Nella giornata in cui si è pensato con i superiori di avere un riferimento stretto con la chiesa, due sono stati gli eventi che hanno segnato la scansione dei momenti. L’incontro con il papa nell’udienza generale del mercoledì (23.11) in piazza san Pietro, e l’incontro con monsignor Giancarlo Bregantini vescovo della diocesi di Campobasso.
Del primo momento non diamo eccessivamente conto perché tutti hanno potuto vedere foto postate sui vari cellulari presenti nelle mani dei partecipanti. Non sono mancati i “mi piace”, e commenti che si possono anche contare ed enumerare.
A mons. Bregantini si aveva chiesto di presentare le “Relazioni fra il nostro servizio come religiosi e la chiesa locale”. Sottolineiamo innanzitutto il valore testimoniale: ci ha raggiunto dal luogo in cui si trovava con i mezzi pubblici.
Ha lasciato poi parole che hanno avuto il pregio di far pensare piuttosto che dare indicazioni dirette di azione. In particolare per un superiore è importante fissare il firmamento, individuare e indicare i punti fermi della vita consacrata.
Altra espressione risuonata con insistenza è accompagnare, si può riferire alle persone o ai percorsi che si mettono in atto per attivare una iniziativa o per portarla al termine.
Lungimiranza tutti la desiderano, tanti la pretendono, molti la sognano, ma proprio perché c’è così bisogno, un superiore la deve ricercare e alimentare. Inoltre va vissuto entro un rapporto che non si riduce tra lui e il vescovo, ma che mette in gioco un terzo protagonista ugualmente importante, la gente.
Il contatto e il riferimento alle persone aiuta a stare dentro la realtà per leggerla nella sua complessità, per scoprirne la ricchezza e le possibilità insite in ogni storia e percorso di vita.
Ricucendo queste parole ci si ritrova dentro un mondo di concretezza che fa saggio che lo vive e lo accoglie.