06 maggio 2024
06 mag 2024

Trasformazione o riconfigurazione?

In preparazione al XXV capitolo generale, la commissione teologica dehoniani del Nord America critica il concetto “trasformazione” come obiettivo del prossimo capitolo generale. Qui spiega le ragioni.

di  The North American Dehonian Theological Commission

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La Commissione Teologica Dehoniana del Nord America analizza la nozione di trasformazione. La domanda è: meglio parlare di “trasformazione” oppure di “riconfigurazione”? Critica all’eccessivo peso dato al Sint unum. È necessario un nuovo aggiornamento su più elementi identitari del carisma dehoniano.


Il Questionario del XXV Capitolo propone che la “trasformazione” sia la sfida o l’obiettivo principale del XXV Capitolo Generale. Ecco alcune osservazioni su questo tema della trasformazione.

Da dove viene questa sfida o obiettivo di trasformazione? A questo punto la sfida proviene dal Comitato preparatorio e dall’Amministrazione generale che accetta questo obiettivo per il Capitolo. Il Comitato preparatorio ha proposto che la sfida della trasformazione possa essere riassunta in una famosa frase del Fondatore: Sint Unum o comunione. Il primo compito del Capitolo sarà quello di intraprendere un discernimento dei membri del Capitolo che agiscono come rappresentanti della Congregazione, per stabilire se (a) cercano effettivamente la trasformazione e se (2) sono d’accordo nel riassumere questa necessità di trasformazione nel motto del Fondatore, Sint Unum. Non è sufficiente chiedere ai capitolari di approvare l’Instrumentum Laboris come documento di lavoro del Capitolo. Devono essere d’accordo con le premesse poste dalla Commissione preparatoria e dall’Amministrazione generale. Per giungere a tale approvazione, il Capitolo dovrà impegnarsi in un processo simile a quello sinodale utilizzato dalla Chiesa durante il Sinodo del 2023-2024. Il Capitolo Generale è l’autorità suprema per la Congregazione (Cost. #131) ed è della massima importanza che i membri abbiano l’opportunità di esprimere se sono d’accordo sul fatto che la trasformazione della Congregazione sia effettivamente la necessità urgente della Congregazione in questo momento. E dovrebbe essere chiesto loro di identificare se la comunione esprime al meglio l’esigenza pressante della Congregazione.

Come obiettivo o sfida, “trasformazione” è forse una parola troppo forte per esprimere il bisogno della Congregazione in questo momento. Il dizionario Oxford definisce la trasformazione come “un cambiamento profondo o drammatico nella forma o nell’aspetto”. La trasformazione proposta dalla commissione preparatoria è un cambiamento “drammatico” nella forma, o forse è qualcosa di meno drammatico o rivoluzionario? La trasformazione suona troppo come una rottura con il nostro passato, con la nostra tradizione. Leggendo il questionario della Commissione preparatoria, ciò che viene proposto non è tanto una trasformazione quanto una rifigurazione. La Congregazione si fonda su una serie di elementi fondamentali come il Sacro Cuore, l’oblazione, l’amore puro, la riparazione, l’immolazione, l’impegno sociale del ‘Sacro Cuore’ nelle società. La commissione propone che Sint Unum sia una di queste forme e che ciò che è necessario in questo momento è una riconfigurazione della comunione o “Sint Unum”. I capitoli sono momenti in cui noi, come Congregazione, riflettiamo insieme su queste forme. Se guardiamo ad alcuni studi intrapresi dalle commissioni teologiche della Congregazione, si potrebbe concludere che Sint Unum non è l’elemento più centrale che richiede attenzione. La commissione teologica europea ha indicato le Couronnes d’amour di Dehon come testo fondamentale per comprendere il carisma di Dehon sotto la figura del Sacro Cuore; lo studio della figura di Dehon dell'”amore puro” da parte della commissione nordamericana, utilizzando le stesse fonti, propone un nuovo apprezzamento e una nuova comprensione dell’amore di Dehon per il Sacro Cuore; la commissione America Latina ha espresso la necessità di studiare nuovamente la struttura formativa dei testi di Dehon all’inizio della Congregazione; l’ultima Conferenza Generale ha reso la Congregazione consapevole della necessità di impegnarsi nuovamente nella dimensione sociale del carisma di Dehon. È diventato chiaro che siamo lontani dall’aver raggiunto un consenso nella comprensione di P. Dehon e del suo carisma. È giunto il momento che la Congregazione nel suo Capitolo avvii un processo di riconfigurazione, un nuovo sforzo di aggiornamento, degli elementi di base della Congregazione. Nel suo contributo alla discussione sulle Couronnes d’amour, Stefan Tertünte cita Le Père Dehon et son œuvre di Albert Ducamp del 1936, dove mette in guardia i suoi lettori: “La devozione al Sacro Cuore di Padre Dehon non è, propriamente parlando, né gertrudiana, né eudista, né secondo Paray, né secondo nessun altro. Egli prende in prestito copiosamente dall’uno o dall’altro, da tutte le scuole, con una libertà affascinante, come un fiume che per gran parte prende in prestito dai suoi affluenti permettendogli di crescere”. Non abbiamo ancora finito con P. Dehon. Come ha sottolineato Marcello Neri nel suo Giustizia della misericordia, i dehoniani devono dare un nuovo sguardo alla loro spiritualità. Egli ha affermato che la spiritualità dehoniana ha un importante contributo da apportare alla vita del Vangelo nell’attuale contesto transculturale e globalizzato dell’Europa. Ciò di cui la Congregazione ha bisogno in questo momento non è tanto una trasformazione quanto una riconfigurazione.

La Commissione preparatoria ha toccato la necessità per la Congregazione di raggiungere un’identità più chiara. Il questionario ha riconosciuto due importanti cambiamenti che influenzano la nostra identità in questo momento: (1) il cambiamento nella nostra comprensione del tempo (in Asia e in Africa il tempo è diventato post-coloniale; in Europa e nelle Americhe è diventato post-moderno) e (2) la diversità culturale che si manifesta nella Congregazione con il suo spostamento verso sud, creando la necessità di inculturare le origini europee della comunità nei nuovi contesti culturali. C’è la consapevolezza che la Congregazione non deve essere individualista nella sua interpretazione di P. Dehon. Questi cambiamenti temporali e culturali nella Congregazione devono essere affrontati a livello capitolare, come sembra riconoscere la sezione identità del questionario. Un aggiornamento della spiritualità di Dehon per questo tempo richiederà un’ermeneutica appropriata che dia una direzione al nostro desiderio di riconfigurazione.

Spetta al Capitolo Generale metterla in atto.

 

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