11 ottobre 2024
11 ott 2024

“L’accoglienza dei migranti è una questione di giustizia, non di generosità”

Los Sacerdotes del Sagrado Corazón llevan 50 años en Málaga (España). Desde la pasada Navidad, los religiosos de esa comunidad empezaron a pensar y a desarrollar un proyecto comunitario para los Migrantes: “La Casa San Juan”.


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A Malaga, attualmente lavoriamo nella parrocchia di San Antonio de Padua, nel quartiere di Portada Alta. Leggendo lo scorso Natale il brano della fuga della Sacra Famiglia in Egitto, abbiamo iniziato a pensare su che cosa potevamo fare come comunità per il problema della migrazione.

Ci siamo messi in contatto con la “Casa Betania” della Fundación la Merced Migraciones.

E a poco a poco abbiamo cominciato a dare forma all’idea di dedicare la casa dove prima viveva la comunità dehoniana all’accoglienza dei migranti in contatto con Casa Betania.

La comunità ha pensato che fosse un buon modo per celebrare i 50 anni di presenza a Malaga e per continuare a lavorare per una Chiesa senza frontiere, madre di tutti.

Ci ha commosso anche il ricordo del nostro Fondatore, P. Dehon, che ha sempre avuto una forte impronta sociale, soprattutto con i più svantaggiati.

Casa San Giovanni sarà sempre in contatto con Casa Betania. Una casa di prima accoglienza.

A Casa San Giovanni accoglieremo ragazzi che hanno dovuto lasciare Casa Betania e si sono trovati improvvisamente per strada, o ragazzi totalmente indigenti.

A Casa San Juan trascorreranno il tempo necessario finché non troveranno un lavoro e potranno permettersi una stanza in cui vivere.

Durante questo periodo cerchiamo di dare loro il calore di una famiglia e di essere vicini a loro in modo che non si sentano abbandonati.

Ci sono anche volontari che li aiutano a imparare la lingua, a conoscere le usanze e altre cose.

Il nome della Casa San Giovanni si riferisce alla prima opera sociale che il nostro Fondatore P. Dehon ha realizzato, ovvero il Collegio San Giovanni a Saint Quentin (Francia), dedicato a promuovere i figli degli operai più poveri e a dare loro una buona istruzione non solo intellettuale, ma anche a educarli ai valori del Vangelo di fronte alla rivoluzione industriale che stava avvenendo.

Per la comunità di Casa San Juan si tratta di una grande sfida, che ci spinge a lasciare la nostra situazione di comodità di vita già costruita e a coinvolgerci fortemente con coloro che oggi vivono non solo il dramma di lasciare il proprio Paese, ma anche quello personale di una vita spezzata e con un futuro incerto.

Vogliamo contribuire come un granello di sabbia sulla spiaggia a essere costruttori di una nuova “civiltà dell’amore”, come diceva insistentemente il nostro fondatore a noi dehoniani.

Per la nostra parrocchia, credo che possa essere come un piccolo terremoto che scuote le coscienze quando ci rendiamo conto che ci sono altri che se la passano molto peggio.

Accoglienza e aiuto sono le due parole che vorremmo mettere in moto.

Un invito alle altre comunità

Una frase che ho letto oggi credo che riassuma tutto questo e sia perfetta per lanciare un appello. Accogliere il migrante è giustizia, non generosità.

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