Covid-19 in Sudafrica: come si adatta la Casa Internazionale di Formazione a Pietermaritzburg
Il Sudafrica è il paese africano più colpito dalla pandemia di Covid-19, con il record ufficiale di 693.359 casi di infezione e più di 18.000 morti.
La pandemia del Coronavirus (Covid-19), segnalata per la prima volta a Wuhan, in Cina, si è diffusa in Sudafrica il 5 marzo 2020. Per contenere la diffusione del virus, il 15 marzo il presidente del Paese, Cyril Ramaphosa, ha dichiarato lo stato di calamità nazionale, annunciando una serie di misure, come il lockdown, che avrà un grande impatto sul tessuto sociale economica e religioso del paese. Nonostante le numerose misure adottate nella lotta contro questo invisibile nemico comune, il Sudafrica ha raggiunto il numero più alto di casi confermati e di decessi che lo hanno reso il Paese più colpito del continente. È quindi al centro di questa situazione che la Casa internazionale di formazione internazionale dehoniana vive la spiritualità e il carisma della Congregazione sin dallo scatenarsi della pandemia.
Vorrei sottolineare che di fronte a questa situazione senza precedenti, la comunità composta da 33 religiosi (29 studenti e 4 sacerdoti) è stata inizialmente dominata da un sentimento di paura, paura dell’ignoto e del futuro. Poi, ci siamo resi conto di quanto fosse importante per noi essere portatori di speranza in una società divorata dalla paura, abbassarsi di fronte alla magnificenza di Dio, principio unico al mondo, e affrontare questa situazione nella fede. È in questo spirito che, sul piano spirituale, abbiamo continuato a celebrare l’Eucaristia ogni giorno in comunione con i nostri fratelli e le nostre sorelle che non potevano partecipare nelle parrocchie. Siamo stati altrettanto fedeli nell’avere le nostre pratiche quotidiane di adorazione e nel dire una preghiera speciale a Maria durante questo tempo del Coronavirus. Per quanto riguarda l’ambito sociale, la comunità ha manifestato l’amore di Cristo per i poveri condividendo con loro il frutto dei nostri sforzi quaresimali. Per quanto riguarda l’ambito accademico, abbiamo seguito l’apprendimento e l’insegnamento online, facendo un buon uso dei social media. Allo stesso modo, anche se sulla dimensione pastorale, abbiamo deciso di interrompere qualsiasi attività pastorale fisica, abbiamo potuto assistere un paio di persone bisognose attraverso i social media.
A livello di comunità, abbiamo tenuto insieme le nostre diverse attività come di consueto, ma nel più rigoroso rispetto delle norme di restrizione imposte dal governo. Inoltre, ciò ha rappresentato un’opportunità per rafforzare la nostra fraternità e aiutarci reciprocamente ad affrontare questa situazione con coraggio, speranza e fede. Questo senso di fraternità è stato reso più visibile, per esempio, quando tre componenti della comunità hanno perso i loro padri biologici. Questi nostri fratelli in lutto sono stati aiutati e confortati dal resto della comunità, rispecchiando così la ricchezza della vita comunitaria e dell’essere dehoniani.
In poche parole, tutti gli sforzi della comunità durante questo periodo di prova sono stati compiuti nello spirito di Sint Unum attraverso il sostegno e l’incoraggiamento quotidiano l’uno all’altro in uno stato d’animo gioioso.