La Repubblica Democratica del Congo è in guerra. Da circa tre decenni, la parte orientale del Paese soffre sotto il peso di scontri ripetuti. Non passa giorno senza che, a causa della guerra, muoiano non uno ma diversi uomini e donne.
La Repubblica Democratica del Congo è in guerra. Tutti lo sanno. Da circa tre decenni, la parte orientale del Paese soffre sotto il peso di scontri ripetuti. Molti ci sono nati e molti ci sono cresciuti. Molti altri vi sono morti. Il Nord Kivu è così diventato il simbolo della negazione della vita, un ospedale a cielo aperto. Non passa giorno senza che, a causa della guerra, muoiano non uno ma diversi uomini e donne.
Negli ultimi anni la situazione è andata di male in peggio. Dal 2013 i terroristi dell’ADF-NALU (soldati dell’ex presidente ugandese Idi Amin Dada, diventati ribelli quando Yoweri Museveni è salito al potere) commettono atrocità rapendo e decapitando chiunque trovino sul loro cammino nel territorio di Beni.
Dal 2021 la zona meridionale della provincia del Nord Kivu ha visto la ricomparsa del Movimento del 23 marzo, una ribellione che era stata sconfitta nel 2013. Da allora, questo Movimento è ritornato con una certa violenza e tutti ormai non hanno dubbi sul fatto che si tratta di un ausiliario ruandese per attaccare il Congo e saccheggiare sistematicamente questa regione, ricca di “minerali strategici” nell’era della rivoluzione industriale e tecnologica. Il sangue dei congolesi è il prezzo da pagare per i nostri computer portatili, smartphone, auto elettriche, e così via.
Dal 2021, il Movimento del 23 marzo sta guadagnando terreno contro l’esercito congolese, che combatte sotto lo sguardo impotente delle forze ONU. I giovani stessi si sono organizzati in forze di autodifesa chiamate “Wazalendo” (i patrioti), ma possono fare ben poco.
La città di Goma, il capoluogo di provincia, nota per le sue attrazioni turistiche come il vulcano e il maestoso lago Kivu, viene gradualmente soffocata. Tutte le strade che la collegano al resto della provincia sono bloccate. È ormai circondata e ridotta a un campo profughi. Sì, i campi per gli sfollati che sono fuggiti dalle loro case sono ovunque. In questi campi, centinaia di uomini, donne e bambini muoiono di diarrea, fame e altre malattie per mancanza di assistenza. Centinaia di persone muoiono indegnamente ogni settimana.
Come se questa indegnità non bastasse, venerdì 3 maggio 2024, uno di questi campi a ovest della città è stato preso di mira da esplosivi e granate. Quindici persone sono state uccise e molte ferite nei bombardamenti.
Le immagini sono insopportabili: corpi dilaniati, teste saltate, donne che piangono quando la morte viene a visitare le loro famiglie. Tutto questo è inaccettabile!
Come si può uccidere senza alcuna pietà persone già devastate? E come sempre il mondo tace, i politici non fanno nulla. Eppure questa guerra deve finire. È troppo. Il mondo deve finalmente agire per salvare l’umanità in peri
SettimanaNews è una piattaforma online che offre una informazione religiosa nel contesto del confronto culturale e storico-civile. Essa eredita la rivista cartacea Settimana (1946-2015) che si è distinta per la sua attenzione pastorale.
La proprietà del sito è della Provincia religiosa Italia Settentrionale dei dehoniani.