“Il Cristo mi ha amato e ha consegnato se stesso per me (Gal 2,20)”
Meditazioni di p. Dehon sulla passione di Gesù
Fu per amore che fu flagellato e coronato di spine; fu per amore che si lasciò legare alla croce e morì. “Christus factus est pro nobis obediens usque ad mortem, mortem autem crucis” [Fil 2, 8]. Fu sulla croce che realizzò pienamente l’oblazione d’amore e l’immolazione che fece entrando nella vita, pronunciando il suo Ecce venio.
E l’amore di questo Cuore è così grande che tante sofferenze non lo hanno esaurito, che avrebbe voluto soffrire ancora di più per noi. In finem dilexit nos. Questo Cuore ci ha amato fino alla follia, fino all’esaurimento per il nostro bene.
Le anime che amano questo Cuore divino rimangono quindi, per così dire, in estasi davanti a tanto amore. Non si soffermano a lungo sulle sofferenze esterne. Le adorano, ne baciano i segni con rispetto, ma si perdono nel Cuore da cui scaturisce la croce e gridano: “O amore, o amore che hai tanto amato, cosa chiedi come prezzo di tanta sofferenza? Ah! che io ti ami un po’; che ti dia tutto il mio cuore, che è così piccolo, la cui capacità di amare è così debole; potrei rifiutarti? E allora una viva gratitudine si accese in quel povero cuoricino.
(P. Dehon, I misteri dell’Amore II, 1905)