Nel giorno di un compleanno non si parla di denaro? E perché no – tanto più che è un altro esempio per rendersi conto che Léon Dehon ha davvero e letteralmente investito tutto nelle sue opere e soprattutto nella Congregazione da lui fondata. Quando, nel 1883, gli Oblati del Sacro Cuore sono sciolti dal Vaticano – episodio nella tradizione dehoniana ricordato come “Consummatum est” – il vescovo della diocesi di Soissons, Mgr Thibaudier, si rivolge al Sant’Ufficio e parla del “successo, l’esistenza di un collegio, fondato da M. Dehon nel 1877, assumendo egli i rischi e pericoli finanziari, un collegio che conta oggi quasi 300 allievi. Il vescovo, per mancanza di risorse pecuniarie, si limita a offrire ciò che è possibile… La diocesi non ha mai avuto un tale istituto di educazione cristiana per i giovani destinati alla vita laicale. M. Dehon dispone di un patrimonio di circa 300.000 franchi, in gran parte investito in questa opera” (Mgr Thibaudier al Sant’Ufficio, 1884). In altre parole: senza le possibilità finanziarie di Dehon il collegio San Giovanni non può esistere. Poco dopo, e a prima vista a sorpresa, il Vaticano permette la ‘risurrezione’ della Congregazione con un nuovo nome e come istituto diocesano…
Il patronato San Giuseppe, dedicato a giovani operai, il collegio San Giovanni, la casa “Sacro Cuore” a Saint-Quentin, ecc. – anche economicamente parlando la Congregazione partiva da zero. Terreni, edifici, mobili dovevano essere acquistati o affittati. Solo con il trascorrere degli anni una rete di benefattori, i patrimoni di altri confratelli e altre fonti contribuivano al finanziamento della Congregazione. Nei primi decenni però è soprattutto Léon Dehon stesso – e la sua famiglia – che pone le fondamenta della Congregazione anche in chiave economica. Questo accade non senza creare conflitti con gli stessi familiari: “Ho dovuto vendere la mia proprietà di la Haie Maubecque a mio fratello per fare soldi. M. Lecot ritorna sul suo impegno e mi obbliga a pagargli il giardino della casa Sacro Cuore. In cambio gli ho dato un terreno che mio padre estimava a 72.000 FR – per questo mio fratello mi ha fatto duri rimproveri – Ricevo una lettera molto dura di mio fratello riguardo la proprietà di Wignehies che ho venduto. Offro questa umiliazione per il regno del Sacro Cuore” (NQT 3/380).
Giuseppe Manzoni, grande biografo di Léon Dehon, calcola che il fondatore dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù nell’arco della sua vita ha investito ca. 800 000 Franchi nelle opere della Congregazione. Secondo l’istituto francese di statistiche e studi economici (INSEE), ai giorni nostri questo corrisponderebbe a ca. 3 milioni di Euro. Questo dice molto dello sfondo economico della famiglia Dehon, sottolineando anche l’importanza economica di p. Dehon per la Congregazione. Allo stesso modo è un’ulteriore testimonianza di come Dehon ha davvero dato tutto – e tutto alla Congregazione, al suo sogno dell’opera del Sacro Cuore.
Verso la fine della sua vita Dehon racconta: “La mia famiglia viene a visitarmi… Spiego loro che le mie opere hanno assorbito tutto il mio avere e che non possono aspettare nessuna eredità importante da parte mia. Mia nipote mi risponde con nobiltà che le mie opere valgono più di una eredità per l’onore della famiglia e per meritare le benedizioni divine” (NQT 44/155, 1923)