07 marzo 2017
07 mar 2017

“Accogliere dei futuri europei“?

di  Radoslaw Warenda, scj

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“Hai potuto scegliere il posto dove sei nato”? I superiori maggiori delle entità dehoniane europee hanno dedicato il primo giorno del loro incontro alla riflessione sul tema della migrazione in Europa. La situazione attuale è stata presentata da p. Camillo Ripamonti gesuita, rappresentate del Centro Astalli – un’opera dei gesuiti per i rifugiati.

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Le persone che sognano di arrivare in Europa pagano da 2.000 a 3.000 USD ai trafficanti. Però il viaggio “one way” (sola andata) a volte chiede il prezzo supremo: la vita umana. Dal 2011 al 2016 il Mediterraneo è stata la tomba per oltre 35.000 profughi. La maggioranza dei profughi arriva attraverso la via mediterranea.

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Secondo p. Camillo l’accoglienza non può essere condizionata, mentre la permanenza sì. La situazione migratoria in Europa si mostra molto fluida sia per quanto riguarda la presenza sul territorio europeo sia per quanto riguarda la situazione nei paesi di partenza.

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Da parte del Caritas di Foligno Elisabetta Tricarico raccontando l’esperienza di accoglienza offerta negli spazi ecclesiali e anche famigliari. Ha detto che l’accoglienza rende consapevoli che chi da amore ne riceve altrettanto. Le sfide principali sono soprattutto nel trovare un equilibrio tra i diritti e i doveri di viene accolto.

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“Siamo testimoni di una vera collaborazione ecumenica e interreligiosa grazie alla migrazione” ha detto Federico Biserna volontario della Comunità di Sant’Egidio ricordando non solo la cena di Natale per 500 cristiani preparata dai mussulmani, ma anche il progetto dei Corridoi umanitari. L’accoglienza attraverso i Corridoi umanitari garantisce, secondo la Comunità di Sant’Egidio, la sicurezza sia a chi fugge come a chi accoglie. Il progetto in collaborazione tra Sant’Egidio, Tavola Valdese e Chiese protestanti in Italia, è autofinanziato.

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Molti profughi mostrano il desiderio di partecipare nella costruzione del paese, imparare la lingua e conoscere la cultura. Non temono di assumere responsabilità e lavori che non sono compiuti da italiani. “Bisogna rendersi conto che quelli che arrivano diventeranno i futuri europei”.

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Suor Maria Jose Rey Merodio missionaria argentina a Roma coordina all’interno del Centro Astalli il progetto “Comunità di ospitalità” destinato ai rifugiati sia singoli che famiglie che vengono ospitati all’interno di famiglie e istituti religiosi per aiutare i rifugiati nel loro processo di autonomia. Per ora nel progetto sono coinvolte 30 congregazioni tra le quali anche la Curia Generalizia dei Dehoniani.

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La sessione pomeridiana è stata aperta con la condivisione dell’esperienza di p. Giovanni Mengoli scj che si occupa all’interno Villagio del Fanciullo a Bologna di profughi minorenni senza accompagnamento, offrendo non solo accoglienza ma soprattutto educazione e possibilità di trovare nel futuro un lavoro anche se semplice. “Non tutti sono intenzionati a chiedere asilo in Italia, come il caso di molti giovani egiziani. Anche a loro però si vuole offrire un contributo di formazione utile nel loro futuro”.

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Fra i diversi programmi offerti, si trova il progetto detto “panis”: un’opportunità per i ragazzi di impegno per l’auto mantenimento, per favorire uno stile lavorativo che aiuti a integrarsi nella società. Rischi? Che vivano solo tra di loro perdendo la possibilità di migliorare la lingua e inserirsi nella società. Momenti belli? Campionati di calcio. Sono forti magari non dal punto tecnico ma dal punto di vista della disciplina.

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La seconda condivisione offerta da Rocco Conte dell’associazione Laici Terzo Mondo che elabora e realizza progetti di sviluppo sociale, educativo ed economico in Africa. Rocco ha presentato l’opera che si svolge nella Provincia dell’Italia Meridionale a favore di profughi. Nella struttura dehoniana vengono accolti circa 30 migranti: uomini, donne e famiglie. Una decina si trova sotto la protezione internazionale, una persona ha ricevuto asilo politico; un terzo di loro ha già trovato un lavoro, gli altri dichiarano di cercarlo.

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I servizi di prima accoglienza riguardano la salute, il permesso di soggiorno, l’assistenza legale, la mediazione linguistica. Ci sono anche i servizi d’integrazione come la scuola d’italiano e il supporto della ricerca attiva del lavoro. Rocco ha anche presentato alcune sfide che rendono l’opera complicata.

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Una parte molto interessante è stata la discussione tra i rappresentanti delle Entità europee. Le realtà sono molto differenti e le aspettative ancora di più. Non è necessario che i dehoniani europei creino nuove strutture organizzative, ma possono collegarsi con programmi già esistenti collaborando con loro. Da parte nostra alcune entità potrebbero dare la disponibilità di propri spazi e non solo in affitto. Ciò che conta maggiormente sono i segni che rendono una testimonianza più credibile delle parole.

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