Il roveto quale realtà che brucia per sempre e mai si consuma, richiama l’Amore di Dio. E’ Dio stesso. E quando Dio convoca Mosè al roveto, è Lui che in certo senso “si confessa” davanti al grido di povertà che sale a Lui, e dice:”…ho visto la miseria del mio popolo…ho udito il suo grido…conosco le sue sofferenze”. Dio proclama il suo proposito, e lo fa come di un evento già compiuto; forse proprio perché già del tutto compiuto nel suo cuore, perché la presenza divina nel roveto è già la presenza di Dio Salvatore nella storia di Israele. Sentendo il lamento, Dio “scende” verso il suo popolo, e scende per liberarlo, “per farlo salire” alla terra che ha predisposto per lui, e che per la verità si presenta piuttosto “occupata”.
Dt 33,16: Il favore di colui che abitava nel roveto venga sul capo di Giuseppe.
Mc 12,26: Non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò.
Gli avvenimenti antichi della storia della salvezza sono “tipo”, non si devono considerare come conclusi in se stessi, ma potenti a descrivere la struttura universale della condizione umana e dell’intervento di Dio nella storia. Inoltre quelle vicende “sono state scritte per noi”, oggi, cioè in questo “tempo ultimo” che è il tempo inaugurato dal Figlio di Dio. Ora noi possiamo considerare e cogliere quelle vicende antiche nella piena luce che esse ricevono dalla persona e dall’insegnamento di Gesù Cristo. Il nostro è il vero “Esodo” dalla prigionia alla libertà, dal male alla vita nuova, dalla morte alla vita. Quelle Scritture sono pienamente attuali, e totalmente capaci di interpretare la storia personale e collettiva, e di rivelare e donare la potenza divina di salvezza che noi riceviamo dalla potenza dello Spirito del Signore.
Dt 9,10: Il Signore mi diede le due tavole di pietra, scritte dal dito di Dio.
Lc 24,44: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi.
Vengono citati due episodi di morte violenta: uno per il governo sanguinario di Pilato, e l’altro, riferito da Gesù stesso, un drammatico incidente. Episodi che tematizzano l’ipotesi del legame tra questi eventi e le colpe di chi ne è travolto. Gesù nega questo legame e quindi questa ingenua e banale interpretazione, ma ne fa occasione per annunciare l’evento e il dono che Egli è venuto a portare: l’offerta di un cambiamento radicale della vita. Prospetta di allontanare l’inevitabile drammaticità dell’esistenza prigioniera del mistero del male e della morte ben espressa nella parabola dove assistiamo allo “sdoppiamento” della figura del padrone e del giudice, quindi di Dio stesso. Il vignaiolo è Gesù, il Figlio di Dio mandato non a condannare ma a salvare, il suo amore e la misericordia sono capaci di sfidare la situazione, fino a ottimizzare, le immutabili leggi della natura.
Dt 8,20: Perirete come le nazioni che il Signore sta per far perire davanti a voi, se non avrete dato ascolto alla voce del Signore, vostro Dio.
Lv 26,38: Perirete fra le nazioni: la terra dei vostri nemici vi divorerà.
Per il confronto personale o in gruppo
– Che cosa ti suggerisce un Dio che scende?
– Senti la Parola realizzata nel tuo oggi?
– La conversione la vivi come dovere o opportunità?