P. Antonio Panteghini ex superiore generale racconta i suoi ultimi 30 anni in Camerun: "Sono contento di questi 30 anni passati in Africa. Il Signore mi ha aiutato ad essere utile alla Chiesa con la formazione di molti sacerdoti, e utile alla gente con tanti progetti di sviluppo."
La mia vocazione missionaria è antica. Sono partito da Bienno (BS) il 2 ottobre del 1946 (avevo 11 anni) per essere missionario. Il p. Giacomo Rivetta veniva da Albino, mi aveva trovato in sagrestia una mattina di luglio appena terminato di servire la messa e mi ha chiesto se volevo essere missionario. Non ci avevo mai pensato ma la proposta mi sembrò buona e risposi di sì. A ottobre iniziai il ginnasio ad Albino. L’idea di essere missionario mi ha sostenuto lungo tutto il percorso formativo. Non sono mancate le difficoltà, i dubbi, le paure per un impegno per la vita. Ma il pensiero di essere missionario mi dava la forza di superare tutto.
Dopo l’ordinazione, nel 1963, il mio desiderio era di partire subito per la missione, volevo raggiungere in Mozambico il p. Damiano Bettoni scj, compaesano e cugino, che era partito per la missione a 28 anni, e ha fatto in missione tutta la sua vita. Alla festa della sua prima messa al paese, gli avevo promesso che sarei andato con lui: p. Damiano era il mio modello.
Il mio desiderio fu bloccato dai superiori che mi chiesero invece di essere formatore. Fui mandato a Palagano dove si era aperto un nuovo seminario minore nel 1966. Vi rimasi 6 anni. Nel 1972 fui mandato allo Studentato Teologico di Bologna come superiore e formatore. Anche qui rimasi sei anni. Speravo sempre che sarebbe arrivato anche per me il permesso di partire missionario, invece fui scelto come Provinciale della Provincia Italiana Settentrionale. Nel 1979 andai a Roma come rappresentante della Provincia IS al Capitolo Generale che doveva eleggere il nuovo Superiore Generale della Congregazione. Ancora una volta il mio desiderio di essere missionario fu bloccato perché venni eletto Superiore Generale. Feci due mandati, per 12 anni.
E finalmente nel 1991, finito l’impegno di Roma tornai in Provincia come soldato semplice. Mi presentai al Superiore Provinciale, P. Luciano Tavilla e gli dissi la mia disponibilità a fare quello che lui pensava per me. Con mia sorpresa mi disse “cosa vuoi fare?”. Era la prima volta che lasciavano a me la scelta. “Allora vado missionario”. Avevo già 56 anni ma non ho esitato un secondo a rinverdire il mio vecchio desiderio di essere missionario. Ho fatto sei mesi a Parigi per migliorare il mio francese e per un breve aggiornamento teologico, e poi ho cominciato a preparare il viaggio per lo Zaire, dove avevo scelto di andare. Ma nello Zaire in quel tempo c’era la guerra, gli aeroporti erano chiusi, non si poteva andare. Aspettai qualche mese rimandando continuamente il viaggio. Ma stufo di aspettare contattai il superiore della missione del Camerun domandandogli “se potevo passare qualche mese in Camerun aspettando che si aprissero le frontiere dello Zaire”. Il Superiore Regionale, P. François Siou fu ben contento di accogliermi…. e di incastrarmi.
Proprio in quei giorni moriva P. Carlo Biasin, confratello e amico con il quale avevo passato due anni a Palagano durante il nostro primo incarico nel seminario minore. Lui però era riuscito a partire missionario nello Zaire. Nel 1992 si trovava in Camerun per aiutare ad aprire la nuova comunità dello Scolasticato Teologico per il programma di collaborazione fra la Provincia dello Zaire e la Regione del Camerun. Dovevo passare qualche mese con lui. Purtroppo P. Carlo è morto in seguito ad una setticemia mal curata: aveva 52 anni. Avrei dovuto trascorrere qualche mese con lui in Camerun in attesa di passare allo Zaire, ma mi fui richiesto di sostituirlo e continuare la sua missione formativa dei giovani seminaristi camerunesi e zairesi che iniziavano la formazione teologica.
Nominato Superiore ero obbligato a farlo almeno per 3 anni. Cosi dissi ai confratelli dello Zaire di aspettare che finissi il mandato. Ma il mandato si prolungò per 10 anni. Pensavo di partire finalmente per lo Zaire la missione che avevo sempre desiderato, ma la Provvidenza aveva altri progetti. Fui eletto Provinciale della Provincia del Camerun e il mandato fu per 9 anni. Quando finalmente avrei potuto raggiungere lo Zaire avevo oramai 76 anni. Scrissi ai confratelli dello Zaire che cominciavo a sentirmi vecchio e che non valeva la pena cambiare missione. Non furono contenti perché mi aspettavano ancora. Così i miei 30 anni di Africa sono stati spesi in Camerun, anche se come provinciale e formatore sono andato molte volte nello Zaire, nell’ambito della collaborazione formativa.
La missione in Camerun non era il tipo di missione che io sognavo. Io desideravo una missione in un villaggio della foresta in mezzo alla gente. Invece sono sempre rimasto in comunità grandi o come formatore o come animatore. È stato un lavoro molto utile per formare i giovani religiosi e i giovani preti camerunesi, con buoni risultati. Quando sono arrivato nel 1992 il gruppo dei religiosi SCJ era di 30 persone, e solo 10 camerunesi. Adesso il gruppo è di 135 e un solo fratello europeo molto anziano. Questa crescita è merito di alcuni confratelli che hanno creduto nella validità delle vocazioni africane e hanno sempre lavorato per queste, specialmente P. Leon Kamgamg, P. François Rietch, P. Andrè Conrath, Io mi sono trovato in un momento favorevole per le vocazioni.
Ora la responsabilità della conduzione e dello sviluppo della Provincia è totalmente in mano agli autoctoni, come del resto lo è anche la Chiesa. Tutti i vescovi sono autoctoni e i sacerdoti camerunesi sono già centinaia. Il tempo dei missionari europei è finito, è cominciato il tempo che gli africani vengono a svolgere il loro ministero in Europa. Ci sono già diversi camerunesi in qualche parrocchia francese.
Anche se il mio impegno principale è stato quello di formare i giovani religiosi e i giovani preti, non sono rimasto a lavorare solo al chiuso, mi sono sempre preoccupato della zona attorno alla comunità con un occhio particolare per i più poveri e per i bisogni più urgenti della gente. Ho animato iniziative di sviluppo agricolo, progetti di allevamenti, progetti di assistenza sanitaria e specialmente di attenzione al bisogno di acqua potabile, visti i danni gravi derivanti dall’uso di acqua inquinata. Ho cominciato nel 1995 a costruire pozzi per l’acqua potabile e il progetto è ancora attivo: i pozzi costruiti sono fino ad ora 410 in altrettanti villaggi o quartieri periferici delle città. Direi che di tutte le varie iniziative quella per l’acqua potabile è stata la più utile e la più partecipata, soprattutto per merito delle donne che hanno capito la grande utilità del pozzo e si impegnano a usarlo bene e a tenerlo bene. Nei villaggi dove abbiamo fatto un pozzo la salute della popolazione è migliorata sensibilmente e le malattie sono calate di oltre l’85%. I dispensari locali testimoniano questo miglioramento. Ed è un progetto che continuerà ad essere benefico nel tempo.
Qui si dice “l’acqua è vita”, ed è vero! Dove arriva l’acqua buona la vita di tutti migliora e lo sviluppo cresce. L’aiuto di tanti benefattori, parrocchie, associazioni è stato grande per il progetto dei pozzi. Mi ha aiutato molto anche la Procura delle Missioni della Provincia Tedesca e la CEI italiana.
Sono contento di questi 30 anni passati in Africa. Il Signore mi ha aiutato ad essere utile alla Chiesa con la formazione di molti sacerdoti, e utile alla gente con tanti progetti di sviluppo. Per fare tutto quello che ho fatto, la generosità e gli aiuti di tante persone sono stati determinanti. Si dice che i missionari sono gente di prima linea, ma senza il sostegno delle retrovie la prima linea combina poco. Un aiuto concreto e generoso l’ho avuto dalla ONLUS “Amici della Scuola Apostolica – Albino” che ha finanziato diversi progetti, ultimo la costruzione di una grande casa – abitazione e scuola per una associazione di ciechi nella città di Nkongsamba.
Gli anni di Africa sono i migliori della mia vita. Devo ringraziare il Signore per tutto quello che mi ha concesso di fare, ma devo gratitudine a tante persone che mi hanno sostenuto, incoraggiato, aiutato e hanno pregato per me. Grazie anche alla Provincia IS che ha reso possibile questa bella esperienza.
Da CUI 12 (2023)