13 giugno 2023
13 giu 2023

Il poco comune

Lettera in occasione della solennità del Sacro Cuore di Gesù,
16 giugno 2023


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Ai membri della Congregazione
A tutti i membri della Famiglia Dehoniana

Nello scorso marzo, in coincidenza con l’anniversario della nascita di P. Leone Dehon, la Congregazione è stata invitata a disporsi alla celebrazione del XXV capitolo generale che, a Dio piacendo, avrà inizio nel giugno 2024. A partire da questa convocazione ogni Provincia, Regione e Distretto si sono messi in cammino per preparare i loro rispettivi capitoli. Fra i possibili temi da trattare, molti coincidono nel segnalare quello dell’identità come uno dei più opportuni.  La verità è che un tema come questo implica di dare risposte a una domanda simile a quella che Gesù ha fatto ai suoi discepoli: “E voi, chi dite che sia questa Congregazione?”. In un certo modo significa interrogarci sullo stato di salute della nostra vocazione riparatrice, quella stessa che ci unisce e ci chiama a entrare nella dinamica appassionata della vita trinitaria in favore della vita di tutti:

Così noi intendiamo la riparazione:
come accoglienza dello Spirito (cf. 1Ts 4,8),
come una risposta all’amore di Cristo per noi,
una comunione al suo amore per il Padre
e una cooperazione alla sua opera di redenzione
all’interno del mondo.
È qui infatti che oggi
Egli libera gli uomini dal peccato
e ricostruisce l’umanità nell’unità.
Ed è ancora qui che egli ci chiama a vivere
la nostra vocazione riparatrice,
come lo stimolo del nostro apostolato (Cst 23).

Per pensare la nostra identità e la sua espressione nel quotidiano, gli orientamenti di P. Dehon sono abbondanti e focalizzano la nostra ricerca:

La missione di riparatori impone ai membri della Congregazione l’obbligo di tendere a una santità poco comune. Per quanto sarà possibile, con l’aiuto della grazia, devo riprodurre nel loro cuore la santità del Cuore di Gesù. (L. Dehon, LCC Juin 1903)

A partire dalla sua intuizione carismatica, il Fondatore ci parla di un processo, di una tendenza permanente, che non si alimenta col volontarismo, ma con la grazia. Lo scopo di un tale movimento non potrebbe essere altro che quello di rendere evidente nella nostra vita personale e in quella delle comunità che formiamo ciò che è più caro a Gesù: ciò che sta nel suo Cuore. Detto in un linguaggio più dehoniano, più simile a quello di P. Dehon, la domanda sulla nostra identità potrebbe allora essere formulata così: come stiamo nell’esercizio della “santità insolita”? Questa domanda, lontana dal vederci come un gruppo isolato o distante dalle nostre realtà e dai nostri contesti, ci porta a riconoscere che la nostra vocazione è unita a quella di tanti uomini e donne – Sint unum! – che, a partire dalla fede cristiana, si riconoscono associati al progetto di Dio perché il mondo creda e abbia vita:

Con tutti i nostri fratelli cristiani,
siamo attirati a mettere i nostri passi
nei passi di Cristo,
per giungere alla santità (cf. 1 Ts 4,7). (Cst 13)

Quando P. Dehon ci chiama a vivere la santità del Cuore di Gesù ci esorta a fare nostro ciò che in Gesù era poco comune agli occhi di tanti, addirittura scandaloso e sacrilego per molti. La tendenza a cui ci richiama il nostro Fondatore contemplando il Cuore di Gesù ci pone quindi davanti alla strada da percorrere. È il compito della nostra vita. Ma come ci avverte Papa Francesco:

Un impegno mosso dall’ansietà, dall’orgoglio, dalla necessità di apparire e di dominare, certamente non sarà santificante. La sfida è vivere la propria donazione in maniera tale che gli sforzi abbiano un senso evangelico e ci identifichino sempre più con Gesù Cristo (Gaudete et Exsultate 28).

In questo modo, percorrere la strada del poco comune ci rivela la santità come il modo più radicale di essere umani e allo stesso tempo il modo più umile di riconoscerci come figli e collaboratori del Dio buono che Gesù ci rivela. È così che i nostri prossimi capitoli ci aiuteranno a trovare risposte alla nostra vera identità.

Insegnaci tu, Gesù, a vivere il poco comune!

Tu

  • che fin da piccolo eri capace di dialogare, sapendo ascoltare e fare domande agli altri
  • che condividevi la tua missione e il tuo potere con coloro con i quali costruivi una comunità di testimoni
  • che sapevi come entrare e uscire dalle case in cui sei stato accolto, lasciando vita nuova dopo di te
  • che preferivi coltivare l’amicizia piuttosto che rapporti di dipendenza o di vassallaggio
  • che condividevi quello che avevi e hai lasciato che altri lo gestissero
  • che non eri indifferente alle sofferenze o ai bisogni degli altri
  • che non ti stancavi di perdonare
  • che ti lasciavi mettere alla prova da persone di altre culture e nazioni
  • che condividevi la vita e la pietà del tuo popolo
  • che hai fatto della tua vita e della tua morte un dono per tutti
  • che hai voluto affidare la tua Buona Novella alla nostra fragilità

In questo mese nel quale vogliamo contemplare in modo più attento il Cuore del Salvatore e identificarci di più con Lui, cosa c’è di ‘poco comune’ in Gesù che tu hai bisogno di fare più tuo, più della tua comunità, più della tua famiglia, più nostro?

In Lui, fraternamente

P. Carlos Luis Suárez Codorniú, scj,
Superiore generale e suo Consiglio


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