22 giugno 2022
22 giu 2022

“Il mio cuore è pronto”

Ogni anno per la festa del Sacro Cuore, il Superiore Generale e il suo Consiglio indirizzano a tutta la famiglia dehoniana una lettera che qui pubblichiamo. Quest’anno viene utilizzata una metafora sportiva, per incoraggiare tutti ad allenarsi nella preghiera e a costruire comunità aperte: “Per aiutarci nell’allenamento, lui non manca di esporsi a noi in tanti modi: l'Eucaristia, la sua Parola, uomini e donne di ogni razza e luogo con cui condividiamo questa storia, soprattutto quelli che soffrono di più”.


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La visita alle Entità della Congregazione comporta, principalmente, l’incontro con i religiosi e le loro comunità. Spesso si estende ai collaboratori nella missione e anche ai membri della Famiglia Dehoniana. Questo ci permette di avere un’idea, anche se non profonda, dei luoghi in cui siamo e della missione che si sta compiendo. I dialoghi personali che portiamo avanti in quei giorni di solito iniziano con domande del tipo: come stai, come va, e la tua salute? Così, a poco a poco, emergono vari argomenti, compresi gli hobby personali per il tempo libero: leggere, pescare, musica e, soprattutto, sport. La verità è che abbiamo eccellenti ciclisti, corridori, giocatori di hockey, di badminton, di golf, calciatori, nuotatori e camminatori, tanti camminatori. Tutto per mantenersi in forma.

Ma oltre a quanto sopra, è bello conoscere cosa motiva e sostiene la vita e il compito di ciascuno. A questo proposito, una domanda che ci aiuta è: “Di ciò che Gesù ha fatto e detto, cosa ti ispira particolarmente in ciò che vivi e in ciò che fai in questo tempo e in questo luogo?” Le risposte che ricevo vanno intessendo una rilettura molto viva del Vangelo a partire da situazioni personali, comunitarie e sociali concrete e molto diverse. Un vero tesoro. In uno di quegli incontri, un collega mi ha detto che dall’inizio della pandemia fino ad ora si era concentrato sulle scene del Vangelo in cui Gesù prega. Uno dopo l’altro, lui contemplava in essi il Cuore del Figlio aperto al Padre, condividendo con Lui volti, stanchezze, lodi, smarrimenti, gioie, preoccupazioni, speranze… Insomma, vita tutta assunta nel quotidiano con passione, esposta senza timore davanti alla bontà e alla tenerezza di Dio, nel quale Gesù confida in ogni circostanza:

Riconosciamo che dall’assiduità alla preghiera
dipendono la fedeltà di ciascuno di noi e delle nostre comunità,
e la fecondità del nostro apostolato (Cst 76)

È così che nella preghiera, come sana ginnastica che indebolisce l’arroganza e rafforza l’abbandono fiducioso, il discepolo si prepara nel modo più disarmato possibile a ciò che il Padre vuole che avvenga nella sua vita, nella sua comunità e in tutto ciò che fa.  Nessun’altra cosa. Per questo, quando ci fermiamo a contemplare il Cuore del Salvatore, siamo invitati a celebrare la sua vita forgiata nella debolezza e nella rinuncia a qualsiasi altro potere che quello di essere figlio, fratello e servo di tutti. È in Lui che riconosciamo il modello genuino della disponibilità innamorata, senza condizioni, al servizio del Regno:

E’ nella nostra disponibilità e nel nostro amore per tutti,
specialmente per i piccoli e per quelli che soffrono,
che noi viviamo la nostra unione a Cristo. (Cst 18)

In questo modo, nel Cuore del Redentore troviamo il miglior centro di formazione permanente. È lì che impariamo a mantenerci in forma come discepoli e fratelli, attenti e vicini alle persone più fragili e bisognose. Come Lui ci insegna, un cuore sano vive la quotidianità come una lode continua a Dio. Si tratta, quindi, di togliere la pigrizia e tutto ciò che rende difficile nella nostra vita di accogliere con gioia il carisma che ci è stato donato per condividerlo nella Chiesa e nella società. Ciò presuppone un esercizio continuo, non di rado faticoso, di revisione degli atteggiamenti e dei ritmi sia personali che comunitari per non farsi seppellire da quello che potrebbe essere un fatidico “è sempre stato così”:

Ogni religioso ravviverà spesso, nella preghiera,
la coscienza d’essere consacrato a Dio;
nelle circostanze mutevoli della vita,
si chiederà come rispondere fedelmente
a questa consacrazione (Cst 104)

Mentre celebriamo la solennità del Cuore che tanto ci ama, continuiamo ad incontrare la Vita che Lui ci dona. In Lui e da Lui troveremo la migliore forma fisica che possiamo immaginare. Per aiutarci nell’allenamento, lui non manca di esporsi a noi in tanti modi: l’Eucaristia, la sua Parola, uomini e donne di ogni razza e luogo con cui condividiamo questa storia, soprattutto quelli che soffrono di più. Con Lui tutto è un invito a continuare ad uscire da noi stessi per sintonizzarci meglio con il suo Vangelo e con la realtà del nostro tempo, dove dobbiamo essere testimoni del suo amore incondizionato e della sua misericordia rinnovatrice. In questo dinamismo di solidarietà, abbracciato con gioia piena di speranza, i nostri cuori potranno rimanere in buona forma, pronti a condividere nuove sfide e risposte. Con sincera umiltà, continuiamo ad offrire con Gesù la nostra vita al Padre:

Il mio cuore è pronto (cfr. Sal 108,2)
ad ascoltarti e chiamarti Padre, nella solitudine e con tutti.

Il mio cuore è pronto
a rifiutare proposte che separano da te,
come quelle del tentatore nel deserto
o quella dell’amico Pietro per non salire a Gerusalemme.

Il mio cuore è pronto
a condividere la vita e i beni, con i discepoli e con tutti.

Il mio cuore è pronto
per annunciare in ogni tempio e luogo che sei vita e misericordia.

Il mio cuore è pronto
a ripensare i propri criteri,
imparando dalla straniera che chiedeva la libertà per sua figlia.

Il mio cuore è pronto
per riconoscerti nei piccoli e nei semplici.

Il mio cuore è pronto
per abbracciare la tua volontà
e non la paura che ti imprigiona nella notte del Getsemani.

Il mio cuore è pronto
per costruire la nuova comunità che nasce ai piedi della croce,
con Maria e il discepolo amato.

 

Fraternamente, in Corde Iesu,

P. Carlos Luis Suárez Codorniú, scj
Superiore generale e il suo Consiglio


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