09 agosto 2021
09 ago 2021

Costituzioni dehoniane ’82: distruzione della devozione Sacro Cuore?

"Il 5 luglio su dehoniani.org è stato pubblicato un contributo di Marcello Neri con il titolo “Sacro Cuore e Costituzioni dehoniane”. Dentro questo anno di riflessione sulle nostre Costituzioni il teologo Neri riflette tra l’altro sulla destinazione della devozione al Sacro Cuore nel testo delle Costituzioni attuali. Il suo testo ha suscitato anche reazioni critiche. In due puntate pubblichiamo una replica al testo di Neri da parte di p. Aimone Gelardi (ITS), ex-direttore del Centro Studi Dehoniani. La critica di p. Gelardi va oltre l’articolo di Neri e ci mette davanti alla sfida che riguarda l’intera Congregazione e cioè di conoscere meglio il nostro Fondatore."

di  Aimone Gelardi scj

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Di una cosa darò atto in partenza a Marcello Neri che leggo in genere con interesse, dalle cui deduzioni e conclusioni talora dissento, dal quale in tempi remoti ho ricevuto, freschi di stampa, alcuni scritti, un paio  con dediche che (…bontà sua)  mi onoravano sotto il profilo intellettuale e gratificavano a livello di amicizia: nella vita di relazione talora accade che a lasciare buoni ricordi si abbiano generosi ritorni. L’ho detto subito, non sempre le cose che Neri scrive mi convincono e, preciso, soprattutto quelle in materia di sentire dehoniano. Non sono solo, anche altri condividono qualche perplessità su alcune sue tesi in proposito..

Farò un esempio in riferimento alla lettura della monografia di “Dehoniana” dedicata al volume Giustizia della misericordia[1] che ha prodotto compiaciute valutazioni e  qualche perplessità[2].  In sintesi, Neri a p. 116 dell’ultimo capitolo del libro  definisce in modo suggestivo la  devozione  “transito della vita così come essa è nella desiderata destinazione di agape che è Dio nel corpo e nella finitudine di Gesù […]  ed anche  “la porta spalancata, nel cuore del cristianesimo, per far transitare dubbi, paure della vita/tempo nella relazione teologale ( p. 117). Avanzando qualche considerazione Stefano Zamboni,  che ritiene suggestiva l’idea di devozione come transito della vita, in cui far passare tutto ciò che è profondamente sensibile e umano, ritiene lo sia meno la contrapposizione fra istinto dell’umano e confessione di fede di cui è questione a p. 117  dove si legge: «La devozione non è forse questione di “fede”, comunque la si voglia intendere» e poi se la devozione è transito, non è anche sempre consolazione…».

Le osservazioni potrebbero sembrare marginali[3] per un libro dai molti spunti che potrebbero concorrere a fare ripensare la spiritualità dehoniana, se non fosse che, come ha annotato Zamboni, «rimane aperta la questione se si tratti di un’interpretazione legittima di Dehon oppure se si tratti, come appare più probabile, di prendere spunto da alcune sue intuizioni spirituali per poi proporre una riflessione sulla spiritualità del Cuore di Cristo nell’odierno contesto culturale. Più che di spiritualità dehoniana, allora, si tratterebbe più in generale della fecondità di una devotio che può davvero far transitare la vita, con tutte le sue contraddizioni, nello spazio ospitale del Cuore trafitto del Crocifisso».

 Tra critica, filologia e neologismi

Restando a un livello più modesto, dirò che mi hanno prodotto qualche perplessità, lo scorso 5 luglio, talune conclusioni in materia dehoniana nell’ “approfondimento” del Centro Studi Dehoniani sul sito della Congregazione. Lo studio di Neri aveva a oggetto “Sacro Cuore e Costituzioni dehoniane[4] . In estrema sintesi, in esergo allo stesso, si sanciva che: «Le costituzioni dehoniane non fanno accenno esplicito alla devozione al Sacro Cuore di Gesù.», «Ciò è frutto della rilettura biblica dell’esperienza di fede di p. Dehon e di una rilettura critica del contesto storico che l’ha generato» e, infine, che  «Oggi è necessario innestare la devozione su concreti segni, comprensibili agli uomini e donne del nostro tempo». Su questo ultimo punto concordo,  pur dovendo dire che si tratta però di una tautologia peraltro ben nota agli iniziati di Pietà popolare e liturgica[5] del passato remoto e recente.

Sorprende invece davvero la  valutazione, già in partenza conclusiva, a proposito delle Costituzioni. Per  onestà mentale, al momento di sintetizzare qualche perplessità e avanzare modeste controdeduzione in rapporto alla devozione al Sacro Cuore di Gesù, mi allargherò ad altre realtà rimaste in secondo piano e che a me paiono importanti e da sottolineare ora che il Governo generale chiede di verificare se e quanto la Regola di vita  sia conosciuta e incida tra i dehoniani.

Nel suo procedere, sviluppando il discorso, per due volte Neri  puntualizza “mi sembra”;  per altre due  sottolinea “a mio avviso”; una volta sfuma quanto si accinge a dire con  “credo”. Nel  caso dei “mi sembra”, se ricordo bene, l’espressione richiama l’avere impressione di qualcosa, l’avere come opinione una certa cosa, col dativo della persona che crede, pensa, suppone, ha l’impressione; anche nei due “a mio avviso”  è questione  di parere, opinione che si espone, si richiede, si riconosce, di un sentire in merito a ciò che si pensa o si ritiene; infine “credo”, così leggo nel mio datatissimo  Zingarelli (1956) , rimanda a opinare, avere opinione,  persuadersi, darsi a intendere, cosa che la più recente “Garzantina” (1970)  conferma  e integra col dire  “ritenere vero, essere convinto di…, esser certo, reputare, supporre”.

Quanto detto non vuole essere sfoggio filologico, serve a farmi escludere che le espressioni nel discorso di Neri – sottile e, talora, complicato  adoperatore della lingua italiana di cui crea dotti neologismi – siano da intendere a mo’ di semplice intercalare. Azzardo che possano piuttosto equivalere quasi a un prendere le distanze da se stesso o almeno dalla perentorietà definitoria di ciò che ha detto o sta per dire.

Asserzione, restrizione… iconoclasmo

Posso anche convenire con Neri, dove dice che le Costituzioni dehoniane non fanno accenno esplicito – materialmente parlando, aggiungo io –  alla devozione al Sacro Cuore di Gesù; stessa cosa quando annota, o gli si attribuisce, nel testo in esergo, circa l’essere questa, per me, mancata esplicitazione frutto della rilettura biblica dell’esperienza di fede di Dehon e di una rilettura critica del contesto storico che l’ha generata, senza peraltro addentrarmi in approfondimenti di cui non è questione in questa modesta riflessione.

Escludo che l’assenza di verbalizzazioni materiali autorizzi a concludere sulla assenza del tema, peggio ancora sulla responsabilità di effetti iconoclasti del nuovo testo delle Costituzioni. Mi chiedo infatti se – davanti ai due primi capitoli delle Costituzioni 1956[6]  – l’assenza materiale (qui minore) di riferimenti alla devozione come presumo egli la intende, Neri si impegnerebbe a concludere  per un’iconoclastia o iconoclasmo[7] che dir si voglia anche rispetto a una delle edizioni del secondo progetto di Costituzioni che, nel 1924 Dehon presentava ai suoi religiosi certo di non essere stato già lui… iconoclasta inconsapevole, verso una devozione da lui, a dir poco, molto considerata.

Non nuoce  rammentare qui che l’edizione delle Costituzioni oggi  in mano ai dehoniani  –  1982 (1986, 2009…le date riguardano i decreti di approvazione sopravvenuti in presenza di modifiche delle stesse sopraggiunte nel tempo dai Capitoli generali) –  è la terza rifusione dopo le prime Costituzioni (1885), le Seconde in latino (1906, 1924, 1956). Tutte queste edizioni, sempre tracciano le linee  del sentire e del vivere dehoniani (spiritualità e vita religiosa e apostolica) nell’ “oggi di Dio” e dicono  come  fare fruttificare il carisma secondo le esigenze della Chiesa e del mondo” (Cost. 1).

Se l’edizione latina portava “finis vero specialis…” per i membri della Congregazione impegnati  a professare una speciale devozione al Sacro Cuore (sodales  peculiarem  devotionem  erga Sacratissimum Cor Jesu, ut huius Sacratissimi Cordis amori respondere et iniurias, quibus se affici doluit, dignis obsequiis compensare studeantConstitutiones  2§2),  la Regola di vita attuale dice la stessa cosa almeno  per chi nel confronto tra testi di questo genere (normativo-giuridici, ispirativo-spirituali) tiene conto di cosa comporta un processo epocale di aggiornamento (Vaticano II) da realizzare in  fedeltà dinamica come emerge al n. 15 delle Costituzioni: “Per ciascuno di noi, per le nostre comunità, la vita religiosa è una storia: a partire dalla grazia delle origini, essa si sviluppa nutrendosi di ciò che la Chiesa, illuminata dallo Spirito, attinge costantemente nel tesoro della sua fede”.

Questo comporta un approccio a natura, fine, obblighi della e nella Congregazione non dedotti da concetti e definizioni (e. g. circa devozione al Sacro Cuore, oblazione,  riparazione), ma come desunti dall’esperienza del Fondatore e nostra, con un procedimento esistenziale ed esperienziale[8] , in un contesto storico-teologico altro, nel quale assumono il loro senso  parole e nozioni quali unione, oblazione, abbandono, riparazione, e anche adorazione,  ministeri e, in primis, riferimento e devozione al Cuore di Gesù Cristo. Non a caso circa  il mistero del Costato aperto e la devozione al Cuore trafitto le Costituzioni tornano nella descrizione della “nostra esperienza e vita spirituale scj”, come si evince senza fatica  ai nn. 19 – 21. La rilettura allora del proprium dehoniano – si passi l’espressione …accomodatizia –  pone di fronte a una scelta di fedeltà dehoniana che fa cogliere il massimo profitto da una reale e profonda devozione al Cuore di Gesù –  altro iconoclasmo ! –  e la fecondità di una vita  di amore e riparazione intesa e realizzata come vita di carità di quanti si impegnano a essere “profeti dell’amore e … servitori della riconciliazione degli uomini e del mondo in Cristo” (n. 7),  adoperandosi per la crescita di una umanità nuova in Cristo” (n. 39): dal Cuore di Cristo, aperto sulla Croce, infatti può nascere “l’uomo dal cuore nuovo, animato dallo Spirito, unito ai suoi fratelli nella comunità di carità che è la Chiesa” (n. 3) e la cui “vita spirituale”, nutrita dalla contemplazione del Cuore di Cristo e autentica se e in quanto profetica[9].

Non è difficile cogliere nelle nuove Costituzioni, il riferimento all’unione, all’amore e all’oblazione del Cuore di Gesù (cfr. n. 21): amando come lui[10] (ecco l’intenzione originale di Dehon, la caratteristica propria dell’Istituto). Questa unione “all’oblazione riparatrice di Cristo al Padre per gli uomini”  è il servizio che l’Istituto “è chiamato a rendere alla Chiesa” (n. 6). Ne consegue che una sana comprensione della “oblazione” è indispensabile per un giusto apprezzamento della nostra “devozione al Cuore di Gesù” e di ciò che le Costituzioni chiamano: “nostro carisma profetico… al servizio della missione salvifica del Popolo di Dio nel mondo d’oggi” (n. 27)[11].

È anche ciò che si legge nella Presentazione della edizione tipica 1986 . Non è azzardato dire che mediante la comunione all’amore di Cristo al Padre nello Spirito è sottolineata la dimensione trinitaria della riparazione, un aspetto non assente nella devozione al Sacro Cuore e neppure nella riparazione diffuse da Paray-le-Monial, sovente adombrato in certe presentazioni e manifestazioni segnate più da “sensibilità” che da senso teologico e biblico[12]. La presentazione fatta dalle Costituzioni della devozione al Cuore di Gesù e dell’oblazione, come unione a quella di Cristo, preserva dal rischio di sentimentalismo e l’espressione riparazione d’amore ha così tutto il suo valore teologale, nel movimento stesso dell’amore di Cristo. Senza dire che le nuove Costituzioni presentano la riparazione in un’autentica linea di fedeltà dinamica: la contemplazione del Cuore di Cristo nel mistero del Costato aperto è fonte ispiratrice di una riparazione che si inserisce nel “movimento dell’amore redentore” (n. 21), di un apostolato che è riparazione e di una riparazione che è profetica, apostolica e speciale[13].

Penso che il riferimento alla assenza di cenni materiali alla devozione al Sacro Cuore non si possa fare coincidere con l’esito di un iconoclasmofrutto della rilettura biblica dell’esperienza di fede di p. Dehon …”. Semmai, questa ultima cosa “aggiorna”, ciò nella logica del concilio Vaticano II che, a differenza di un Capitolo, impegnativo per una famiglia religiosa, riguarda tutta Chiesa.  Lo conferma la sottolineatura del Decreto 1982[14]:  «La Congregation […] puise dans le Cœur du Christ l’esprit d’amour et de réparation qui informe leur apostolat missionnaire et sociale […]  En conformité avec les normes  du Concile Vatican  II […] elle a élaboré  le nouveau texte  de Constitutions…»[15].  Nel Decreto si aggiunge la speranza  che, fedeli al carisma del loro istituto, i Sacerdoti del Sacro Cuore saranno  autentici testimoni dell’amore del Verbo incarnato e artifici   della riconciliazione degli uomini con Dio e i fratelli:  impegno di coerenza con le proprie radici.

Utile quanto si evince dal Direttorio su pietà  popolare e Liturgia[16] proprio sulla devozione al Sacro Cuore, vagliata ai nn. 166 -173 in riferimento alle sue espressioni e a ciò che, alla luce delle Scritture, significa  «Cuore di Cristo, cioè il mistero stesso di Cristo, la totalità del suo essere,  la sua persona considerata nel suo nucleo più intimo ed essenziale: Figlio di Dio, il “Cuore di Cristo”, Verbo incarnato e Salvatore, intrinsecamente proteso, nello Spirito, con infinito amore divino-umano verso il Padre e verso gli uomini suoi fratelli, sapienza increata; carità infinita, principio di salvezza e di santificazione per l’intera umanità». Utile anche quando il testo, elencate le numerose forme di devozione al Cuore del Salvatore (consacrazione personale e della famiglia, litanie, atto di riparazione, pratica dei nove venerdì) richiama la necessità di insegnare ai fedeli a evitare forme di vana credulità (171), di evidenziare radici bibliche e collegamento con le massime verità della fede, in primis il primato dell’amore a Dio e al prossimo, contenuto essenziale della stessa devozione (172). Tutto ciò, avuta attenzione a che, per  l’istintiva tendenza popolare  «a identificare una devozione con la sua rappresentazione iconografica», non  si ricada nelle tendenze sdolcinate e meno illuminate di ieri, favorendo piuttosto la rappresentazione del Sacro Cuore  in  rapporto al  «momento  della Crocifissione, in cui si manifesta  in sommo grado l’amore di Cristo». Il Sacro Cuore è «il Cristo crocifisso, con il costato aperto dalla lancia  dal quale scaturiscono sangue ed acqua (cfr, GV 19,34)» (173) che è quanto dire immagine robusta della devozione.

A escludere l’ipotesi di iconoclasmo gioverebbe scorrere l’Indice analitico di Règle de vie Constitutions et Directoire  Général de la Congregation des prêtres  du Sacré-Cœur de Jésus (2009). Alla voce cœur (Sacré Cœur) si trovano rimandi a: titolo della Congregazione, esperienza di Dehon , Cristo cuore dell’umanità, cuore trafitto e cuore aperto simbolo dell’amore, in cui  nasce l’uomo dal cuore nuovo, mistero del cuore, oggetto di contemplazione,  di un culto di contemplazione, di un culto di amore e di riparazione, nell’ascolto della parola, che rafforza nella vocazione, unisce agli uomini, ai “santi de S. Cuore. In riferimento a devozione, poi, il discorso è integrato da quelli a carità, Dehon, oblazione… tutto ciò a meno che si sia deciso di intendere devozione secondo la logica della tesi ricordata più sopra, la cui comprensione però esula dalle mie capacità.  Così non mi pare difficile escludere che il testo odierno delle Costituzioni si sia fatto carico di un procedimento di  «iconoclasmo devozionale: dove al romanticismo, talvolta un po’ melenso, del vocabolario spirituale di p. Dehon subentra la sobrietà del linguaggio biblico».

Forse potrebbe indurre a tale azzardo un’affrettata “prima lettura” condizionata da  precomprensione[17], nel caso avendo optato a priori per la funzione iconoclasta delle Costituzioni. Senonché bisogna ignorare molte cose per trasformare un processo di aggiornamento in iconoclastia o anche solo in aniconismo relativo, in questo caso, alla devozione  al Sacro Cuore, facendo proprio un orientamento caro ai tradizionalisti orientati a leggere tutto il Vaticano II come fenomeno decisamente iconoclasta….

Dirò che, andando indietro nel tempo, un primo olocausto del devozionale – se così lo posso chiamare senza dare l’impressione di fare il verso a iconoclasmo – fu  operato addirittura da Dehon in rapporto al devozionismo del suo tempo, peraltro già diverso da quello di santi e sante del Sacro Cuore di precedenti epoche, nonché diversificato strada facendo, per altre ragioni, dal sentire delle Ancelle… “ispiratrici“ (Chère Mère, Sr. Ignazia). Se ne dirà più sotto.

 Guida di lettura e terzietà metodologica

Voglio qui, ad abundantiam usare i dati di una ricerca informatica su “Rileggere le Costituzioni. Presentazione a puntate della Guida di lettura delle Costituzioni”, di A. Bourgeois. Nelle parti  a oggi comparse il sistema informatico segnala la presenza del tema devozione del Sacro Cuore e dintorni oltre 20 volte[18] e non si tratta dell’espressione ma di discorsi elaborati e articolati. Leggendo quei discorsi, un ricercatore in atteggiamento di terzietà[19] nota non solo il ricorrere del tema ma anche come l’estensore della Guida, proprio in riferimento alla rilettura della devozione al Sacro Cuore, abbia visto nelle Costituzioni 1986 tutt’altro che un procedere iconoclasta.  Riprendiamo, sintetizzando, alcune sottolineature, scusandoci in anticipo per le possibili ripetizioni, del resto repetita juvant:

*riguardo a natura, fine della Congregazione, devozione al Sacro Cuore, oblazione e riparazione, come già detto, rimandano all’esperienza esistenziale (del Fondatore e dei dehoniani); quando iniziò il rinnovamento delle Costituzioni (1967) non si parlava di “valori scj” da conservare e vivere, bensì di fedeltà alla missione profetica del Fondatore per riconoscerne e viverne gli atteggiamenti fondamentali, vita spirituale, mistica e apostolica[20] [62, 63];

*nelle Costituzioni  nn. 6, 7, 17 è evidente la volontà di superare formulazioni teoriche e definizioni per fare un testo ispirante non una raccolta di norme pratiche e giuridiche, così la  formulazione è descrittiva o esortativa e in rapporto all’Oggi di Dio, alle esigenze della Chiesa e del mondo; dall’esperienza alla legge e viceversa; la dialettica vita-istituzione è l’aspetto tipico della nuova  formulazione delle Costituzioni; ciò fa sì che in questo codice fondamentale si prevedano e integrino fedelmente possibilità e necessità di rinnovamento (conversione permanente)  per accogliere l’Oggi di Dio (4, 65, 66) e vivere  la vita spirituale e apostolica dehoniana nel nuovo “paesaggio” teologico in cui assumano il loro senso parole e concetti come unione, oblazioneabbandono, riparazione, adorazione, ministeri e, soprattutto, il riferimento e la devozione al Cuore di Gesù Cristo; circa la “sensibilità” dehoniana al peccato, la sua importanza riguarda la fondazione della Congregazione e la caratteristica “riparatrice”,  essendone stata una delle prime e profonde motivazioni, il legame fra vita religiosa SCJ vissuto da Dehon, devozione riparatrice al Cuore di Cristo, azione e pastorale sociale. In essa l’Istituto ha origine, scopre natura, grazia, missione: “carisma profetico” dice il n. 27 delle Costituzioni [21];

*in riferimento a Cuore trafitto e altre espressione delle Costituzioni, se non è la devozione al Cuore di Cristo a essere espressamente considerata, si è comunque di fronte a una prospettiva in cui la rivelazione del Cuore ha posto e significato; rilevante[22]  quanto segue: dal «“Sacro Cuore” di Paray-le-Monial, al “Crocifisso dal Costato aperto” vi è molto più di una semplice sostituzione d’immagine […]. Questo “rinnovamento adattato” è avvenuto per un invito della Chiesa. Dottrinalmente e spiritualmente è una specie di “conversione”, ritorno alle fonti della devozione … del modo di concepirla e praticarla… in comunione con il pensiero e la vita della Chiesa, nella linea dell’enciclica Haurietis Aquas e dell’importante sviluppo teologico, spirituale e pastorale che l’ha preceduta e seguita…”  che le antiche Costituzioni non avevano potuto tenere in conto.

Non si può non cogliere in esse la fedeltà profonda – sia pure non con l’aspetto e le forme della devozione intesa dai manuali – con la natura e il significato profondo della devozione di Paray-le-Monial, che fra le diverse forme di devozione al Cuore di Gesù  rimanda al fatto e al mistero del Costato aperto (cfr. Gv19,31-37), nonché  per la sua tipica prospettiva riparatrice[23];

*circa la linea della tradizione spirituale e mistica della devozione al Sacro Cuore: la “penetrazione” nel Cuore di Gesù, più familiare a Dehon, è sempre presente e supposta nelle nuove Costituzioni che parlano di “unione intima al Cuore di Cristo” (n. 4), l’“adesione a Cristo che viene dall’intimità del cuore” (n. 5), “unione a Cristo nel suo amore per il Padre e per gli uomini” (n. 17), “comunione con Cristo” (n. 22), “’intimità del Signore” (n. 28): aggiungiamo che così Dehon intendeva e meditava il “Videbunt in quem transfixerunt”, “Volgeranno lo sguardo al di dentro di colui che hanno trafitto” [24].

Contemplando il Cuore trafitto, i dehoniani vedono la manifestazione suprema dell’amore del Padre, nel dono di obbedienza e oblazione del Figlio “Usque in finem” (Jo 13,1,  “… ut adimpleretur Scriptura” (Jo 19,36);  mistero del peccato nell’Agnello immolato: “… in quem transfixerunt” (Jo 19, 37);  appello alla testimonianza: “… ut et vos credatis” (Jo 19,35).

Queste le grandi linee di contemplazione del mistero del “Costato aperto”, che  confermano quelle dell’esperienza di fede di Dehon, per il quale è il “mistero dei misteri” […] fondamento di tutti gli altri,  punto della loro concordanza, rivelazione del loro significato, mistero attraverso il quale e a partire dal quale si è invitati a contemplare tutti gli altri, e via dehoniana per accostarsi alla Persona e al mistero di Cristo[25]

Quanto all’ oblazione intesa come  “carisma”, che abilita a una missione nella Chiesa, può essere definita come  “carisma profetico” (n. 27) in quanto unione all’oblazione redentrice e riparatrice di Cristo[26] . Nelle nuove Costituzioni, si può verificare l’espressione dell’unione all’amore e all’oblazione del Cuore di Gesù[27]: secondo  l’intenzione originale di Dehon che è “la caratteristica propria dell’Istituto” (n. 6) e questa unione “all’oblazione riparatrice di Cristo al Padre per gli uomini” è “il servizio” che l’Istituto “è chiamato a rendere alla Chiesa” (ivi);  così una giusta comprensione della natura dell’ “oblazione” è indispensabile per un apprezzamento giusto della “devozione al Cuore di Gesù” secondo Dehon nonché di ciò che  le nuove Costituzioni chiamano: “nostro carisma profetico… al servizio della missione salvifica del Popolo di Dio nel mondo d’oggi” (n. 27)[28].

Il n. 24 delle Costituzioni, citando  Colossesi 1,24  indica che il riferimento  al Costato aperto e la devozione al Cuore di Gesù secondo Paray-le-Monial vanno compresi secondo le esigenze dell’oblazione- immolazione. Nelle Costituzioni la presentazione, della “devozione al Cuore di Gesù” e dell’oblazione ,in quanto unione a quella filiale di Cristo preserva dal rischio  del sentimentalismo e l’espressione  “riparazione d’amore” trova il suo valore teologale nel movimento stesso dell’amore di Cristo[29].

Concludo questa ripresa di testi intesa a smentire l’ipotesi di iconoclasmo  nelle Costituzioni, col dire che mette conto ribadire che quella di Paray-le-Monial, fra le varie forme di devozione al Sacro Cuore, stante il rilievo dato alla riparazione, ha orientato la devozione all’esterno, all’apostolato[30].

Le Costituzioni presentano la riparazione nella linea di una  fedeltà dinamica e la contemplazione del Cuore di Cristo nel mistero del Costato aperto quale fonte ispiratrice di una riparazione che si inserisce nel “movimento dell’amore redentore” (n. 21), di un apostolato che è riparazione, di una riparazione che è profetica e apostolica. Così, l’espressione siamo chiamati «a vivere la nostra vocazione riparatrice, come lo stimolo del nostro apostolato» (n. 23) va intesa correttamente perché la riparazione, non è solo “l’anima del nostro apostolato”,  è essa stessa apostolato tramite la “testimonianza profetica”.  A motivo della finalità e del carisma profetico di riparazione, l’Opera  è e deve essere riconosciuta come Istituto religioso apostolico.

Circa la riparazione, i nn. 23-24 delle Costituzioni ne sintetizzano modalità e manifestazioni, mentre il tema della sofferenza riparatrice ha la sua importanza nella tradizione spirituale soprattutto in quella della devozione al Cuore di Cristo e in quella della Congregazione in cui i temi dell’immolazione e dello spirito di vittima non si esauriscono, ma trovano un’applicazione speciale[31].

A mo’ di conclusione

Nel Mémoire del suo master Minh Nhat Nguyen  EUF[32]  mette in luce che negli scritti di Dehon ricorrono espressioni quali regno del Cuore di Gesù, regno del Sacro Cuore, regno sociale di Gesù (o Gesù Cristo), regno sociale del Sacro Cuore, regno sociale del Cuore di Gesù,  Regno del Sacro Cuore nelle anime e nelle società che rimandano alla intenzionalità da cui nasce la sua iniziativa di Fondatore. Minh Nhat Nguyen, tra le tante altre cose proprie della peculiarità del suo lavoro, si interroga sull’origine di tali espressioni, se e quanto precedano quella di Dehon evidenziata, quali dipendenze e connessioni abbiano tra loro, se Dehon usò la “propria” per primo o fece sintesi di quelle altrui… La verifica serve a chiarire il legame dialettico ed equilibrato tra regno del Cuore di Gesù nelle anime e regno del Cuore di Gesù nelle società che, con lui, innova anche la devozione (iconoclastia  positiva? evoluzione di un concetto, aggiornamento, che altro?).

Il secolo del Sacro Cuore (1800), con le tante fondazioni rifacentisi a quella spiritualità, vide così lo stesso Dehon, in atteggiamento iconoclasta,  pardon innovatore della devozione[33], fare sintesi tra dati della devozione del tempo andato, elementi dell’oggi segnato dalla modernità per Stati, Chiesa, singoli. La giustificazione delle espressioni sul Regno del Sacro Cuore nei suoi scritti, dice evoluzione in atto dal punto di vista storico, mistico, devozionale e sociale del culto del Sacro Cuore[34] ma, anche che se gli autori/propagatori delle espressioni  ricordate non ebbero sempre la stessa concezione sulla dimensione sociale del “regno”, ebbero però il fine comune di lavorare per la sua necessità e urgenza. La devozione  al Sacro Cuore, infatti,  si pensava giovasse anche a risolvere i problemi sociali dell’epoca grazie alla nozione di Regno sociale del Sacro Cuore, diversamente da una devozione/spiritualità del Cuore di Gesù che in quel tempo non si era aperta quasi alla realtà politica e sociale della modernità, isolandosi spesso nella nostalgia della cristianità, concentrandosi su una vita interiore claustrale, intimista e pessimista. Dehon concorse all’adattamento della Chiesa alla modernità tramite il concetto di democrazia cristiana e, poi, con la dottrina sociale, consapevole di adempiere così la duplice missione dell’azione sociale cattolica  e del regno del Sacro Cuore.

In tutto ciò che scrisse e visse la devozione al Sacro Cuore di Gesù lo segnò profondamente[35]: scriveva nel suo diario «per me è il solo cammino che mi permette di procedere fermamente… è la mia via. È la mia vocazione»[36]. L’incontro con il Cuore di Cristo ne aveva fatto  un vero contemplativo e, nell’azione apostolica e sociale, gli permise di realizzare quella “unità di vita” che il Vaticano II indicò poi come il principale problema da risolvere  per un servizio cristiano al mondo.[37]

Così la nozione  di “regno sociale del Sacro Cuore” riassume, agli occhi di Dehon, il rovesciamento da attuare perché l’uomo moderno possa comprendere il messaggio cristiano. Quanto a dire che la spiritualità del Cuore di Gesù  deve ridiventare stimolo missionario per la Chiesa, restando fermento di armonia ed equilibrio sociale[38], in quanto via di amore che conduce all’unione con Cristo, via mistica  base e  fondamento  di ogni apostolato, condizione della missione di evangelizzazione e impegno sociale perché la giustizia e la carità del Vangelo possano regnare e radicarsi in una società secolarizzata.

Così, l’esigenza di impegno sociale permette di definire l’identità dehoniana nel pensiero del Fondatore e dà alla spiritualità del Cuore di Gesù una vitalità che impegna i dehoniani a trasformarsi in “ostie viventi”, in unione a Cristo per attingere le energie richiese dagli impegni apostolici e risplendere la loro autentica spiritualità da cui scaturisce  lo zelo infaticabile  per andare incontro  ai bisogni più urgenti degli uomini[39], senza dire che, se contano scritti e parole di Dehon, ancor più conta ciò che ha vissuto con il suo carisma.  Tanto, anche per  non lasciare cadere l’apprezzabile richiamo della necessità odierna di innestare la devozione su concreti segni, comprensibili agli uomini e donne del nostro tempo, presente nello scritto di Neri.

*Aggiungo a questo punto di avere sempre ritenuto, se non un problema, comunque una singolarità delle Costituzioni 85 un dato della loro genesi i cui passaggi sono spiegati da Bourgeois ai numeri 23 – 40 del testo  ricordato[40] qui sotto sintetizzato. In varie occasioni, quando diressi il Centro Studi di Roma, presentando nelle riunioni di verifica semestrale al Consiglio generale i lavori di decriptazione e digitalizzazione dei manoscritti di Dehon[41],  nonché la quelli per la pubblicazione [42] sul sito dei documenti informatizzati, ho sempre detto strano e singolare, sotto il profilo metodologico, il  modo di procedere del Centro studi nel passato. Apprezzati riordino archivistico, studi, ricerche, biografie e pubblicazioni di approfondimento, mi restava incomprensibile che molti lavori fossero stati compiuti prima che gli scritti originali di Dehon fossero divenuti disponibili a chi in quei lavori si impegnava, sia soprattutto che ciò fosse avvenuto con la stesura delle nuove Costituzioni.

Parlandone con A. Perroux l’ultima volta che fu al Centro Studi per la sistemazione di un suo scritto[43] e altre collaborazioni relative a una preziosa catalogazione che si era fotocopiata direttamente in Francia perché fosse presente anche a Roma, ne ebbi conferma. In seguito tornai sulla cosa in uno scambio domenicale di mail motivato dalla divulgazione  di una ricerca informatica di J.J. Arnaiz Ecker sull’assenza del termine misericordia nelle Costituzioni. Più di recente ne scrissi ad Artur Sanecki, in occasione del sondaggio del G.G. in materia di incidenza della Regola di Vita tra i singoli e le Entità.

Poco conta cosa io abbia detto in merito a quel sondaggio e alla mia opinione circa  il bisogno di conoscenza approfondita delle Costituzioni, prima ancora che impegnarsi in …circumnavigazioni tangenziali quali quelle in cui talora si incappa leggendo qua e là e persino sul sito ufficiale della Congregazione. Devo comunque dire che, tralasciando le biografie, dalle storiche e più anziane alla più recente di  Neuhold[44], tralasciati anche vari studi rispettabili su Dehon (e.g. di Perroux,  Ledure e vari altri del passato su la spiritualità, la storia e l’Opera in Dehoniana e Studia Dehoniana), se penso alla, ora in divulgazione, “lettura” di Bourgeois sulle Costituzioni, agli studi dello stesso e di Manzoni sul Direttorio Spirituale[45], non credo si pecchi di pessimismo dicendo che sono poco frequentati e, invece, soprattutto ora, potrebbero  esserlo, grazie alle traduzioni del Centro Studi.

Il fatto è che, spesso, ripiegando su Blog et similia, molti “approfondiscono” a partire da derive di autori volenterosi che, talora, costringono a chiedersi se si stia parlando di Dehon e del suo pensiero/sentire o piuttosto di quello che quegli autori, hanno concluso egli possa/debba avere detto/scritto/codificato. Diversi che scrivono o parlano di Dehon e della RV  ignorano, per esempio, le annotazioni di Bourgeois da noi saccheggiate qui ad usum delphini, ma è cosa appena detta.

Nelle giovani Province,  dove non mancano confratelli autori di studi e ricerche di storia, spiritualità, teologia, minori sono le frequentazioni dei contesti dehoniani a livello storico e di analisi dei nostri testi. La mia esperienza in occasione di Corsi per formatori e presentazioni di dehondocs in varie occasioni romane conferma che, per potere incidere, la Regola di vita  deve essere conosciuta nella sua sostanza e nella sua storia, lasciando altre azzardate incursioni a ristretti cenacoli di cultori del metapensiero dehoniano che assomigliano da vicino a quanti resero celebri i contesti della scolastica minore impegnati a disquisire su il De sexu angelorum, il De foraminibus o, come è accaduto durante il lockdown sul De stupiditate. Servirebbe approfondire la conoscenza di scritti e vissuto di Dehon e quella della  RV, in rapporto alla vita quotidiana, senza  fare ciò che a suo tempo si fece ignorando la morale ma impegnandosi nella metaetica che fa chic.

Quanto alle Costituzioni, senza addentrarsi in questioni iconoclaste, in rapporto all’ impegnativo oggi di Dio a me pare possa risultare ancora  mancante l’uno o l’altro elemento del sentire dehoniano come  pure l’adattamento di altri elementi alla nostra quotidianità, cosa alla quale fa cenno anche Neri, più o meno espressamente, quando suggerisce di declinare “sia sincronicamente sia diacronicamente: il corrispondere all’esperienza fondativa” nella comunanza del sentire della fede come contemporaneità alla scena biblica originaria e alla storia umana in cui essa è immersa. A suo tempo, uno scambio epistolare con chi  subentrava nella direzione del Centro Studi, motivato da un’intervista con A. Perroux e altre riflessioni preparatorie a un incontro romano della Commissione Teologica Europea, da una notizia apparsa sull’allora sito dehon.it  circa l’a assenza  del termine misericordia  e il provocatorio interrogativo “Manca qualcosa nella nostra Regola?” aveva portato a muovere dall’interrogativo che S. Tertünte poneva a sé e ai lettori : “Non sappiamo perché il tema della misericordia di Dio abbia ricevuto così poca attenzione nella Congregazione” almeno a livello di RV, perché in realtà, l’avvenuta digitalizzazione/informatizzazione della maggior parte degli scritti di Dehon ha permesso di verificare che il termine “misericordia” ha una ricorrenza alta: 731 volte, reggendo bene il confronto con altri termini frequentati da Dehon (carità riparazione, sacrificio, oblazione.).

Dunque si può e deve dire che  per quanto il Fondatore sia stato molto attento alla “misericordia” – i suoi scritti lo dimostrano – il tema è invece assente in RV. Da fonte certa[46] emerse che la lacuna risaliva alla mancata conoscenza degli scritti del Fondatore, da parte… degli estensori di quella.

Nel mio scambio con S. Tertünte[47] richiamavamo un passaggio di un’ intervista ad  A.. Perroux, uno dei maggiori esperti sugli scritti di p. Dehon che attribuiva la mancanza di certi riferimenti nella  RV  ad una mancanza di conoscenza degli scritti del Fondatore, da parte degli estensori della Regola di Vita.  Dehon doveva essere ancora pienamente letto e scoperto. Questo è stato il compito che si è data la Congregazione, a partire dal Concilio Vaticano II”.

Devo avere sorriso di fronte alla singolarità della cosa. Avevo ritenuto sino a quel giorno se non  di essere di fronte ai… “padri redattori” della stessa, almeno di fronte al prodotto di meritevoli redattori. Da quel momento mi ha accompagnato la sensazione della situazione singolare in cui si elabora la RV non avendo «ancora pienamente letto  e scoperto» il Fondatore nei suoi scritti… [48]

Per questo, apprezzando il lavoro fatto  per  le Costituzioni, resto dell’idea che vi sia  ancora qualche cosa da recuperare in fedeltà con il sentire di Dehon.

È allora il caso di vedere se ancora non vi sia qualcosa da recuperare nel sentire di Dehon e, senza scomodare  gli idola del Filosofo, tenere buona la pars destruens per pregiudizi, precomprensioni, singolari convinzioni, tra cui la più problematica che attribuisce al Fondatore il frutto di proprie precomprensioni, deduzioni, circonvoluzioni mentali[49], prendendo le distanze da una conoscenza mediata da “esperti” che, messi alle strette, potrebbero giustificarsi con la non conoscenza dei testi. Se, infatti, «A. Perroux riconosce che nel momento della prima stesura delle Costituzioni lui (e quindi secondo lui nessun altro) non conosceva molto di Dehon» [50],  è da dare ragione a Bourgeois quando afferma che per noi una buona teologia sia dell’amore sia del peccato è fondamentale – senza questo anche la misericordia rimane oggi senza fondamento o rischia di riportarci a luoghi teologici che speravamo superati. Con questo qualche altro oggetto dehoniano rimasto tra le righe e non comparso nella RV, mentre sono comparsi altri  più a mente in quel tempo agli estensori per le più facilmente intuibili contingenze storiche o cronachistiche che dir si voglia,

Forse sarebbe utile se il Centro Studi avesse modo, a partire dal caso della “misericordia ignorata”,  di mettere in conto di individuare dell’altro… Si tratta di sensibilità relativa alla fondazione e alle caratteristiche della Congregazione in quanto riparatrice, cioè una delle motivazioni primordiali e profonde della fondazione dell’Istituto, il legame vissuto da p. Dehon fra vita religiosa SCJ, devozione riparatrice al Cuore di Cristo, azione e pastorale sociale…

Quello di A. Bourgeois è un auspicio e un lascito da non trascurare: «È necessario uno studio su questo argomento, non per semplice curiosità storica o psicologica o in appoggio di tale o talaltra prospettiva spirituale, apostolica, sociologica; ma per una conoscenza più autentica di questa esperienza, nella quale l’Istituto trova la sua origine, scopre la sua natura, la sua grazia, la sua missione nella Chiesa, il suo “carisma profetico”, come afferma il n. 27 delle nuove Costituzioni»[51].


[1] M. Neri, Giustizia della misericordia. Europa, cristianesimo e spiritualità Dehoniana, EDB 2016.

[2] S. Zamboni – Osservazioni su Giustizia della misericordia di M. Neri – EH2019-04-IT –  Dehoniana 2019/1, 35-40.

[3] Così le definisce Zamboni, ma a me non paiono.

[4] Dehoniani.org – 5 luglio 2021 – APPROFONDIMENTI, CENTRO STUDI DEHONIANI –  “Sacro Cuore e Costituzioni dehoniane”, Marcello Neri, da Settimananews.

[5] Cfr. Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, Direttorio su pietà  popolare e Liturgia. Principi e orientamenti, pp. 10s. Decreto LEV 2002, al luogo indicato si fa cenno “ai nessi  che intercorrono tra Liturgia e Pietà popolare, richiamando i principi, che guidano tale relazione e dando orientamenti al fine di una loro fruttuosa attuazione  nelle Chiese particolari secondo la peculiare tradizione di ciascuna”.

[6]Cfr. A. Bourgeois, Presentazione a puntate della “Guida di lettura” delle Costituzioni, scritta da p. Albert Bourgeois.., n.51    A questo scopo e a titolo di documento, oltre che di riferimento, il Capitolo generale XVII richiedeva che fossero riprodotti, come annessi alle nuove Costituzioni, i primi due capitoli delle vecchie Costituzioni: quelle latine del 1902-1956, sostanzialmente fedeli, secondo p. Dehon, alle Costituzioni francesi del 1881-1885. Questi due capitoli erano considerati da Padre Fondatore come la carta fondamentale della Congregazione. – in dehoniani.org .

[7] Presumo che l’uso di iconoclasmo vada inteso in senso funzionale alla tesi che soggiace alle considerazioni di Neri, non del tutto in senso letterale e storico.

[8] Cfr. A. Bourgeois, cit. nn.62, 95, 118

[9]Cfr. A. Bourgeois, cit. n. 200.

[10] Cfr. n. 18; cfr. nn. 4, 6, 17, 18, 22, 23, 24, 26, 35).

[11] Cfr. A. Bourgeois, cit. n. 234.

[12] Cfr. A. Bourgeois, cit. n. 301.

[13] Cfr. A. Bourgeois, cit. nn. 302 , 317,322.

[14] Prot. 5. 13 – 1/80 Sacra Congregatio pro Religiosis et Institutis Secularibus.

[15] «La Congregazione… attinge nel Cuore di Cristo lo spirito di amore e  riparazione che informa il loro apostolato missionario e sociale  in conformità con le norme del  Vaticano II essa ha elaborato il nuovo testo delle Costituzioni”.

[16] Cit., cfr, pp. 140-144.

[17] Il termine è qui inteso in senso filosofico come nell’ermeneutica contemporanea, cioè come fase conoscitiva preliminare corrispondente a una conoscenza incerta e approssimativa, fortemente condizionata da cultura ed esperienze personali del soggetto.

[18] Vedi, ai nn. 62, 95,118, 125, 139,  183, 185, 189, 196-199, 200-210, 234, 252, 278 301, 302, 317 322… Nelle riprese dei testi in sintesi il/i numero/i tra  parentesi quadre e in neretto indica/no, rimanda/no alla numerazione  del testo di A. Bourgeois. Va da sé che la ricerca potrebbe essere fatta in riferimento a altri termini delle Costituzioni tipici del sentire, e sulla parte del testo non ancora uscita. Nel testo che si riprende la numerazione in neretto rimanda a quella marginale dell’originale.

[19]Il termine è inteso come nel  linguaggio giuridico e giornalistico, cioè condizione di separatezza e indipendenza nei confronti delle due parti in causa o delle due tesi in campo.

[20] cfr. Doc. VII, nn. 2-8.

[21] Cfr. A Bourgeois, cit.  125.

[22] Ripreso integralmente, chiarifica il dato nuove  Costituzioni e imputazione di iconoclasmo.

[23] Cfr. A Bourgeois, cit. 185, 189.

[24] Cfr. Année avec le S.-C., I, p. 363.

[25] Cfr. A Bourgeois, cit. 196,  197, 198,199.

[26] Cfr. A Bourgeois, cit. 210.

[27] Cfr. nn. 4, 6, 17, 18, 22, 23, 24, 26, 35.

[28] Cfr. A Bourgeois, cit. 234.

[29] Cfr. A Bourgeois, cit  252; 301, 302.

[30] A differenza della devozione di tipo berulliano, più contemplativo, dottrinale e mistico …

[31] Cfr. A Bourgeois, cit. 317 e 322.

[32] Université de Lorraine – u.f.r. Sciences Humaines et Arts – Centre autonome d’enseignement et de pédagogie religieuse – Master – Mention Théologie, Anthropologie et Philosophie – Spécialité Théologie et Spiritualité – Le règne social du Sacré-Coeur : La visée mystique et l’engagement sociétal chezL. Ddehon – Mémoire présenté par Minh Nhat Nguyen – sous la direction de second lecteur – Marie-Anne Vannier Yves Ledure, Septembre 2016. Si ispirano a questo testo le considerazioni che seguono.

[33] Non sfuggano le sfumature :*Devozione indica adesione agli aspetti spirituali e formali del culto o delle pratiche religiose in genere (e.g. d. per l’Addolorata, s. Antonio, S. Cuore…).

*Spiritualità dice sensibilità e adesione a valori spirituali in genere o peculiarmente connotati in  riferimento all’insieme degli elementi che caratterizzano i modi di vivere e sperimentare realtà spirituali, sia con riguardo a forme di vita religiosa, sia con riferimento a movimenti filosofici, letterari e simili.

[34] Si colga pure un riferimento cordialmente polemico alla opinabile conclusione ricordata  all’inizio circa l’iconoclasmo devozionale delle Costituzioni e  il romanticismo, talvolta un po’ melenso del vocabolario spirituale di Dehon.

[35] Cfr. Y- LEDURE, Pensée sociale et projet fondateur, op. cit., p. 337.

[36]  L. DEHON, NQ, 19, p. 69.

[37]  Cf. PO 14.

[38]  Cf. Yves LEDURE, « Spiritualité du Coeur de Jésus et Anthropologie », in : La spiritualité du Coeur du

Christ, Une dynamique de vie face aux défis de demain, Ed. Filles de la Charité du Sacré-Coeur de Jésus,

Dourgne, 1996. pp. 98-99.

[39]  Cfr. “Discours du pape Paul VI aux religieux de la Congrégation des Prêtres du Sacré-Coeur

(22/5/1978)”.

[40] «Senza rifarne la storia particolareggiata,  non è inutile, per una buona comprensione del testo stesso, conoscerne le principali fasi di elaborazione. L’“Introduzione” dell’edizione definitiva del 1980 dal titolo: “Una rinnovazione adattata”, richiama molto brevemente alcuni dati (cf. pp. V-XV). Per un’informazione più completa si possono consultare gli “atti” dei Capitoli e delle Conferenze generali (Documenta VII-XI, specialmente il discorso d’apertura della seconda Conferenza generale, cf. Doc. X, pp. 14-20) [… ]. Rileviamo anzitutto che questa “revisione” o piuttosto questo “rifacimento” […]  non fu opera di un’iniziativa personale e dell’azione di un gruppo più o meno avanzato, preso dalla smania di cambiare […] fu una risposta all’appello della Chiesa, come nel 1902 e nel 1923, ma in un senso molto più ampio, secondo gli orientamenti conciliari e la richiesta di aggiornamento.  […] 12 anni di riflessione, tre Capitoli generali […], con una grande inchiesta[…] cfr. STD 1, due Conferenze generali (1969 e 1976), numerose riunioni, sessioni e varie pubblicazioni…».

Un cammino a tappe, senza  confusione, ma anche senza un piano prestabilito. Non v’era infatti, come nel 1902 o nel 1923, uno schema di base fornito dalla Santa Sede, ma orientamenti e indicazioni generali su contenuto e genere del documento, mezzi e  termini di realizzazione, ma non un modello. Ogni momento è stato così vissuto, ogni tappa è stata percorsa, se non per se stessa, almeno secondo la situazione psicologica, sociale, spirituale ed ecclesiale del momento […]. Con qualche incidente, un testo fu steso e approvato a larga maggioranza. La Regola di Vita fu, in genere, bene accolta dall’insieme della Congregazione. Il XVII Capitolo generale (1979) si svolse in un clima relativamente sereno, riflesso di una certa stabilizzazione e maturazione  nelle province. Si sente e si esprime il bisogno di nuovo slancio per un profondo rinnovamento,  una vita religiosa, spirituale e apostolica sostenuta dalla “formazione permanente”.

La revisione della “Regola di vita” del 1973 tende a una “dehonizzazione” più esplicita e profonda, in conformità all’insieme degli emendamenti o integrazioni richiesti dai Capitoli provinciali, sia sul piano generale, sia nei particolari. La parola d’ordine è di “far fruttificare il carisma di Dehon secondo le esigenze della Chiesa e del mondo».

[41] Lettere, diario e note esclusi.

[42] Cfr. www.dehondocs.org – Un «progetto visionario» che cresce, Aimone Gelardi SCJ, Bologna, – Revue suisse d’histoire religieuse et culturelle, 2017, pp. 491 ss.

[43] A. Perroux, Le témoignage d’une vie. Le Père Jean-Léon Dehon (1843-1925) . Fondateur de la Congrégation des Prêtres du Sacré- de Jésus (Saint Quentin), STD 59/2015. Nell’Archivio informatico  del CGS è conservata la nota redazionale allo stesso visionata in quella occasione.

[44] Mission und Kirche, Geld und Nation: Vier perspektiven auf Léon  G. Dehon Gründer  der Herz-Jesu-Priester

[45] Cfr. Spiritualità del Direttorio. Osservazioni e note di p. A. Bourgeois, in L. Dehon, Direttorio Spirituale 3° ed. italiana, MI 1983 pp. 273 ss.

[46] Il riferimento è ad A. Perroux.

[47] Risalente al dicembre 2014.

[48] … siamo in buona compagnia in proposito, ecco quanto si legge  in Bourgeois, cit.  109  “Nessun lavoro d’insieme approfondito esiste ancora sull’esperienza spirituale di p. Dehon. Certamente degli elementi si possono trovare nelle varie biografie, in diversi articoli e monografie. Ma un contatto diretto con le fonti è sempre più suggestivo.

[49] Ho apprezzato le considerazioni di S. Zamboni nella monografia di “Dehoniana” a proposito del libro di A. Neri, Cfr. S. Zamboni – Osservazioni su Giustizia della misericordia di M. Neri – EH2019-04-IT –  Dehoniana 2019/1, 35-40.

[50]Tertünte, e mail di  domenica 14 dicembre 2014 15.12 a me stesso.

[51] A Bourgeois, cit  125.

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