P. Heiner è stato l’ultima volta in India 11 anni fa e molti dehoniani ricordano con affetto il tempo passato insieme. Per me invece è la prima visita. Quando siamo atterrati all’aeroporto di Chennai siamo stati accolti da cinque confratelli indiani, molto giovani. Avrei potuto scambiarli per studenti, ma sono invece membri dell’Amministrazione del Distretto. L’India è un distretto giovane e in forte crescita, ed è importante sostenere coloro che sono inseriti in ruoli chiave, poiché non hanno ancora acquisito l’esperienza che proviene da anni di lavoro.
Chennai è stata colpita un mese fa da una devastante inondazione; lungo la strada abbiamo visto macerie e resti accumulati lungo i canali del fiume e nelle strade dei quartieri. Alcune aree, dove sorgevano delle case su terreni particolarmente vulnerabili, sono state completamente spazzate via e si sono registrati centinaia di morti. I Dehoniani hanno dovuto lasciare la casa per diversi giorni e sono state necessarie molte ore per ripulire l’edificio e renderlo nuovamente abitabile.
Sono rimasto sorpreso nel vedere quante mucche vagano per le strade; si deve fare attenzione a evitarle nel traffico, al pari dei numerosi pedoni, delle auto-risciò e del gran numero di moto. Molte di queste mucche avevano ancora le corna dipinte per una recente festività indù.
Viaggiando al mattino presto ho visto numerose persone dormire sul marciapiede; sono senza tetto che accettano i lavori più difficili e mal remunerati pur di sopravvivere.
Abbiamo trascorso la nostra prima giornata con i membri del Consiglio del Distretto, ascoltando le loro prospettive sull’amministrazione. Devono affrontare una doppia sfida: finanziare i loro progetti e fornire alle persone una adeguata formazione affinché questi progetti possano crescere e svilupparsi. Molte delle parrocchie che serviamo sono in zone di missione particolarmente povere. Siamo orgogliosi che esse siano coerenti con l’autentica vocazione e missione dehoniana, ma allo stesso tempo non sono in grado di essere finanziariamente autosufficienti e per questo richiedono un sostegno dal Distretto e sovvenzioni dall’estero. Per fortuna, abbiamo avuto l’aiuto generoso di alcune Province e di alcuni nostri benefattori. L’obiettivo del Consiglio è quello di lavorare per acquisire una maggiore stabilità finanziaria, ma per ottenerla sarà necessario ancora del tempo.
P. Heiner ha incoraggiato il Distretto indiano a trovare e individuare la propria identità. Mentre cresce la nostra presenza, cosa possiamo fare per essere riconosciuti in India come Dehoniani?
Domenica abbiamo concelebrato la messa a Cristo Re, una parrocchia dove confratelli vengono spesso a prestare servizio. La messa era in lingua tamil, e benché avessi un libretto, non sono riuscito a seguirla perché l’alfabeto contiene più del doppio delle lettere a cui sono abituato. Uomini e donne siedono sul pavimento, su lati opposti della chiesa. Come tutti gli altri, abbiamo lasciato le scarpe all’ingresso della chiesa. C’era una grande abbondanza di fiori e incenso e la partecipazione dell’assemblea è stata intensa. L’omelia, in questa parte dell’India, deve durare almeno mezz’ora. Alla fine della celebrazione molte persone sono accorse da noi per ricevere una benedizione.
Dopo due giorni di incontri, abbiamo avuto una piccola pausa e ci siamo recati presso la Basilica di San Tommaso, dove l’Apostolo è sepolto. In preghiera ho chiesto al Signore di guardarmi dento, di fugare i miei dubbi e aumentare la mia fede.
Successivamente abbiamo raggiunto la spiaggia per ammirare il magnifico Golfo del Bengala. Prima siamo arrivati nella zona dove vivono i pescatori e le loro famiglie, all’interno di alloggi molto semplici, spesso formati da alcune tele stese su un paio di assi di legno.
Quando le barche rientrano, le donne vanno in strada per pulire e vendere il pescato del giorno. Abbiamo attraversato l’ampia distesa di sabbia, che ci hanno detto essere la seconda più grande del mondo. C’erano molte famiglie che facevano dei pic-nic, giocavano a frisbee, o ad altri giochi tipici del carnevale. Ho trovato strano che migliaia di persone indossassero abiti civili. Non ho visto nessuno nuotare e solo un bambino aveva un costume da bagno. Forse perché è “inverno” e la temperature è di soli 75 gradi (Fahrenheit)!
Ogni volta che entriamo in una nuova casa SCJ, abbiamo modo di sperimentare la tipica accoglienza del posto: siamo accolti con una canzone, con ghirlande di fiori e segnati sulla fronte con della terra indiana. Poi ci viene offerta una noce di cocco da bere. Generalmente è già bucata nella parte superiore ed ha una cannuccia, ma ho imparato ad aprire una noce di cocco, rompendola contro una roccia.
Finora abbiamo visitato tre delle nostre case di formazione. Avevo sentito molte storie da parte di membri della provincia statunitense che hanno lavorato qui per molto tempo, al fine di dare vita al distretto, e ho sorriso quando ho visto, nella nostra casa di Aluva, la “sala studio Thomas Garvey “. Sono cresciuto nei seminari minori dehoniani e ho iniziato la mia affiliazione con la comunità all’età di 14 anni. Vedere uomini di età inferiore a 16 anni giocare a calcio e a basket e cominciare a discernere la volontà di Dio circa la vita religiosa e il sacerdozio, suscita in me molti ricordi.
In ciascuna delle nostre case gli studenti ci hanno presentato un programma di canto, danza, musica e poesia. Uno degli studenti ha iniziato con qualche battuta per scaldare il pubblico e un altro ci ha mostrato le sue abilità di giocoliere. Le danze sono energiche e divertenti, proprio come quelle di un film di Bollywood. Riceviamo sempre parole di ringraziamento. Le persone ci dicono che sono onorate di averci qui. E’ un onore per noi essere qui, in queste comunità così piene di gratitudine e riconoscenza.
Ad Aluva, per la giornata della Repubblica Indiana, p. Heiner ha sottolineato come per Gandhi la ricerca della verità fosse importante e come questa debba essere una parte essenziale della vita di uno studente. Dopo la Messa abbiamo assistito alla cerimonia dell’alza bandiera. Quando la bandiera ha raggiunto la cima del palo, sono stati rilasciati dei petali di fiori profumati.
P. Heiner ha risposto volentieri ad alcune domande poste dagli studenti. Gli hanno chiesto cose del tipo: “Che cosa avresti volute fare se non fossi diventato un sacerdote, quali sono le tue speranze per il distretto indiano, e perché dobbiamo fare 14 anni di formazione, per diventare un sacerdote del Sacro Cuore? ”
Il cibo è gustoso e saporito, anche se è più piccante di quanto sia abituato. La combinazione che funziona meglio per me è “pesante” sul riso e “leggero” sul curry. Il pesce è piuttosto comune, ed essendo così vicino al mare ci sono spesso gamberetti, granchi e pesce di ogni genere.
La terra che abbiamo visto fino ad ora è rigogliosa e verde. Nella casa dove si studia filosofia, crescono banane, noci di cocco e tapioca, si allevano anatre per la carne e mucche per il latte. L’abbondante pesce contribuisce a nutrire i collegiali, sempre affamati!
Un paio di mattine sono stato svegliato alle 5 dal frastuono degli altoparlanti di un vicino tempio Hindi. I cristiani sono una piccola minoranza nel paese, ma hanno una fede forte e un alto tasso di partecipazione alla vita della chiesa.
Gli aspiranti sono nella nostra prima casa, fondata nel 1985, a Kumbalanghy. Al suo interno c’è una cappella portoghese risalente al 1500, e un buon numero di persone si unisce alla comunità per la messa quotidiana.
Uno degli scopi principali della visita del Generale è quello di incontrare i membri della comunità individualmente. Abbiamo modo di conoscerli e di chiedere loro quali siano i punti di forza e le sfide che si presentano al Distretto. Chiediamo in particolare quali sono i loro sogni, per diffondere il carisma dehoniano in questa cultura.