “Entra dal freddo, entra e riscaldati” – un invito che parla al cuore di una città con il Cuore di Dio. Un’altra candela, una settimana alla volta, diventa un cerchio d’incontro e benvenuto. Cibo, calore, sostegno, incoraggiamento sono i tratti distintivi di SPERANZA. Il nome dehoniano per Dio è COMPASSIONE … è MISERICORDIA. Ricordiamo a noi stessi di essere messaggeri di speranza. Offriamo la nostra presenza, alcuni minuti del nostro tempo, i nostri cuori d’ascolto, le nostre preghiere, la nostra difesa e la nostra solidarietà in qualunque modo possibile. Coloro che lavorano, sono sovraccaricati ed esclusi hanno bisogno di sostegno, incoraggiamento, tenerezza e solo uno spazio sicuro per essere …
Come sapete, la nascita non è mai a proprio agio e Betlemme, piccola e senza pretese, non è un posto importante, noto per pecore e pastori non faceva eccezione. Lontano da casa, in un posto strano e affollato, le persone vanno e vengono – trambusto, rumore e sovraffollamento. La cittadina stava urlando: “Nessuna stanza, scusa. Al completo. Completamente, prova altrove”. Non conoscevano nessuno lì. Erano estranei dalla lontana Nazareth. Una coppia fuori città, stanca del loro viaggio verso sud. Chi li accoglierebbe, aprirebbe loro la porta, troverebbe un angolo caldo per loro, se non all’interno, almeno dal freddo e dal buio, con un tetto sopra la testa? E così, l’importante è accaduto in un posto fuori mano: una stalla, una mangiatoia, alcuni animali, un letto di paglia con la presenza di pecore e pastori.
Il Dio di Isaia, Emmanuel, è con noi, uno di noi, come noi in tutte le cose tranne che nel peccato, condividendo la nostra fragilità e mortalità umana. Non a parte o sopra di noi, non a distanza. Non solo laggiù, da qualche parte. Non solo allora. Ma proprio qui, proprio ora … DIO-CON-NOI.
Le parole di Erik Varden, OSCO, vescovo di Trondheim, Norvegia, sembrano catturare al meglio ciò che il nostro mondo sta vivendo e quale potrebbe essere un possibile dono che noi come dehoniani potremmo offrire:
“In un mondo segnato da indifferenza e cinismo, disperazione e divisione, è nostro compito [dehoniano] difendere qualcosa di diverso: indicare la luce che nessuna oscurità può superare, coltivare la buona volontà, consentire la comunione fondata sulla fiducia, in pace, per testimoniare che la morte ha perso il suo pungiglione, che la vita è bella e di dignità inviolabile”.
Siamo chiamati a “identificare le periferie geografiche ed esistenziali e optare per i poveri, i migranti, i prigionieri, i popoli indigeni, gli emarginati …” (His Way Is Our Way)
È qui che il reietto e lo straniero — “Porta il volto doloroso di Cristo”.
(Lettera per Natale 2019)