Assistere alla Canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta mi ha riportato alla memoria il modo in cui ho fatto la prima conoscenza della sua Congregazione. Durante il noviziato partecipammo, con un grande gruppo di Fratelli Missionari della Carità (forse 15 o giù di lì), a degli incontri inter-comunitari di noviziato. La nostra casa SCJ era situata in un tranquillo centro per ritiri, nel deserto della California. La casa di formazione dei Fratelli della Carità era invece in un ex magazzino nel cuore della Los Angeles più trafficata nella zona di Skid Row.
Dopo l’incontro del mattino, trascorremmo il pomeriggio accompagnando i Fratelli a fare i loro giri al servizio dei bisognosi del quartiere. In un primo momento, le persone che abbiamo incontrato, in particolare quelli devastati dall’alcol a buon mercato e dal consumo di droghe, mi hanno terrorizzato. Allora mi mostrarono come affrontarli e come costruire con loro un rapporto di fiducia. Non gli offrivano soldi, ma il loro tempo e la loro attenzione.
Arrivata la notte, abbiamo steso delle sottili stuoie di bambù in una grande sala comune e abbiamo dormito fianco a fianco. Per un ventiduenne, alzarsi al mattino non è un problema, ma farlo alle 5 del mattino, mi è sembrato folle. Poi trascorremmo un’intera ora in preghiera silenziosa e meditando le letture nella cappella prima della preghiera comunitaria e della messa. Lentamente ho iniziato a superare il mio disagio e a scoprire come quel tipo di preghiera sia assolutamente necessaria per avere una piena e completa vita apostolica.
I fratelli avevano solo due cambi di vestiti, uno da indossare e uno da lavare e lasciare asciugare. Quando ho saputo questa cosa, mi è venuto un po’ di senso di colpa, per quanto avevo nel mio armadio; fratello Guy mi disse: “Anche se è vero che ho un minor numero di vestiti, potrei ancora essere più materialista di te. Se qualcuno tocca una di quelle camicie, mi viene voglia di rompergli il braccio!” Essere in grado di ridere delle nostre debolezze è un buon punto di partenza per la propria crescita spirituale. Grazie al tempo trascorso con loro, ho imparato molto sulla preghiera, il servizio, la semplicità, la vita comune e a riconoscere Cristo nel volto dei poveri.
Per conoscere meglio Madre Teresa, ho letto diversi libri su di lei, e mi ha particolarmente commosso il film documentario di Malcolm Muggeridge “Qualcosa di bello per Dio”. Ho anche letto “Sii la mia luce”, un libro controverso, perché viene raccontata la sua lotta con “l’oscurità” attraverso la preghiera. Mentre per anni Madre Teresa non ha potuto sperimentare alcuna consolazione personale, il suo sguardo, il suo sorriso e la sua vita di carità, hanno portato agli altri una gioia contagiosa.
P. Michael van der Peet (ora deceduto), sacerdote dehoniano della Provincia degli Stati Uniti, ha incontrato Madre Teresa mentre si trovava a Roma. Dopo averlo invitato a guidare la sua comunità nel corso di un ritiro, P. Michael rimase colpito dall’amicizia che Madre Teresa continuava a dimostrargli e ha conservato tutte le sue lettere scritte a mano, dove condivideva molte esperienze di fede. Durante il processo per la causa di canonizzazione, P. Michael è stato invitato a tornare a Roma per dare testimonianza della vita spirituale di Madre Teresa. Non aveva dubbi sulla sua santità.
Alla sua canonizzazione, avvenuta il 4 settembre, noi dehoniani facevano parte di una vasta folla (più di 100.000), ma Madre Teresa era abituata a vedere vaste folle di poveri sulla strada ogni giorno. Ha iniziato raggiungendo solo alcuni individui, ispirando altri a unirsi a lei, moltiplicandoli come i pani e i pesci.
Ho pregato affinché, come i sacerdoti usciti dall’altare verso tutte le parti della piazza per portare ai presenti il Pane di vita, anche noi possiamo trovare il modo di uscire dalle nostre chiese per soddisfare i bisogni delle persone, specialmente il desiderio di essere amati e di trovare la speranza.
Madre Teresa ha sfidato il potere grazie alle sue parole e all’esempio di carità nei confronti dei più bisognosi. Ha difeso con passione la vita umana, dal mendicante che muore sulla strada, al bambino indesiderato nel grembo materno.
Benché ora sia santa, ha detto Papa Francesco durante la liturgia, possiamo continuare a chiamarla “madre”. Madre è una buona parola per riferirci a tutti coloro che sono pieni di compassione e di amore gratuito. Il cuore e le braccia di questa piccola donna erano abbastanza grandi da poter abbracciare tutto il mondo. Il suo esempio mi chiama a una crescita più profonda nella fede e nella misericordia.
Attraverso la cura per i più poveri tra i poveri, Madre Teresa ha incarnato lo spirito di questo Giubileo straordinario della Misericordia. Come il volto della misericordia, è un fulgido esempio di quello che spero che la Chiesa possa essere per il nostro mondo così bisognoso.