14 maggio 2024
14 mag 2024

Colloquio internazionale sulla riparazione

In occasione del 350mo anniversario delle apparizioni a Paray-le Monial si è tenuto a Roma presso Villa Aurelia dal 1 al 5 maggio 2024, un incontro internazionale sul tema della riparazione. Qui il resconto delle giornate.

di  Jakub Bieszczad SCJ

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Il Grande Giubileo del 350° anniversario delle Grandi Apparizioni del Sacro Cuore a Paray-le-Monial, celebrato a partire dalla festa di San Giovanni Apostolo ed Evangelista dello scorso anno, ha ispirato la comunità Emmanuel, custode spirituale del luogo delle apparizioni, a organizzare un incontro internazionale a Roma, facendo del mistero della Riparazione l’oggetto della riflessione. Come ha ricordato l’attuale rettore del Santuario di Paray-le-Monial, padre Etienne Kern, nella sua conferenza introduttiva, l’esperienza della Chiesa, che si confronta con le persone abusate, riconosce le loro grida di dolore come consonante coi rimproveri uditi da Santa Margherita Maria Alacoque nei confronti delle anime particolarmente amate da Dio e che lo deludono tanto. L’incontro di cinque giorni al centro adiacente alla Casa Generalizia del Sacro Cuore aveva lo scopo di cercare una continua attualità del messaggio della santa Visitandina seicentesca che ha sentito e visto l’amore del Sacro Cuore di Gesù. I resoconti quotidiani sono un invito a una riflessione e a una gioia sinodale per la presenza viva della spiritualità del Sacro Cuore nello spazio della Chiesa e per la continua attualità e fecondità del cammino spirituale di coloro che hanno risposto alla chiamata di Paray.

È significativo che anche la stessa Santa Visionaria abbia partecipato, per così dire, all’incontro, iniziato con una celebrazione eucaristica e una veglia presso le reliquie della Santa nella chiesa romana della Santa Trinità dei Monti, curata dalla comunità Emmanuel. Il programma prevede un’udienza con il Santo Padre, l’Eucaristia quotidiana e l’Adorazione riparatrice, che pone l’incontro al centro della Chiesa, nel cuore del corpo mistico di Cristo. Un tempo intenso previsto per ascoltarsi e riflettere su come riparare l’umanamente irreparabile.

Resoconto del primo giorno

Ogni giorno inizia con una preghiera liturgica comune, che diventa un dar lode a Dio con le parole di lui stesse. Come pure la Messa di mezzogiorno e l’Adorazione alla fine della giornata, questi momenti col Signore ci accompagneranno per tutta la conferenza.

La prima giornata, si potrebbe dire, è un momento di raccolta di contesti con cui sarebbe possibile riscoprire e costruire la dimensione attuale del tema della Riparazione. Per cominciare, don Benoît Quédas, precedente rettore del Santuario dell’Apparizione, ha cercato di rispondere alla domanda su cosa sia la Riparazione per Santa Margherita Maria, sottolineandone il duplice riferimento: come retribuzione della lode (consolazione del Sacro Cuore di Gesù) e dell’intercessione per i peccatori, espresse rispettivamente, da un lato, nella comunione reparativa, nell’Ora Santa e nell’adorazione quotidiana e, dall’altro, nella cura pastorale, nell’assistenza ai defunti e nella correctio fraterna. Ha sottolineato altresì che Margherita Maria aveva una visione chiara del fatto che l’unico riparatore fosse il Cristo stesso. A sua volta, una sorella della Comunità dell’Emmanuele, Agnès de Lamarzelle, ci ha invitato a meditare sul Vangelo di San Giovanni, che dà una base biblica al concetto di riparazione, mostrando come dobbiamo guardare Colui che hanno trafitto. Questo sguardo ci rende consapevoli dell’ingratitudine di molti, ci insegna a rendere onore a Dio, ci permette di crescere nel cammino di Dio, che ancora ci supera, configurando infine la nostra vita sulla Passione di Cristo, che passa dalla morte (la croce) alla gloria della risurrezione, sollevandoci come Pietro che esprime l’amore. Padre Francisco Javier Pueyo Velasco, membro della Confraternita dei Figli della Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù, nella sua conferenza Contesto storico delle apparizioni di Cristo a Paray-le-Monial, ha cercato di identificare le correnti che hanno generato la crisi a cui le apparizioni avrebbe dovuto rispondere. Ne ha citate due: il giansenismo come spirito di frigidità e la nuova filosofia atea che avrebbe costruito una civiltà illuminista. A quanto pare, la rinascita del Sacro Cuore nel XIX secolo fu una risposta a questa seconda corrente.

La Messa in italiano è stata presieduta alle 12.15 dal padre Stefan Tertünte SCJ, Provinciale dei dehoniani tedeschi. Nell’omelia, padre Kern, rettore del Santuario, ha ricordato l’icona della vite che cresce dal costato e il cui frutto Gesù pigia al calice, vedendo nell’immagine la possibilità di collegare le immagini del Sacro Cuore e della vite, proprio nel contesto della forza unificante dell’Eucaristia.

La sessione di pomeriggio ha esplorato diverse attualizzazioni del messaggio di Santa Margherita Maria. Padre Víctor Javier Castaño Moraga ha presentato l’evoluzione del magistero papale in relazione al tema, dall’enciclica Annum Sacrum di Leone XII all’insegnamento di Benedetto XVI, sottolineando, seguendo San Giovanni Paolo II, che la riparazione non è tanto un atto di pietà quanto un reale coinvolgimento apostolico nell’opera di salvezza del mondo. P. Agustín Giménez González ha presentato le prospettive della riparazione alla luce del messaggio di Fatima, sottolineando la sua materna compassio coredemptrix e il suo ruolo indispensabile nell’opera di salvezza come base della loro unità reciproca (l’unità dei due cuori e l’unità di Cristo e della Chiesa). Ha quindi sostenuto l’idea di una comune compassio coredemptrix del Cuore di Gesù e del Cuore della Madre, anche nel contesto delle persone offese nella Chiesa, di cui Maria è una Madre speciale. Il dott. Dario Di Maso ha invece sottolineato la consonanza tra il messaggio i Paray e quello di Santa Faustina Kowalska: mostrandoci come santo, giusto e pieno di amore e come tale desidera adorazione, riparazione e contraccambio d’amore. Infine, il rabbino Etienne Kerber ha parlato della mistica ebraica nel contesto del Tikkun Olam, la riparazione del mondo. Ricordando la tragedia della Shoah, ha parlato dell’enorme quantità di male nel mondo, che deve essere riparato come una brocca rotta. Questa riparazione inizia dentro di me, in modo che, come restaurato, io mi assuma la responsabilità della restaurazione del mondo. È essenziale prendere coscienza della presenza del male, in un momento in cui lo dimentichiamo così facilmente.

Quando il tavolo del leggio si è svuotato, Cristo stesso è apparso al posto degli oratori sotto specie di pane. Per quasi un’ora, è stato Lui a parlare in silenzio, guardandoci con il suo volto eucaristico, ricordandoci ciò che è più essenziale: il sacrificio della vita….

Resoconto del secondo giorno

Il secondo giorno è stato caratterizzato da un approfondimento della riflessione, alla ricerca di contesti per cui, in un mondo in cui mancano sempre più le basi della solidarietà sociale, scompare la necessità di un ordine morale, sia possibile contrastare il dualismo filosofico (natura-soggettività) e la sopravvalutazione dell’individuo.

Padre Serge-Thomas Bonino OP, professore all’Angelicum di Roma, ha proposto una visione dell’ecclesiologia che permette di vedere la possibilità della riparazione attraverso la solidarietà con l’Agnello di Dio, l’unico riparatore, ma solo come una cooperazione che porta all’inclusione, all’accettazione del dono della salvezza. L’esempio dei santi martiri diventa un contributo all’unione con Gesù, il Nuovo Adamo, il cui progetto del Nuovo Regno di Grazia è una proposta per l’uomo di andare davvero verso il prossimo e di farsi carico di lui. A sua volta, padre Benoit de Baenst, della comunità Emmanuel, ha tenuto una potente conferenza sul significato gratificante dell’Eucaristia. All’inizio, ha osservato che il lamento di Gesù a Paray-le-Monial sugli insulti all’Eucaristia trova particolare rilevanza nel contesto degli abusi contemporanei della santità, specialmente nei sacramenti dell’Eucaristia e del Sacerdozio. L’Eucaristia è il sacrificio di Cristo, l’espressione della più profonda comunione con Cristo, il Capo del corpo mistico, si potrebbe persino dire che è il cuore mistico di Gesù, ma la sua dignità unica non può essere una scusa per l’indulgenza verso gli abusi e un motivo di scandalo. Diventa così una palese perversione del sacramento dell’amore, in cui tutto il corpo dovrebbe unirsi a Cristo e impara dal suo sacrificio d’amore e ne diventa segno, soprattutto verso gli ultimi. Don Giuseppe Forlai, sacerdote eremita della diocesi di Roma, ha riflettuto sulla figura di Maria nell’opera della Redenzione. Ha deciso di mostrare come Maria abbia fatto ammenda prevenendo la mancanza d’amore e collaborando con Gesù. Anche ogni cristiano, in virtù del battesimo, può collaborare a quest’opera rimanendo nella comunione dei santi, crescendo nella consapevolezza della propria vocazione personale, essendo pieno di speranza e facendo tesoro di ciò che viene offerto a Dio: il pentimento e la sottomissione alla sua volontà. Ha suggerito di meditare sulle Nozze di Cana e sulla scena della Pentecoste per vedere Maria come modello della nostra riparazione.

La Messa del Mezzogiorno è stata presieduta da padre José Maria Alsina Casanova, Superiore Generale della Confraternita dei Figli della Nostra Signoria del Sacro Cuore. Nella sua omelia ha sottolineato che il rimanere nell’amore di Cristo, che è il messaggio fondamentale del Vangelo, è al centro dell’opera di riparazione. Ha visto il suo coronamento nell’atteggiamento dell’offerta d’amore di Santa Teresa di Lisieux.

La sessione pomeridiana ha approfondito il tema della riparazione nel campo delle scienze sociali. Il dott. Martín Federico Echavarría, professore di filosofia presso l’Università Abat Oliba CEU di Barcellona, ha evidenziato la sua dimensione antropologica. Ha elencato tre possibili necessità: naturale o assoluta, da costrizione e da libertà. La riparazione solidale rientra solo in questa necessità volitiva, che agisce ex suppositione amoris per offrire un sacrificio di riparazione per una persona cara. Mons. Pascal Ide, altro membro della comunità di Paray, di formazione in medicina, filosofia e teologia, ha sottolineato il possibile contributo della psicologia alla comprensione dell’atto remunerativo. Ha osservato che per Freud il senso di colpa è morboso e come tale va sradicato, ma la corrente behaviorista-cognitiva corregge questa visione definendo le condizioni per distinguere il senso di colpa sano da quel patologico. Questo senso di colpa ordinato, piantato sulle basi non delirate, realizzato e ripreso liberamente, può diventare un’informazione su un reale torto commesso che, attraverso a un atto di riconoscimento, favorisce la riparazione del torto. Don Pascal ha definito la riparazione come la libera risposta che la Chiesa rivolge attraverso l’amore riparatore di Cristo, per contribuire in questo modo alla salvezza. Ha anche affermato che possiamo riparare ai torti subiti nel presente o nel futuro e moltiplicare il bene intorno a noi. Padre Luis Navarro della prelatura dell’Opus Dei, rettore dell’Università di Santa Croce a Roma, ha sottolineato il ruolo della giustizia e del diritto nel processo di riparazione, evidenziando che una risposta punitiva (sanzione legale) non è automaticamente una risposta che corregge il male. La giustizia ha i suoi limiti nei limiti dell’uomo e, al di là della giusta punizione, bisogna fare attenzione a riparare il male, come si può già ben vedere nei presupposti delle norme sugli abusi nella Chiesa. La giornata si è conclusa con la singolare testimonianza di suor Thérèse de Villette, saveriana francese, che ha incontrato il progetto di giustizia riparativa (justice restauratrice) in Canada, che l’ha portata a completare una laurea in scienze forensi e a essere introdotta al progetto di riabilitazione proposto dai Mennoniti, i protestanti utrapacifisti. Consiste nell’accompagnare i detenuti, con la prospettiva di confrontarsi faccia a faccia con le vittime, per rinnovare una relazione interpersonale danneggiata. I partecipanti non devono conseguire una pena detentiva mentre si sottopongono a questa particolare terapia. Una testimonianza particolare di una sorella ha sottolineato che spesso, dopo pochi incontri, le etichette aggressore-vittima cessavano di avere importanza, perché ciò che contava era scoprire il che era da riparare in entrambi.

L’impegnativo secondo giorno ha iniziato a confrontarci con la realtà, a volte molto difficile, del male nella Chiesa, lasciandoci tuttavia con la speranza derivante dalla presenza di Gesù Eucaristico, che ha guardato ciascuno di noi allo stesso modo e, per così dire, ha chiamato ciascuno di noi, nel suo grido d’amore senza voce, dal sacrificio e dall’adorazione remunerativa….

Relazione sul terzo giorno

Il terzo giorno dell’incontro è stato caratterizzato dalla ricerca della rilevanza del messaggio di Paray e della sua applicazione pratica nella storia recente della Chiesa e nel hic et nunc ecclesiale. Ispirandosi alla recente esortazione del Santo Padre, C’est la confiance, p. José Maria Alsina Casanova, superiore generale della Confraternita dei Figli della Nostra Signoria del Sacro Cuore, ha parlato sulla via spirituale di Santa Teresa di Lisieux che, meditando sul messaggio di Santa Margherita Maria, ha proclamato la necessità della consolazione del Sacro Cuore. Ha definito questa consolazione una forma teresiana di riparazione, che mette in pratica nell’opera missionaria della Chiesa il messaggio della prima apostola del Cuore divino. Ha ricordato l’esperienza della notte di Natale del 1887, in cui Santa Teresina visse la sua conversione finale come una chiamata a costruire in se stessa l’umiltà e la fiducia totale nel suo Sposo mistico per diventare un’offerta d’amore a Lui gradita. Padre Ottavio De Bertolis SI, professore di diritto canonico all’Università di Padova, ha sottolineato il ruolo della compassione come modo giusto per essere coinvolti nell’economia salvifica, che ha la sua origine e il suo culmine in Dio. Ha sottolineato il ruolo della meditazione e della contemplazione, nello spirito di Sant’Ignazio Loyola, come modo per entrare alla Passione di Cristo, dal rifiuto attraverso la sofferenza e la morte fino alla Risurrezione, e così, nella nostra fragilità, diventare suoi testimoni. Siamo resi tali dallo Spirito Santo che ci trasforma nei veri cristiani – ciascuno un altro Cristo che ama soffrendo e perdonando di fronte allo “scandalo della croce”. Padre Massimo Marelli SI, docente all’Università Gregoriana e vicerettore della Chiesa del Gesù a Roma, ha ricordato alle soglie dell’Anno Santo il “segno della purificazione della memoria” durante il precedente Grande Giubileo. Ha sottolineato il fondamento biblico di questo segno, che chiarisce che la Chiesa non deve più avere paura degli scandali che non possono non arrivare (cfr. Lc 17,1), ma in questa debolezza e segnata così dalle ferite si sente più forte grazie a Colui che la rafforza. Papa Giovanni Paolo II, quando ha annunciato la necessità di questo gesto, lo ha visto come un riconoscimento di colpa e una ricerca di perdono e, parlando di “rimozione delle macerie”, ha sottolineato che rileggere il passato permette di costruire una prospettiva di verità e di comprendere il diritto di chi ha subito un torto.

La Messa in francese è stata presieduta quel giorno dal vescovo Benoit Rivière, ordinario della diocesi di Autun, Chalon et Mâcon, nella quale si trova Paray-le-Monial. Nell’omelia, mons. Benoit Guédas ha fatto riferimento alla festa di San Filippo e San Giacomo, che si celebra in Italia il 3 maggio e che ha impedito la celebrazione della messa votiva sul Sacro Cuore. Ha sottolineato il desiderio di Filippo di vedere il Padre come parte della sua vocazione apostolica, per trasmettere ciò che aveva assunto e dare così gloria al Padre con Cristo.

La sessione pomeridiana della giornata è stata particolarmente ricca. In primo luogo, dott. Dario di Masso ha presentato lo sviluppo storico dell’idea di riparazione come resa di amore per amore (redamatio), che scopriamo già in Margherita Maria, e che entra a una società sottoposta all’atomizzazione nell’epoca moderna e privata dello spirito cristiano dalla secolarizzazione rivoluzionaria. Questi processi sembrano essere stati contrapposti da Papa Paolo VI, alla chiusura del Giubileo del 1975, alla civiltà dell’amore, come spazio in cui il regno dell’amore di Dio può sopravvivere. Sta diventando, anche grazie all’insegnamento di Giovanni Paolo II sulla santità della famiglia e della vita umana, più un obbligo che un semplice sogno, superare il mistero dell’iniquità interiore. Silvia Paradiso, consacrata romana e insegnante del liceo, ha condiviso la propria riflessione su come essere attratti nella vita quotidiana dall’amore, che solo ha il potere di cambiare la vita. Ci ha ricordato che l’abbandono totale a Dio, la disponibilità a compatire con Cristo, il portare peso della giustizia e della giusta ira di Dio, è la vita quotidiana di un’anima grata, consapevole che il peccato è una carenza di amore e il suo rimedio è la comunione con Dio. Questa testimonianza-catechesi è stata completata da padre Martin Pradère della comunità Emmanuel, che ha cercato di riunire le varie iniziative in cui questa chiamata del Signore Gesù di Paray viene messa in pratica oggi. Ha ricordato, in particolare, che i centri di adorazione notturna in riparazione, dove si trovano persone pronte ad ascoltare i fratelli che portano il peso della sofferenza, sono un’opportunità per farlo. Allo stesso modo, la Pontificia Rete Mondiale di Preghiera si concentra spesso su questa dimensione della nostra vita di fede, spesso evidenziata nell’insegnamento degli ultimi Papi. Nelle figure di Zaccaria restituito alla vita, di San Giovanni appoggiato al Cuore del Signore e unito nella comunione, o di Margherita Maria nell’adorazione durante l’Ora Santa, vede la continua attualità dell’opera di riparazione. P. Stefan Tertünte SCJ, Provinciale dei dehoniani tedeschi, ha introdotto il concetto dehoniano di riparazione, che, alimentato dalla devozione al Sacro Cuore, cerca una riparazione rinnovata e integrale.

A conclusione della prima parte della conferenza, l’Ordinario di Autun ha tenuto una conferenza in cui ha sottolineato l’unicità del tempo che stiamo vivendo. I profondi cambiamenti della società evidenziano la necessità di compassione e la volontà di superare le barriere e condividere l’amore incondizionato come risposta al fallimento del peccato, che toglie la dignità umana. Anche se nessuna nostra buona azione aggiunge qualcosa alla croce, in riparazione cerchiamo di partecipare al sacrificio redentivo di Cristo, prendendoci cura ed essendo pronti ad ascoltare chi ha subito un torto. Tutto questo sforzo porta alla risurrezione, in cui non c’è tanto una rottura con la vita qui sulla terra, quanto un’unione dell’umanità frantumata.

Alla fine abbiamo potuto portare questi pensieri a Gesù, che ha sempre voglia di ascoltarci. L’adorazione ci ha dato ancora una volta la possibilità di ascoltare ciò che il suo Cuore dice al nostro rispetto le questioni dell’amore e della gloria, come scrisse p. Dehon….

Relazione sul quarto giorno

Il quarto giorno è iniziato con l’udienza privata al Santo Padre Francesco. Il Papa si è presentato nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico intorno alle 9.40. È arrivato in piedi e, pur parlando a voce debole, si presentava pieno di entusiasmo e di sorriso, ha dato il benvenuto a noi congressisti e ha rivolto il seguente messaggio:

Cari fratelli e sorelle!

Sono contento di accogliervi e vi do il mio cordiale benvenuto. Ringrazio Monsignor Benoit Rivière e Padre Louis Dupont per aver preso l’iniziativa di questo incontro, nel quadro della celebrazione del 350° anniversario delle apparizioni di Gesù a Santa Margherita Maria.

La riparazione è un concetto che troviamo spesso nelle Sacre Scritture. Nell’Antico Testamento essa assume una dimensione sociale di compensazione del male commesso. È il caso della legge mosaica che prevedeva la restituzione di ciò che era stato rubato o la riparazione del danno causato (cfr Es 22,1-15; Lv 6,1-7). Si trattava di un atto di giustizia volto a salvaguardare la vita sociale. Nel Nuovo Testamento, invece, essa si configura come un processo spirituale, nel quadro della redenzione operata da Cristo. La riparazione si manifesta pienamente nel sacrificio della Croce. La novità qui è che essa rivela la misericordia del Signore verso il peccatore. La riparazione contribuisce quindi alla riconciliazione degli uomini tra loro, ma anche alla riconciliazione con Dio, perché il male commesso contro il prossimo è anche un’offesa a Dio. Come dice Ben Sirac il Saggio, “le lacrime della vedova non scendono forse sulle guance di Dio?” (cfr Sir 35,18). Cari amici, quante lacrime scendono ancora sulle guance di Dio, mentre il nostro mondo sperimenta tanti abusi contro la dignità della persona, anche all’interno del Popolo di Dio!

Il titolo del vostro convegno mette insieme due espressioni opposte: “Riparare l’irreparabile”. In questo modo ci invita a sperare che ogni ferita possa essere guarita, anche se è profonda. La riparazione completa a volte sembra impossibile, quando beni o persone care vengono persi definitivamente o quando certe situazioni sono diventate irreversibili. Ma l’intenzione di riparare e di farlo concretamente è essenziale per il processo di riconciliazione e il ritorno della pace nel cuore.

La riparazione, per essere cristiana, per toccare il cuore della persona offesa e non essere un semplice atto di giustizia commutativa, presuppone due atteggiamenti impegnativi: riconoscersi colpevole e chiedere perdono.

Riconoscersi colpevole. Qualsiasi riparazione, umana o spirituale, inizia con il riconoscimento del proprio peccato. «Accusarsi fa parte della saggezza cristiana, questo piace al Signore, perché il Signore accoglie il cuore contrito» (Omelia nella Messa a S. Marta, 6 marzo 2018). È da questo onesto riconoscimento del male arrecato al fratello, e dal sentimento profondo e sincero che l’amore è stato ferito, che nasce il desiderio di riparare.

Chiedere perdono. È la confessione del male commesso, sull’esempio del figlio prodigo che dice al Padre: «Ho peccato contro il cielo e contro di te» (Lc 15,21). Chiedere perdono riapre il dialogo e manifesta la volontà di ristabilire il legame nella carità fraterna. E la riparazione – anche un inizio di riparazione o già semplicemente la volontà di riparare – garantisce l’autenticità della richiesta di perdono, manifesta la sua profondità, la sua sincerità, tocca il cuore del fratello, lo consola e suscita in lui l’accoglienza del perdono richiesto. Quindi, se l’irreparabile non può essere completamente riparato, l’amore può sempre rinascere, rendendo sopportabile la ferita.

Gesù chiese a Santa Margherita Maria atti di riparazione per le offese causate dai peccati degli uomini. Se questi atti hanno consolato il suo cuore, ciò significa che la riparazione può consolare anche il cuore di ogni persona ferita. Possano i lavori del vostro convegno rinnovare e approfondire il significato di questa bella pratica della riparazione al Sacro Cuore di Gesù, pratica che oggi può essere un po’ dimenticata o a torto giudicata desueta. E possano anche contribuire a valorizzarne il giusto posto nel cammino penitenziale di ciascun battezzato nella Chiesa.

Prego perché il vostro Giubileo del Sacro Cuore susciti in tanti pellegrini un più grande amore di gratitudine verso Gesù, un più grande affetto; e perché il santuario di Paray-le-Monial sia sempre luogo di consolazione e di misericordia per ogni persona in cerca di pace interiore. Vi do la mia Benedizione. E vi chiedo, per favore, di pregare per me. Grazie!

Dopo aver benedetto e salutato tutti i presenti, il Santo Padre ha recitato con loro la preghiera del Giubileo composta dai cappellani del santuario e approvata da Mons. Rivière:

Signore Gesù, hai rivelato a Santa Margherita Maria il tuo Cuore così appassionato di amore per tutti gli uomini e per ciascuno in particolare. Oggi ci inviti ad attingere alla sorgente del tuo Cuore, che rimane più aperta che mai.

Nel sacramento dell’amore che è l’Eucaristia,
Ti offriamo la nostra fatica e la nostra stanchezza: donaci il riposo;
Ti offriamo le nostre sofferenze e le nostre ferite: consolaci e guariscici;
Ti offriamo la nostra durezza di cuore: trasformaci in dolcezza e umiltà;
Ti offriamo la nostra ingratitudine e indifferenza: fa’ che possiamo ricambiare l’amore con l’amore;
Ti raccontiamo la nostra sete di amarti e di annunciarti: mandaci nella forza del tuo Spirito Santo.
Signore, ci consacriamo al tuo Cuore, fornace ardente di carità (raccoglierci in silenzio). Rendici strumenti che attirino i cuori al tuo Amore. Infiammaci con la tua compassione per testimoniare al mondo questo Cuore che ci ha tanto amati.
Amen.

Durante la Messa celebrata Pro papa in francese, presieduta da Mons. Autun, l’omelia è stata tenuta da Padre Dominique Janthial, Vicario Generale per i membri ordinati della comunità Emmanuel, in cui ha sottolineato la dimensione sacramentale della riparazione. Come nell’Antica Alleanza la circoncisione stabiliva il patto e faceva giustizia, così in quella Nuova il Battesimo, ma anche l’Eucaristia e il Sacerdozio, diventano nel Cuore di Gesù un modo per riparare la relazione tra Dio e l’uomo.

Durante la sessione pomeridiana, siamo giunti a un momento speciale in cui abbiamo cercato di scoprire nelle grida degli ingiusti il grido di Gesù dalla croce Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato. Come per prepararci ad ascoltare la testimonianza delle persone vittime, fr. Henry Donneaud OP, professore di teologia all’Istituto Cattolico di Tolosa, ha cercato nel messaggio di Paray-le-Monial la luce che ci permettesse di comprendere questo grido. Mettendoci tuttavia in guardia contro una lettura anacronistica, ha osservato che Gesù, tradito, si aspetta di essere riparato personalmente per l’ingratitudine e la fiducia abusata, soprattutto nell’Eucaristia. Ha sottolineato che non è giusto spiritualizzare le sofferenze delle persone vittime, ma ricordare che Gesù in loro viene offeso in modo reale. La dottoressa Isabelle Chartier-Siben, che accompagna molte persone vittime nella loro terapia, ha sottolineato che l’abuso della coscienza in un contesto religioso provoca un trauma che si riverbera più volte sulla vittima, togliendole a poco a poco la sua umanità, fino a privarla della possibilità di una relazione con Dio. Di solito questo non può essere riparato, ed è necessario costruire una vita nuova, rivivendo il mistero della Risurrezione, che non cancella la Passione.

Il momento successivo era far parlare a 3 persone che hanno subito ingiustizia nella Chiesa. Le parole pronunciate hanno lacerato anime e coscienze, risultando a volte dure e piene di dolore. Una sofferenza reale mista a sentimenti di ingiustizia e abbandono. Come essi stessi hanno detto, nonostante la loro fede, a volte rimangono ai piedi della croce e ripetono le parole di Cristo: perché mi hai abbandonato, piangendo incessantemente. Anche a noi non resta che stare davanti a Gesù Eucaristico e chiedere perdono per la nostra indifferenza, per la nostra mancanza di amore e di compassione e per la nostra ingratitudine quando, invece di trasmettere la grazia, portiamo frutti avvelenati. Fortunatamente, c’è Colui che può sopportarlo e sollevarlo….

Relazione sull’ultimo giorno

La giornata conclusiva dell’incontro si è aperta con un messaggio registrato dell’arcivescovo Éric de Moulins-Beaufort, metropolita di Reims e presidente della Conferenza episcopale francese, in cui ha parlato con umiltà e coraggio degli sforzi della commissione speciale per ascoltare le persone vittime della pedofilia nella Chiesa. Ha sottolineato che questo promette di costruire una nuova consapevolezza degli abusi dell’interiore e spiritualità degli esseri umani, una consapevolezza che deve soppiantare l’amnesia nei confronti del male che accade. Ha sottolineato che la retribuzione può essere tanto impossibile quanto indispensabile. Ha sottolineato che il legame tra riparazione e giustizia non deve far temere la ricompensa finanziaria e giudiziaria. A sua volta, padre Amedeo Cencini, canossiano, specialista in spiritualità e formazione, ha cercato di mostrare come lo spazio dell’abuso diventi una storia da riparare da parte della Chiesa per la Chiesa. Ha sottolineato che le persone abusate hanno molto da insegnare con la loro particolare capacità di compassione, gettando via non solo un narcisismo contraddittorio, ma anche un “narcisismo” che costruisce uno stile, una cultura dell’abuso. Ha sottolineato che, sebbene gli aggressori siano una minoranza (così come i veri virtuosi), la presenza di abusi è dovuta alla grande massa di mediocrità, che è già di per sé scandalosa. La responsabilità presa sul serio porta a una giusta riparazione (ascoltare e credere, rispondere e chiedere scusa), tenendo presente che il danno fatto alla Chiesa distorce l’immagine di Dio, rendendolo, per così dire, complice del nostro peccato. Ha sottolineato che è importante che la persona abusata integri la sua esperienza dolorosa in modo che non la ferisca più ma cercando un significato per qualcosa che, per definizione, non ne ha.

Nella Conferenza conclusiva, P. Etienne Kern, Rettore del Santuario di Paray-le-Monial, ha riassunto i cinque giorni di lavori sottolineando che la riparazione non significa relegare la nostra responsabilità per i danni alla sola dimensione spirituale, cercando la giustizia e i buoni frutti, e ha fatto notare che le diverse azione nel Santuario contribuisce già alla guarigione. Pregare il Cuore di Gesù, mite e umile, dà la forza di superare le proprie paure e di intraprendere il cammino, a volte ancora più difficile, della guarigione. Sottolineando che, poiché non siamo onnipotenti, il che non significa che non siamo in grado di fare niente, ma che non siamo in grado di fare niente rimanendo da soli. Ha sottolineato la necessità dell’Adorazione, soprattutto dell’Ora Santa, in cui ci avviciniamo a Gesù, che nell’Eucaristia è lui stesso incredibilmente fragile.

L’incontro si è concluso con l’Eucaristia celebrata da Mons. Benoit Rivière, Ordinario di Autun, Chalon e Mâcon, che nell’omelia ha evidenziato lo scandalo della scelta di Dio di coloro che hanno il coraggio di credere in questo amore in cui egli ci ha amati per primi e di essere ancora amici di Dio. Al termine della Messa, Mons. Vescovo ha recitato l’atto di riparazione, ispirato a quello composto da Papa Pio XI, che in un nuovo contesto include anche tutti i torti fatti alle persone vittime.

Sintesi

L’incontro intorno al messaggio di riparazione da Paray-le-Monial ha mostrato un’interessante regolarità. Come ogni devozione che appare un po’ più tardi nella storia, reagendo al cambiamento che sta avvenendo nell’umanità, deve affrontare il pericolo di alcuni estremi. Da una parte il dolorismo, che sopravaluta il valore della sofferenza e della penitenza, e dall’altra il quietismo, ovvero la convinzione che in Gesù non ci sia molto da fare, se non forse posare con fiducia il proprio capo sul petto del Signore. Di fronte a ciascuno di questi due pericoli, la tradizione ha sviluppato alcune risposte, forme di attualizzazione che fanno dell’esperienza spirituale la base per un’azione assai fruttuosa nella Chiesa. Da un lato, c’è lo sforzo di compensare gli effetti immediati del peccato, dando la priorità ai feriti, agli abbandonati, ai marginalizzati (leggi: soprattutto ascoltando e accompagnando le persone vittime) di essere affermati valorizzando in loro la loro dignità umana. D’altra parte, quando ci concentriamo maggiormente sull’azione di Dio, possiamo essere profondamente coinvolti nella creazione di un mondo più simile al suo regno, per così dire, facilitando l’opera della grazia. Ovviamente non c’è contraddizione tra i due atteggiamenti e anzi si può notare una profonda complementarietà, per questo può essere un po’ sconcertante che ci sia comunque una resistenza a confrontare le due visioni, soprattutto quando all’orizzonte c’è il rischio di toccare questioni legate alla politica.

Tuttavia, la conferenza ha mostrato quanto c’è da fare nella Chiesa, quanto spesso gli sforzi di giustizia sono resi vani dall’insensibilità e dall’indifferenza umana. Che la conferenza stessa sia un preannuncio che, nonostante tutto, nel corpo mistico di Cristo, ferito e talvolta insultato, si troverà il suo cuore mistico che batte tanto forte….

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