23 gennaio 2022
23 gen 2022

Lettera da un missionario in Albania

P. Gianni Dimiccoli scj racconta la sua esperienza in Albania

di  P. Gianni Dimiccoli scj
Presenza cristiana

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Sono p. Gianni, dehoniano, da due anni nella “Terre delle aquile”. Sinceramente non ho da raccontare esperienze avventurose di quelle che hanno come protagonisti leoni, elefanti e serpenti, ma posso scrivere soltanto cose di vita ordinaria, alle prese con i problemi di tutti i giorni.

La nostra storia

Nell’accingermi a scrivere questa lettera, mi fanno compagnia le voci e i pianti dei bambini al loro primo giorno di asilo e la memoria del p. Antonio Bozza, un vecchio missionario che avrebbe dovuto farmi da guida nell’introdurmi in questi luoghi; purtroppo, dopo aver programmato tutta la nostra attività, sia religiosamente, sia socialmente, il p. Antonio, in concomitanza al mio arrivo a Boriç nel 2019, è tornato alla “Casa del Padre”.

La mia prima impressione, qui, in Albania è stata di smarrimento. Trovandomi da solo nei villaggi presso Scutari, non sapevo come affrontare, senza p. Antonio Bozza, la nuova vita missionaria e l’impegno sacerdotale nelle varie comunità sperdute in quel crocevia di strade, pullulanti di traffici e povertà, che portano verso il Montenegro.

La provvidenza ha voluto che, in quegli stessi giorni, dalla Polonia mi abbia raggiunto un altro dehoniano: p. Jarek, anche lui spaesato, ma ricco di fiducia. Prezioso è stato, ugualmente, l’aiuto del p. Pasquale Nalli, anch’egli dehoniano, che vive già da anni nella missione di Gurëz, distante circa un’ora e mezza di macchina.

L’esperienza del coronavirus

Quando le difficoltà di ambientamento si stavano appianando, a soli quattro mesi dal nostro arrivo, facciamo la conoscenza del coronavirus: piccolo e invisibile mostriciattolo che ha sconvolto le vite di un intero pianeta. Anche qui, nel nord dell’Albania, la nostra vita cambia: comincio ad avere una paura immane. Gli eventi, li conosciamo bene! Ma, ciò che sembrava distruzione, capitolazione di un progetto, sconfitta, morte senza più possibilità di risurrezione, è diventata “grazia”.

La pandemia ci ha costretti a rivedere le dinamiche evangelizzatrici, a elaborare protocolli di sicurezza e a fare il possibile, anche contro i tanti che consideravano questo nemico invisibile un’invenzione a fini economici. È iniziata così la nostra più grande scommessa: non abbandonare queste comunità cristiane, cercando, al tempo stesso, di salvaguardare la nostra salute.

Guardandoci attorno

Il nostro percorso di sacerdoti dehoniani è proseguito su tre strade: la vita comunitaria, l’attenzione alle povertà e l’impegno nella formazione alla vita cristiana soprattutto dei più giovani. Dopo tanti anni di cammino ecclesiale, la Chiesa albanese si trova a fare i conti con la scarsità di operatori pastorali e, soprattutto, di catechisti. Continua l’emorragia di tanti giovani, tra cui catechisti e animatori di oratorio, costretti ad emigrare per trovare un lavoro meglio retribuito e per garantirsi un futuro migliore. L’unica consolazione che ci rimane di fronte alla loro partenza è l’aver contribuito alla loro formazione umana e religiosa che, speriamo, metteranno a servizio delle comunità dove andranno a vivere. In questo periodo straordinario segnato dall’emergenza Covid, abbiamo dovuto decentrare il catechismo nelle varie cappelle del territorio, organizzandoci in giorni e in orari diversi, e supplire alla mancanza di catechisti e animatori. Così noi padri siamo scesi in campo, insieme alle suore Basiliane, conoscitrici della lingua e soprattutto dell’ambiente. Questa nostra scelta ci ha permesso di stare più vicini ai bambini e ai ragazzi. inoltre, avvicinando persone bisognose di attenzione e delicatezza, abbiamo potuto conoscere tante tristi storie familiari, storie che solo un cuore attento può comprendere.

Una storia tra le tante

Un ragazzo di 13 anni non aveva ancora ricevuto il battesimo. Insieme con i suoi fratelli più piccoli, è cresciuto in una famiglia di origine cattolica, ma problematica: grande precarietà generale, insicurezza fra quattro mura fatiscenti, incertezza, fino a sera, di poter mettere o no qualcosa sotto i denti, paura DI un padre che, dopo aver bevuto un po’ di più, non riesce a frenare la sua violenza, soprattutto verso la moglie che forse non ha mai amato. Un papà che, pur dichiarandosi cristiano, è incapace di darsi delle regole per una condotta di vita dignitosa ed essere uomo prima che cristiano.

Purtroppo, nessuno dei figli di questa famiglia aveva ricevuto i sacramenti! tuttavia, la mamma li ha guidati con saggezza perché imparassero a vivere da cittadini esemplari e buoni cristiani. Il ragazzo, dopo aver frequentato con amore e assiduità la catechesi con i suoi coetanei, ha chiesto coraggiosamente di ricevere il battesimo, nonostante l’opposizione del padre. Inizialmente ero indeciso se battezzarlo, ma dopo essermi confrontato col vescovo e con altri confratelli, ho capito che, seppur tredicenne, egli aveva già una fede matura e che in questo cammino era sereno perché lo accompagnava e lo sosteneva la sua mamma. Il ragazzo desiderava che uno di noi padri o una delle nostre suore gli facesse da padrino o da madrina. Dopo averne parlato in comunità, io ero pronto ad amministrare il sacramento e p. Jarek a fargli da padrino. Il giorno del battesimo, mentre la mamma lo accompagnava in chiesa, con una serietà che solo un adulto maturo poteva avere, il figlio ha chiesto a sua madre come fosse possibile che suo padre non credesse in Dio. Questa domanda è bastata a darmi la certezza   che in questa storia tutti noi non siamo soli e che il cuore di questo ragazzo è stato da sempre abitato dalla potenza di Dio. Dopo il battesimo, il ragazzo e sua madre, gioiosi per il dono grande ricevuto, sono tornati a casa mano nella mano, pur sapendo a quale pericolo sarebbero andati incontro dopo aver varcato la porta.

La storia di Daniela

Una mattina sento squillare il telefono. Suor Francesca, una delle suore basiliane che collaborano nella missione di Boriç, mi chiede se sia disponibile ad andare a benedire la casa di una famiglia. In questo tempo di pandemia, rimango un po’ impaurito di fronte a queste richieste, ma il cuore mi suggerisce di andare. Saliti in macchina, ci siamo ritrovati in piena campagna, in una casa molto modesta, un piano terra con due camere e, davanti a noi, due donne giovani e alcuni bambini. Nonostante il mio carattere estroverso, alcune situazioni mi imbarazzano: per loro cultura le donne albanesi abbassano la testa davanti a un uomo e restano in silenzio. Personalmente, non parlando ancora bene l’albanese, non sapevo come intervenire per sciogliere il ghiaccio, con la mia parlantina. La suora mi ha aiutato. Dopo la benedizione della casa, una delle donne presenti, di nome Elidona, mi ha mostrato la sua bambina Daniela. A prima vista ho pensato che la piccola fosse appena nata, perché era davvero esile e minuta, ma quando la mamma mi ha detto che aveva già 5 mesi e ho ascoltato il rantolo del suo respiro, ho capito che c’era qualcosa che non andava. La bimba, fin dalla nascita, aveva avuto dei problemi di salute. Solo dopo varie visite e ricoveri, i medici albanesi, pur  avendo individuato una ciste alla gola, si erano rifiutati di intervenire chirurgicamente per asportare questa massa, non avendo a loro disposizione mezzi idonei. Si prospettava, quindi, per la bambina un tragico epilogo. Senza avere una minima idea di come poterla aiutarla, ho promesso a me stesso e a questa donna che in qualche modo avremmo fatto il possibile per salvare la bambina. Mentre tornavo a casa con la suora, i pensieri si accavallavano e chiedevo al Signore di aprire una strada per salvare questa piccola creatura. Mi è venuto subito in mente un volto: quello di Lina, una mia ex parrocchiana, infermiera nel reparto pediatrico del Santobono di Napoli. L’ho chiamata e le ho esposto subito il caso, mandandole, anche un piccolo video della bambina.

Dopo poco tempo, ricevo una sua chiamata. Lina mi comunica la possibilità di una visita specialistica in Italia; ma bisognava, adesso, preparare tutti i documenti necessari per il viaggio della bambina e della madre. La Provvidenza ha voluto che tutto questo avvenisse in maniera celere e senza intoppi: gli angeli esistono e si fanno sentire! Con suor Francesca, dopo aver aiutato i genitori della bambina a procurare tutti i documenti necessari, ho accompagnato Elidona e la sua piccola Daniela al porto di Durazzo per l’imbarco. A Bari le attendevano Bruna e Claudio, una coppia di laici impegnati nella parrocchia napoletana di via Piave. Sono stati loro gli angeli custodi per tutto il tempo del soggiorno in Italia, anche con l’ospitalità per qualche giorno nella loro casa. Intanto il Signore creava una rete di solidarietà, fatta di tante persone sensibili e di buon cuore. La bambina, dopo le varie visite diagnostiche, ha subito un’operazione delicata, in cui gli è stata asportata una grande ciste che premeva sulla tiroide e che le impediva di respirare bene e di mangiare. Davvero grande è stata la solidarietà creatasi soprattutto all’indomani dell’intervento: Elidona e Daniela non sono mai state sole, ma sempre accompagnate dall’amicizia e dalla sensibilità di tante persone della parrocchia “Nostra Signora di Fatima” di Napoli. Nel viaggio di ritorno a casa, Elidona, guardando sua figlia Daniela, ha potuto ripercorrere nel suo cuore i tanti momenti della storia d’amore che il Signore ha scritto per loro, mentre dall’altra parte del mare c’era Aleksander, che aspettava di riabbracciare la sua bambina, rimessa in salute.

Il 15 agosto scorso, nella solennità dell’Assunzione di Maria, la piccola Daniela ha ricevuto il battesimo nella nostra chiesa di Boriç, attorniata dall’amore della sua famiglia, avendo come padrino e madrina due persone speciali e inaspettate: Claudio e Bruna che ci hanno raggiunto in Albania. È proprio vero che nella vita ci vuole cuore e il cuore, quando si lascia squarciare dalla compassione, opera miracoli.

 

Presenza Cristiana è una rivista di informazione e cultura religiosa. Si rivolge all’intelligenza e al cuore, senza distinzione. Si caratterizza per il rispetto profondo per ciascuno, rispendendo alle loro esigenze e sollecitando la curiosità. Essa appartiene alla Provincia Italiana Meridionale

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