10 marzo 2022
10 mar 2022

Messaggio finale della IX conferenza generale

Messaggio finale della IX Conferenza Generale alla Congregazione SCJ e alla Famiglia Dehoniana.


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“Il regno del Cuore di Gesù nella società è il regno della giustizia, della carità, della misericordia, della pietà per i piccoli, gli umili e quelli che soffrono. Vi chiedo di dedicarvi a tutte queste opere, di incoraggiarle, di aiutarle. Favorite tutte le istituzioni che devono contribuire al regno della giustizia sociale e che devono impedire l’oppressione dei deboli da parte dei potenti”. (P. Dehon, RSC 610)

Cari confratelli, membri della Famiglia Dehoniana e amici che condividete con noi la vita e le opere.

Nei giorni dal 13 al 18 febbraio 2022 ci siamo riuniti a Roma in Conferenza Generale con il tema: “I Dehoniani nell’impegno sociale: l’impatto dell’amore di Dio nella nostra società”.

Abbiamo avuto la possibilità di ascoltare, riflettere e condividere pensieri e speranze. Ancora una volta ci è stata data l’opportunità di provare la bellezza dello stare insieme nella ricchezza della varietà delle culture da cui proveniamo e nell’unità del carisma che compartecipiamo.

Adesso vogliamo condividere con voi le riflessioni e le linee di azione che sono emerse in questi giorni, ben sapendo che la ricchezza della vita dei dehoniani già impegnati nelle numerose attività nel campo sociale non possono essere descritte in poche righe.

 Sulle orme di p. Dehon…

  1. “Il lavoro deve continuare” (P. Dehon, LCC 8090139/48). È così che la IX Conferenza Generale ha voluto prendere in mano il testimone lasciato da P. Dehon: per continuare il lavoro da lui iniziato, le sue iniziative e sensibilità nell’ambito dell’impegno sociale. I tre obiettivi della Conferenza (IL pag.3) li abbiamo ripresi ed elaborati in due direzioni:
    • Una ispirante: portare quella beatitudine che nasce dal rapporto con il Figlio dell’uomo che è colui che vive ed esprime il veramente umano (cfr. Lc 6,20-23) e non si è lasciato sedurre dall’inumano, anzi abita un lacerante amore per la vita e una passione per la dignità umana.
    • Una pratica: riconoscere e rifare con Gesù e allo stile di Gesù, secondo il carisma lasciatoci da P. Dehon, la nostra presenza sulla pianura (degli uomini e donne d’oggi) dopo essere stati sulla montagna (della contemplazione e dell’esperienza primigenia).
  1. Durante le sessioni assembleari, attraverso le presentazioni, i video, le condivisioni che sono stati proposti, siamo stati confermati che la spiritualità del Sacro Cuore, così come è stata vissuta da Dehon, si manifesta come incarnata nell’impegno ecclesiale e sociale. P. Dehon si era preparato e aveva sviluppato una sensibilità viva e una capacità di apertura per poter interpretare in modo evangelico la situazione del suo tempo, con letture e analisi qualificate. Non sempre questo è passato nella storia ed esperienza della Congregazione, incontrando resistenze e interpretazioni negative. Nonostante queste resistenze molti confratelli hanno seguito l’intuizione carismatica di P. Dehon e si sono impegnati in una presenza nel sociale: a tutti loro va il nostro tributo, specialmente ai tanti che ancora oggi condividono la gioia del servizio agli ultimi.
  2. Il confronto con la Parola di Dio ci porta a rinforzare l’identità dell’umano che viene dal Creatore in un mondo che la mette in crisi per scelte e ideologie che sembrano distruggere il tessuto umano. Così, le nostre scelte trovano fondamento nell’amore che ci fa raggiungere la statura di Cristo e nella riparazione secondo le nostre Costituzioni (Cst. 23), forze che ci fanno diventare trasformati per trasformare, riparati per riparare. In questo modo l’adorazione diventa lo spazio per mettersi davanti al Signore che ci ispira nell’azione, facendo di questo tempo culmine dell’efficacia alla quale possiamo aspirare.
  3. Rileggendo l’insegnamento sociale della Chiesa abbiamo preso coscienza che l’impegno sociale è radicato nell’esempio dello stesso Gesù di Nazareth che ha trascorso il suo ministero facendo il bene e guarendo ogni persona dalle malattie. Seguendo il suo esempio, la sollecitudine per i poveri è stata una costante nella prassi della Chiesa fin dalle sue origini. I Padri della Chiesa non si stancano di sottolineare la necessità e la priorità dell’attenzione ai poveri. Al centro della nostra attenzione, dunque, c’è la persona umana, per la quale Dio si è scomodato, la cui umanità ha assunto. L’umanità concreta ha i volti e le ferite delle persone che incontriamo sul cammino.
  4. Negli ultimi anni, il magistero pontificio ha allargato l’orizzonte nella prospettiva dello sviluppo integrale della persona. Questa attenzione non è nuova per noi, perché P. Dehon sempre ha proposto un lavoro su tutte le dimensioni costitutive della persona: sociale, economica, personale, relazionale, trascendente e religiosa. Così lo fanno Laudato Si’ e Fratelli Tutti di Papa Francesco che si occupano dello sviluppo integrale della persona umana, la dimensione ecologica, la cura della casa comune. La nuova antropologia etica che emerge da questi documenti di Papa Francesco ci fa comprendere che le ferite e le fragilità sono parte integrante della persona.
  5. Sotto questa luce, sottolineiamo come la nostra preoccupazione e “azione sociale” non si limita ad un agire specifico e limitato, ma include tutta la ricchezza delle nostre relazioni con gli altri, con il mondo e con Dio. Così, ribadiamo che al centro delle nostre attenzioni c’è la volontà di promuovere lo sviluppo integrale della persona e della comunità umana in cui ci troviamo a vivere.
  6. I nostri atteggiamenti sono chiamati a caratterizzarsi per una calorosa accoglienza, senza pregiudizi, un ascolto attento, una dedizione cordiale all’altro, uno sforzo vivo per ricostruire le relazioni umane interrotte o spezzate, la personalità distrutta da una dipendenza o da un passato fallito. E così ci mettiamo accanto alle persone facendo rifiorire la loro capacità di vivere la vita in libertà e dignità, senza diventare schiave di pregiudizi o di condanne.
  7. La conoscenza di alcune opere sociali dehoniane ci ha permesso di far emergere dei valori che le sostengono, come: accoglienza, amore che ripara e ricrea, offrire spiritualità, amore oblativo, prendersi cura, non solo fare il bene ma farlo CON amore. In effetti, alla domanda: “come essere profeti dell’amore e servitori della riconciliazione oggi?”, rispondiamo: “mettendoci insieme e facendo non solo PER gli altri ma CON gli altri, integrando i destinatari in un circolo virtuoso che li promuova a protagonisti del cambiamento. Perché amare è la nostra missione… e fonte della nostra gioia”. Ci ha anche permesso di capire come la nostra attenzione e azione abbiano la capacità di suscitare percorsi di rinascita, di riattivare la realtà sulla quale agiamo suscitando un futuro relazionale e trasformante. Il nostro vivere e trasmettere l’amore che abbiamo ricevuto da Dio fonda la nostra azione e apre a che tutti si sentano amati, nel rispetto delle peculiarità e diversità culturali.
  8. Si evidenzia in questo percorso lo sforzo di creare sinergia tra la Congregazione e altre realtà: congregazioni religiose, movimenti laicali, chiese, altre associazioni, creando una collaborazione fraterna in progetti di riparazione rigenerativa ed integrale. Questo ci apre alla possibilità di essere noi stessi non solo promotori ma anche collaboratori in progetti nati da altri ambiti, portandovi il nostro carisma e sensibilità dehoniana.
  9. Questo cammino esige l’assumere lo stile del “Servo fedele”: il Figlio fedele, servo del Padre (Eb 3-4), e perciò degno di fiducia. Questa chiamata è ad essere fedeli al Vangelo e fedeli all’eredità di P. Dehon. Effettivamente, anche il Cuore di Cristo è trafitto, reso fragile, ferito. Da esso sgorga anche l’etica dell’amicizia sociale, quella del servo fedele e prudente che diventa amico, rifiutando di diventare idolo di sé stesso. Lì leggiamo la fonte dell’amore/carità: ci ha amati fino alla morte e morte di croce. Così riscopriamo il movimento delle parole chiave della nostra esperienza spirituale: riparazione, salvezza, perdono, risurrezione. Allora potremo guardare all’altro come fratello, anche quando conosce limiti ed errori, ferite e sconfitte. Solo così, perché il suo Cammino è il nostro cammino (cfr. Cst. 12), saremo degni della fiducia riposta in noi.
  10. Abbiamo allora riscoperto la bellezza del vivere la riparazione come fonte di gioia per l’esperienza della salvezza ricevuta e poi offerta agli altri. Così sono la vita e i gesti di Gesù, che offre una nuova prospettiva, nuove potenzialità, un nuovo inizio.

Per questo:

  • sentiamo che non siamo semplicemente “operatori sociali”, ma che nel servizio sociale, prestato per portare avanti cammini di cambiamento, con spirito evangelico e sullo stile del Fondatore, esprimiamo appieno il nostro essere dehoniani;
  • viviamo la riparazione nell’impegno sociale fondandola su una antropologia dialogica che non dimentica le ferite che ci costituiscono, ma propone un cammino di rigenerazione relazionale che attiva le immense possibilità della persona. Lo stile da assumere è quello di Gesù che si relazionava con tutti senza mai condannare nessuno;
  • comprendiamo che l’attenzione sociale non è semplicemente un fare, ma un come fare, perché è come una “mappa mentale e affettiva” che nasce dalla contemplazione del Cuore trafitto;
  • riaffermiamo, sulle orme di P. Dehon, che il nostro impegno sociale promuoverà lo sviluppo integrale umano avendo come criterio la dignità della persona.

…alcune proposte e indirizzi da mettere in azione

    1. Raggiungere una sintesi vitale tra dimensione spirituale e impegno sociale nella nostra vocazione di religiosi dehoniani, scoprendo le inadeguate letture ‘clericalistiche’ del nostro carisma. È urgente acquisire la capacità di fare sintesi tra dottrina-spiritualità-azione.
    2. Sarà importante riuscire a creare un network per stimolare e facilitare la collaborazione dentro la Congregazione a tutti i livelli, anzitutto perché continuiamo a non sapere che cosa si fa nelle diverse Entità. E poi, tessere delle reti di collaborazione con persone che siano sensibili ad un progetto di promozione dell’umano, e non tanto delle opere-strutture, avviando processi di conversione alla collaborazione con i laici nel rispetto del loro spazio di testimonianza e azione. Emerge la necessità di aprirsi alla collaborazione con altre forze (ecclesiali e non) operanti nel campo della giustizia sociale, della fraternità e pace, del servizio ai poveri, dell’ecologia integrale.
    3. Riconoscendo che tante volte le difficoltà sono a livello di collaborazione tra noi confratelli, emerge la necessità di far crescere la dimensione comunitaria dell’impegno sociale, evitando individualismi e protagonismi personali. Il cammino è quello di affidare alle comunità, in comunione col progetto dell’Entità e della Congregazione, il discernimento dei progetti di impegno sociale: ne accompagni l’origine, li purifichi sin dall’inizio e li assuma come propri, sostenendo le persone capaci per lo svolgimento dei progetti. Questo ci chiede di mettere la fraternità al centro educando il nostro cuore nella contemplazione del Cuore trafitto, acquisendo i sentimenti di Cristo.
    4. Si evidenzia la necessità di studiare e approfondire la conoscenza della figura di Padre Dehon, ben sapendo che non si può copiare il suo agire concreto, ma sì ritenere gli atteggiamenti di apertura, approfondimento, sensibilità per i problemi della società. Così siamo chiamati ad aprire spazi in ciascuno, fin dalla formazione, perché si possa favorire la creatività come in P. Dehon, che ha dato risposte alle realtà concrete del suo tempo, che ha assunto i rischi del suo impegno senza aspettare di aver ricette pre-confezionate.
    5. Come Dehoniani siamo chiamati a identificare le povertà/mancanze del nostro tessuto sociale, là dove ci troviamo a operare, e dunque a vedere i volti concreti dei poveri, che hanno bisogno di risposte non soltanto assistenziali ma di proporre e fare con loro cammini verso un futuro degno e più stabile. Per questo, rivolgiamo l’invito a creare circoli di conoscenza, riflessione e applicazione del pensiero sociale della Chiesa, costruendo una metodologia dehoniana del sociale che recuperi tutti i valori della nostra spiritualità e la ricchezza del nostro carisma e ci permetta di interpretare adeguatamente, e magari in anticipo, il tessuto sociale di quella che è la nostra casa comune. È urgente prepararsi per avere gli strumenti necessari per leggere, interpretare e rispondere ai segni dei tempi, evitando modelli culturali disadattati e fuori contesto. Ci sono gap culturali che meritano attenzione.
    6. Uno strumento utile è la presenza rigorosa, seria e di qualità sui social media, per essere promotori di una nuova sensibilità che attivi il cambiamento sociale, faciliti il collegamento all’interno della Congregazione, ci aiuti a collaborare in una missione comune.
    7. Per poter comprendere ed interiorizzare la nuova antropologia della Fratelli Tutti e della Laudato Si’ e mantenere vivo lo stile di Gesù, sentiamo necessaria la formazione permanente, per condurre tutti noi alla “conversione apostolica” e per favorire la crescita delle potenzialità della persona a tutti i livelli. E questo soprattutto per unificarci con una spiritualità che ci formi dentro. Le formazioni specifiche servono se interiorizzate nella persona in armonia con gli altri aspetti.
    8. Mentre incoraggiamo l’apostolato dei Dehoniani che si impegnano nel campo sociale, ci rendiamo conto dell’importanza della formazione iniziale delle giovani generazioni. Vediamo l’urgenza di ripensare i nostri ambienti formativi per far sì che i nostri formandi, in genere sensibili ai temi sociali, possano vivere questo ideale di riparazione rigeneratrice in un mondo che cambia. È necessario favorire e stimolare nelle comunità di formazione esperienze di impegno sociale accompagnate e valutate nell’ambito formativo.
    9. È in questa dinamica che crediamo sia opportuno dare nuova vita alle anteriori Commissioni di Giustizia e Pace aggiornandole secondo l’indirizzo dello Sviluppo Umano Integrale, che comprenda anche i temi dell’ecologia integrale annunciata nella Laudato Si’, utilizzando gli strumenti della Piattaforma Laudato Si’ (https://piattaformadiiniziativelaudatosi.org), arricchendoci di nuove sensibilità che ci facciano toccare con mano la realtà delle situazioni in cui ci troviamo, tessendo connessioni con il nostro carisma, e avviando buone prassi di attenzione ecologica.

Conclusione

In questi giorni di condivisione fraterna abbiamo visto e sentito come noi Dehoniani vogliamo rispondere alle sfide poste dall’ambiente in cui viviamo. Le risposte sono molto diverse, a seconda delle situazioni in cui le nostre Entità e comunità sono inserite. Ma ciò che ispira e unisce tutte queste iniziative è una stessa preoccupazione: restituire dignità alle persone e alle comunità ferite, all’interno di una società che le ignora o le scarta.

Vogliamo così, in questo sforzo e servizio, nello stile di Padre Dehon e per il bene delle persone e comunità, vivere la continuazione dell’opera di Cristo che ci ha chiamato ad assumere la sua missione di amore e riparazione come servi e amici, collaborando con Lui affinché “abbiano la vita in abbondanza” (Gv 10,10).

 

Roma, 18 febbraio 2022
I partecipanti alla IX Conferenza generale


🇩🇪 Schlussbotschaft der IX. Generalkonferenz

🇮🇩 Pesan Akhir dari Konferensi Jenderal IX

🇵🇱 Przesłanie Końcowe do Zgromadzenia

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