08 marzo 2017
08 mar 2017

Rafforzare il volontariato. Riorganizzare le strutture.

di  Radoslaw Warenda, scj

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“Vogliamo dare la possibilità di assaggiare il nostro carisma ai giovani dando loro la possibilità di partecipare nelle nostre missioni” ha detto p. Daniele Gaiola (ITS) – uno dei responsabili del volontariato missionario giovanile in Europa. Insieme con Annalisa Pezzini (Modena) hanno presentato l’esperienza che ha coinvolto tanti giovani di diverse entità europee. L’esperienza missionaria che può variare da uno a due mesi viene preparata in incontri formativo-organizzativi due volte all’anno. Il prossimo incontro avrà luogo a Valencia (Spagna).

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Lo scopo del volontariato è dare l’opportunità di vivere il progetto della comunità che accoglie, condividere la vita di preghiera ed essere disponibili alle necessità quotidiane. Cosa fanno in concreto i “volontari dehoniani”? Tutto ciò che è stato programmato: dall’animazione a progetti concreti come risistemare una biblioteca, offrire corsi di computer… Anche se spesso la realtà offre sorprese, come trovare tutti computer guasti mentre 150 persone sono già iscritte al corso, provocando la creatività dei volontari.

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“Porto nel cuore soprattutto gli incontri sia con i missionari in Mozambico come in Angola oltre che con i tanti e generosi volontari” – ricorda Annalisa. Non ci sono limiti d’età nonostante che progetto sia indirizzato ai giovani. Dove trovano i fondi? Si cerca di organizzare diverse attività di fundraising, ci si autotassa e a volte si chiede il contributo delle comunità dehoniane.

Le difficoltà non sono solo organizzative come trovare la comunità in missione, finanziare le spese, organizzare le attività, ma anche accompagnare i volontari dalla formazione alla verifica dell’esperienza. Perché lo scopo non è tanto il “fare”, ma il “formare” al servizio.

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Da parte della provincia spagnola p. José Antonio Casalé (ESP) ha presentato il progetto sociale di “micro credito” che viene alimentato dalla pastorale universitaria dell’ESIC Valencia e realizzare non solo in Ecuador che dipende dalla provincia spagnola ma anche in Camerum.

Durante la discussione è nata l’idea di responsabilizzare maggiormente i confratelli attualmente impegnati nel campo dell’animazione missionaria giovanile. L’obiettivo è quelli di unire alla formazione l’organizzazione dei progetti di volontariato. Così da vedere il volontariato missionario come un campo della attività vocazionale.

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La sessione pomeridiana è stata concentrata sulle presenze dehoniane in Europa. P. Jean-Jacques Flammang (EUF) ha presentato il progetto “Parigi” come offerta formativa per studiare la lingua e cultura francese e altre specializzazioni. Il progetto potrebbe rivelarsi utile anche per il Centro Studi. P. John Kelly (GBI) ha ripreso il tema del progetto “Londra” spiegando i passi necessari da fare.

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Altro progetto è stato presentato da p. Artur Sanecki – consigliere generale. Si pensa di aprire una comunità internazionale di lingua tedesca a Basilea dove c’è la nostra proprietà. Essa potrebbe essere composta da confratelli di diverse entità europee. Lo scopo: testimonianza di vita religiosa e comunitaria, lavoro con i benefattori, per i progetti missionari, apostolato delle migrazioni, attività parrocchiale. Probabile inizio: 2019. Bisogna dire che per ora siamo presenti in 4 città in Svizzera, dove lavorano i confratelli polacchi. P. Artur ha menzionato anche il progetto “Olanda”: dare realizzazione a un reale e grande desiderio di futuro per la presenza dehoniana in Olanda.

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P. Antonio Bozza – missionario in Albania, ha presentato brevemente la storia del paese che ha sofferto tanto dalla dominazione turca al regime comunista. La presenza dehoniana viene mantenuta grazie allo sforzo dei confratelli della provincia dell’Italia Meridionale. L’Albania è anche un luogo di volontariato missionario.

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Invece il provinciale polacco p. Wiesław Święch ha ricordato le attività nell’est Europa: Bielorussia, Moldova e Ucraina. In Moldova si svolgono tante iniziative sociali. Invece la presenza in Bielorussia è indirizzata al lavoro pastorale. In Ucraina si comincia la nuova presenza a Kiev-Irpin che offre una grande opportunità di trovare giovani cattolici perché nelle vicinanze ci sono 3 università.

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I superiori maggiori di Europa si rendono conto che per creare progetti internazionali europei bisogna cambiare la “grammatica mentale” che per ora è attenta a privilegiare quelli nazionali. Il rischio però sembra molto grande. Due domande emergono: quale risorse europee ci sono e quale caratterizzazione nel futuro vogliamo avere.

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