le persecuzioni ci sono e sono in crescita
Ogni anno ci sono una decina e più di rapporti sul tema delle persecuzioni religiose nei vari paesi del mondo. Dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (ACS) all’agenzia Fides, dalla ONG protestante Portes ouvertes ai documenti OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), dal rapporto del Dipartimento di stato americano a quello del Governo tedesco, dai dati forniti dalle singole conferenze episcopali (tedesca e altre) a quelli di riconosciuti centri di studio (Human Rights Watch, Amnesty International, Freedom House, International Crisis Group, Pew Research Centre ecc).
Il flusso informativo è consistente e costante. Soprattutto è convergente: le persecuzioni ci sono e sono in crescita.
L’elenco dei paesi in questione si allunga e, sostanzialmente, si sovrappone nei vari rapporti. Si avverte con lucidità – come sottolinea Frank Schwabe, commissario federale tedesco per la libertà religiosa nel mondo, presentando il 3° rapporto sulla situazione della libertà di religione e di credo il 22 novembre 2023 – il legame che connette libertà di fede, libertà democratica e sviluppo (la Cina è caso a sé).
All’interno del vasto mare delle vittime, è convinzione abbastanza condivisa che il cristianesimo sia la religione più perseguitata. L’hanno più volte richiamato sia Benedetto XVI sia papa Francesco.
Tuttavia, in Europa e in Occidente il problema non entra nei dibattiti civili, nei media più diffusi, nelle discussioni pubbliche. Esso è sostanzialmente “appaltato” alle destre politiche, ai rinascenti populismi e ai settori religiosi più tradizionalisti. Producendo così una grave distorsione informativa e l’impoverimento del flusso valoriale necessario alla vita democratica.
Letture diverse e convergenti
In questa nota prendo in considerazione il rapporto del governo tedesco, l’indice mondiale delle persecuzioni (IMP, Portes ouvertes, 2024), il 3° studio delle Chiese tedesche (cattoliche e protestanti) del luglio 2023 (ÖBR) e lo “speciale” dell’agenzia Fides (dicembre 2023), oltre a varie informazioni dalle riviste missionarie.
Gli approcci sono diversi. Quello governativo è incentrato sulle minoranze etniche: dagli yazidi in Iraq agli uiguri in Cina, ai rohingya in Myanmar. Esse soffrono di un’ampia gamma di discriminazioni: violazioni dci diritti e delle fedi, attacchi, espulsioni, stupri, schiavitù ecc.
Diverso l’approccio di Portes ouvertes (IMP), che si focalizza sulle persecuzioni anti-cristiane, quello di Fides, che raccoglie i nomi degli operatori pastorali uccisi nell’anno.
I vescovi tedeschi (ÖBR), come succede nella maggioranza dei rapporti, si riferiscono all’insieme delle persecuzioni relative alla libertà di religione e di pensiero («Consideriamo anche le altre religioni e persone senza appartenenza religiosa… Sottolineiamo che la libertà religiosa è un diritto per tutti e non un privilegio di alcuni»).
Negli ultimi lustri
La persecuzione può assumere la forma di atti violenti, ma anche la declinazione delle discriminazioni e di un clima di intolleranza sperimentabile quotidianamente.
Si parla di “persecuzione a martello” nel caso della violenza fisica improvvisa e brutale (omicidi, stupri, sequestri, distruzioni…), mentre si identifica come “persecuzione a pressa” quella che si affida alla negazione dei diritti, all’esclusione e alla discriminazione.
L’insieme dei rapporti confermano gli indirizzi degli ultimi anni. Gli attori della persecuzione sono il fondamentalismo islamico, l’islamismo statuale, il radicalismo religioso di stampo nazionalista, l’assenza dell’autorità dello stato, la criminalità diffusa o organizzata, la tradizione antireligiosa del comunismo, l’anticlericalismo statuale.
Sono in atto l’allargamento degli stati interessati e lo spostamento geografico del “cuore” dell’uragano dall’Asia e Medio Oriente all’Africa sub-sahariana, con la ripresa di violenze anti-cristiane in America Latina.
Gli stati indagati sono un’ottantina. Cito solo quelli considerati più coinvolti: Corea del Nord, Somalia, Libia, Egitto, Yemen, Nigeria, Pakistan, Sudan, Afghanistan, India, Siria e Arabia Saudita. In forte crescita le violenze in Sudan, Algeria, Burkina Faso, Laos, Nicaragua.
Una geografia solo in apparenza diversa rispetto agli operatori pastorali uccisi e registrati da Fides: 9 in Africa, 6 nelle Americhe, 4 in Asia, uno in Europa, perché in questi casi si manifesta la violenza diretta e personale. Un’altra fonte parla di 132 preti e religiosi uccisi, rapiti o imprigionati nel 2023.
I numeri
Ed ecco i numeri complessivi forniti da IMP: dei 78 stati considerati, 13 sono interessati da una persecuzione estrema, 44 da persecuzione molto forte, 21 da persecuzione forte.
I cristiani perseguitati e discriminati sono 365 milioni (1 su 7), gli uccisi sono 4.998, quelli detenuti 4.125, chiese danneggiate o distrutte 14.766, i sequestrati 3.906.
Il nucleo centrale dell’uragano è oggi nell’Africa sub-sahariana con un aggravamento nel Maghreb.
Le tendenze complessive sono, da un lato, la crescita inquietante del fenomeno, il peso del radicalismo islamico, la mescolanza fra ragioni religiose di oppressione (religiose, di minoranza, etniche), il riemergere dell’America Latina e la nuova attenzione ai popoli originari.
Fra le novità registrate anche i “casi ibridi” o di “persecuzione educata”. Quando, cioè, il potere di governo mette in esecuzione leggi anti-libertarie come quelle sulla blasfemia o quelle anti-conversione, coprendosi spesso con la violenza brutale locale e popolare.
Stanno emergendo i “califfati opportunistici” in Africa, dove non si persegue il possesso del territorio, ma si produce una desertificazione con l’espulsione della popolazione, facendo terra bruciata.
I casi
Parto dalla Corea del Nord che è da sempre al vertice degli stati più inospitali rispetto alla fede cristiana. In seguito all’introduzione di una nuova legge contro le «idee reazionarie», la vita cristiana è al limite della resilienza. Nell’assenza di ogni forma istituzionale delle Chiese, sono prese di mira le chiese domestiche, i gruppi che si radunano nelle case. Se scoperti, i partecipanti sono internati nei campi di lavoro, affamati, torturati e violentati.
Il Covid ha chiuso il paese e la sua vita civile per mesi e per i prigionieri e i presenti nei campi di lavoro ha significato la fame. Essi sopravvivevano solo grazie agli apporti alimentari che vengono dalle famiglie. Chiuso questo canale, non è rimasta che la fame.
Le persone confinate nei campi di lavoro sono valutate fra le 50 e le 70.000. Il 75% muore per le violenze, gli stenti e le torture. Possedere una Bibbia è un crimine molto serio, non solo per il capo famiglia ma per tutta la famiglia. Nel sistema giuridico, i credenti sono classificati come persone ostili allo stato.
In Nigeria si parla ormai di genocidio. Dal 2009, si calcola che siano stati uccisi 52.000 cristiani. Sul tradizionale scontro tra popolazione furlani (pastori e musulmani del Nord) e cristiani (contadini stanziali a Sud) si è innestata la violenza islamista di Boko Haram e dello Stato islamico. Il governo non vuole o non può garantire la pace sociale e la sicurezza. Amnesty International parla di 23.000 persone rapite nel 2023. A Natale si è registrato il massacro di 200 persone con la distruzione di 26 comunità. Nell’arco di 15 anni sono state distrutte 18.000 cappelle e 2.200 scuole sono state bruciate. La violenza si scatena anche contro i musulmani moderati. Si parla di 34.000 morti.
Nicaragua-Eritrea
In Nicaragua Daniel Ortega ha deciso di disfarsi delle critiche delle Chiese che lo richiamavano allo stato di diritto chiudendo i media, le due università, bloccando i conti delle diocesi e chiudendo la rappresentanza diplomatica del Vaticano. Il 20 ottobre 2023 sono arrivati in Italia direttamente dalle prigioni il vescovo Rolando Alvarez condannato a 26 anni di carcere e altri 12 preti.
L’Eritrea, il piccolo paese del Corno d’Africa, è fra gli stati più repressivi. Non ha una costituzione e sono disattesi tutti i principi dello stato di diritto. Uomini e donne sono chiamati per decenni al servizio militare. In realtà, si tratta di lavoro forzato.
Ex colonia italiana, è indipendente dal 1993, quando il Fronte popolare sconfigge le forze dell’Etiopia. Fin dall’inizio il nuovo potere ha una forma dittatoriale. L’assemblea legislativa si è riunita per l’ultima volta nel 2002. Non esiste un sistema giudiziario. Dei 4 milioni di abitanti, la metà sono sunniti e l’altra metà cristiani, a grande maggioranza ortodossi. Decine di migliaia di persone sono fuggite affrontando grandi rischi. Tutte le religioni sono strettamente controllate e politicamente manipolate.
Fa accezione la Chiesa cattolica, che non si è sottratta al compito di invocare la pace e lo stato di diritto. Per ritorsione, nel 2019 sono state confiscate scuole, orfanotrofi e centri sanitari cattolici.
Molto complessa la situazione della Chiesa ortodossa. Nel 2006 sei vescovi scomunicano il patriarca abuna Antonios, che viene deposto. In realtà, per le accuse al governo. Mentre lui era agli arresti domiciliari, viene eletto Dioscoros, col risultato di una spaccatura verticale fra i sostenitori dell’uno e dell’altro. Ambedue sono morti e la Chiesa è rimasta senza riferimento gerarchico.
Al rigido controllo interno (le carceri sono piene di presunti estremisti religiosi) il governo aggiunge anche il controllo della diaspora dove invia diaconi con l’incarico di radunare le comunità e di controllarle.
Commissione nuovi martiri
C’è una precisa coscienza del magistero cattolico. Non solo in merito alle persecuzioni, ma al suo aspetto centrale, cioè la testimonianza del martirio.
In occasione del giubileo del 2000, ci fu la memoria dei martiri del XX secolo. Si parlò di circa un milione e mezzo di persone che sono state chiamate alla testimonianza estrema, in particolare dagli statalismi nazista e comunista.
Papa Francesco ha di nuovo creato una Commissione per identificare i martiri di questi primi decenni del XXI secolo. La sua convinzione che oggi ci siano più martiri che non nei primi secoli del cristianesimo viene spesso ripetuta. Il 3 luglio 2023 ha dato mandato a una decina di storici e di teologi di raccogliere le informazioni sui nuovi martiri. E non solo cattolici. Del resto, Francesco ha già riconosciuti come martiri i dieci copti decapitati dell’Isis nel 2015.
Il 13 novembre scorso la Commissione ha fatto sapere di stare indagando su 550 testimoni della fede in questi due decenni.
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