28 marzo 2022
28 mar 2022

Ucraina: p. Andrzej Oleinik e Siergiej Babic raccontano la loro missione in tempo di guerra

P. Andrzej Oleinik è giovane sacerdote dehoniano moldavo e Siergiej Babic è studente ucraino di medicina, interessato alla vita religiosa dehoniana. Hanno condiviso prima di tutto la loro gioia per l’opportunità di parlare con la Congregazione “perché siamo una famiglia”.

di  Sergio Rotasperti scj

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P. Andrzej Oleinik è giovane sacerdote dehoniano moldavo e Siergiej Babic è studente ucraino di medicina, interessato alla vita religiosa dehoniana. I bombardamenti russi li hanno costretti a abbandonare Irpin, insieme a moltissima gente. In questa intervista ci raccontano il loro impegno in tempo di guerra, che cosa hanno stanno apprendendo, come vivere da dehoniani. Hanno condiviso prima di tutto la loro gioia per l’opportunità di parlare con la Congregazione “perché siamo una famiglia”.

 

Prima di tutto, come state e come vivete questo momento?

Siergiej: Grazie, stiamo abbastanza bene perché ci troviamo a Pierszotrawieńsk una città piccola (200 km da Kiev). Siamo scappati due settimane fa da Irpin perché la situazione li è drammatica e c’è un collasso umanitario.

P. Andrezj come è stato per te lasciare la parrocchia?

All’inizio della guerra non potevo immaginare che essa poteva essere così vicina. Irpin era una citta serena e bellissima. Avevamo deciso di restare perché la gente aveva bisogno di noi. Però quando le truppe hanno iniziato a bombardare ovunque, anche i luoghi civili e siamo rimasti senza acqua, elettricità, riscaldamento, siamo stati costretti a scappare con i nostri fedeli perché la situazione era insostenibile. Solo p. Tadeusz Wołos SCJ è rimasto.

Come è ora la situazione umanitaria?

P. Andrezj: Noi cerchiamo di dare tutto il nostro tempo per trovare e dare aiuto umanitario, dare cibo, vestiti, medicamenti. Troviamo aiuto in particolare dalla Polonia dove andiamo noi stessi al confine polacco. Sono andato con un’auto per prendere le cose e portarle qui e poi le distribuiamo alla gente della parrocchia.

Qui in Ucraina devono rimanere tutti gli uomini dai dai 18 ai 60 anni per prestare servizio militare e non possono lasciare ucraina. Come cittadino moldavo posso muovermi più liberamente e andare al confine per prendere i generi di necessità

Siergiej tu sei un giovane studente con una formazione una medica e sei anche interessato alla vita dehoniana. Questa esperienza drammatica ti ha insegnato qualcosa, come uomo e credente?

Questa drammatica esperienza mi ha insegnato molto. Soprattutto che la gente ha bisogno di amore, di vicinanza. Il carisma della congregazione l’ho trovato ora: nell’essere vicini alla gente, una vicinanza di cuore, di aiuto, di amore. Oggi ho fatto un esame medico a una donna malata. Il dialogo e la presenza con questa donna malate e me, ha cambiato la situazione. Questa persona era triste, ma poi. dopo questo dialogo, ho visto speranza e felicità.

 E per te p. Andrezj?

Ho visto il miracolo che Dio mi ha fatto vedere: la gente. Ho visto in loro la metamorfosi della fede: gente che che vedevo saltuariamente ed ora una fede più forte. Il Signore ci insegna come dobbiamo amare e quanto amore hanno bisogno queste persone. Voglio dare una testimonianza personale: durante le due settimane sotto i bombardamenti (ad Irpin), avevo paura, ma non ero nel panico, perché il Signore mi ha dato forza per essere forte e disponibile.

Nel mese di febbraio a Roma abbiamo celebrato la IX Conferenza generale sul tema dell’impegno sociale dei dehoniani. Voi siete oggi una testimonianza vivente dell’impegno sociale. Cosa significa essere dehoniani in un contesto di guerra, di odio, di morte?

P. Andrezj: Prima di tutto: Stiamo qui! Attraverso la nostra presenza aiutiamo le persone a non essere sole. Per quanto possiamo offriamo tutto l’aiuto materiale e spirituale possibile: cibo, vestiti, educazione. Secondo me, dopo la guerra avremo tantissime possibilità per aiutare, per ricostruire il nostro lavoro, a partire dall’aiuto umanitario. Non aiuteremo le persone a comprare appartamenti, ma doniamo le cose fondamentali per vivere.

Siergiej: una bellissima domanda, perché prima della guerra non ho capito che cosa significa essere dehoniano. Questi giorni con i confratelli ho appreso la parola disponibilità. La disponibilità è la scelta migliore: disponibilità per ascoltare, per dare una mano. Essa mi fa commuovere e mi da forza, mi fa capire che cosa significa essere parte di una grande famiglia.  P. Dehon diceva spesso che dobbiamo aiutare per costruire cose, case, luoghi, dove possiamo accogliere le persone.

Potete dare un messaggio alla Congregazione e alla famiglia dehoniana?

 P. Andrezj: Chiediamo aiuto. La situazione è terribile: inviateci qui in parrocchia aiuti umanitari. Abbiamo bisogno di alimenti. Tra un mese vi sarà un problema: vestiti per l’estate. noi qui possiamo raccogliere e distribuire.

Siergiej: Il mio messaggio: guardate nel cuore di Gesù Cristo e potete trovare anche noi li.

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