“Il cuore partecipa con più forza a ciò che sta accadendo nel profondo dell’anima, perché si sente il legame tra corpo e anima più chiaramente di qualsiasi altra parte” (Edith Stein).
Da sempre considerato dalle più diverse culture e religioni simbolo riferito alla spiritualità, all’emotività, alla moralità insita dell’essere umano, centro dei sentimenti, dell’amore, della compassione.
Il Sacro Cuore di Gesù è il simbolo incontrastato dell’amore del Signore, è il punto centrale, oltre che del culto cattolico, anche e soprattutto della spiritualità dehoniana, è ciò per cui p. Dehon ha speso la sua vita e ha donato la sua morte.
E proprio partendo da questa devozione al Cuore di Cristo, che il superiore generale dei Dehoniani è voluto andare oltre l’immagine del cuore come sorgente di amore, e soffermarsi al cuore “ferito” come immagine di sofferenza, di compassione, scegliendo proprio questa icona del “Cuore Ferito” come simbolo per dare spessore all’aspetto della consolazione che è tipicamente dehoniano, annunciando l’ “Anno del Cuore Ferito” che avrà inizio dal prossimo 14 marzo – ricorrenza del 175° anniversario della nascita di p. Dehon – e che terminerà con la Festa del Sacro Cuore del 2019.
Se è nel cuore che i nostri sentimenti più vivi, più profondi, prendono consistenza, si rendono percepibili, è in un cuore ferito che alberga il dolore più forte, in cui desideri mancati, aspettative, frustrazioni e sofferenze delle donne e degli uomini di oggi vengono rivelate. Un cuore ferito è un cuore sanguinante, che soffre, e grazie a questa sofferenza si fa vicino a coloro che come lui soffrono.
Vogliamo, in questo anno dedicato al cuore ferito di Cristo, cercare di portare a conoscenza di quanti soffrono, sono perseguitati, sono sofferenti per i più svariati motivi, che la loro sofferenza è la sofferenza di Cristo e che nel Cuore di Cristo possono trovare consolazione.