18 novembre 2022
18 nov 2022

Vita e apostolato dei primi compagni di Dehon (3)

Padre Giuseppe Eugenio Paris fu la seconda persona che ha aderito alla Congregazione. Fu una persona che diceva quello che pensava, senza troppa diplomazia. Fu professore, consigliere generale, un uomo che aveva conosciuto gli anni difficili della Congregazione all’inizio della fondazione

di  Aimone Gelardi scj (ed.)

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Padre Giuseppe (Eugenio) Paris (1858-1941)

Padre Paris fu la seconda persona che venuta a far parte della Congregazione. Nacque il 24 gennaio 1858, a Buironfosse, pochi chilometri da La Capelle, nella parrocchia dell’abbé Petit, un grande amico di Dehon che lo avviò al sacerdozio. A settembre 1869, non conosciamo le circostanze, il giovane Paris incontra Dehon, giovane prete che lo ha aiutato nella decisione di entrare nel seminario minore, quindi passerà al seminario maggiore dove si evidenziò in lui la vocazione religiosa. Nell’archivio dehoniano esiste una lettera del 24 settembre 1878 scritta all’amico Teodoro Falleur (futuro Padre) nella quale racconta la sua vocazione di Oblato del Sacro Cuore. I due erano grandi amici dai tempi del seminario.

Paris avrebbe voluto entrare nell’abbazia benedettina di Maredsous ma gli serviva l’autorizzazione del vescovo. Sapeva che negli ultimi anni, 10 seminaristi avevano chiesto al vescovo di farsi religiosi ma la loro richiesta era rimasta inascoltata. Non sapendo come fare, Paris si rivolse al parroco, favorevole alla sua vocazione religiosa. Questi lo inviò da Dehon e i due hanno dialogato per tre ore. Scrive Eugenio[1] Paris: «Questo santo e saggio prete mi confidò i suoi progetti, gli chiesi tre giorni per riflettere, passati i quali gli inviai la mia risposta favorevole»[2].

 Da novizio Paris serviva la Messa tutti giorni a Padre Dehon nella cappella delle Suore Ancelle del Sacro Cuore. Il suo carattere era forte e impetuoso e per Dehon fu faticoso guidare questo novizio.[3] Il 1° novembre 1880 fece la Prima professione. Gli mancava ancora un anno di studio per essere ordinato sacerdote, fu inviato all’Università di Lille, alloggiando nel Seminario universitario. Si conservano parecchie lettere che in quest’epoca scrive ai novizi a Saint-Quintin e tutte iniziano con il saluto: “Cor Jesu suavissimum, amor noster” e fanno intravvedere la grande amicizia che esisteva tra i primi discepoli di Dehon. Durante il mese di giugno, Paris tentò di cominciare il Mese del Sacro Cuore in Seminario, incontrò tuttavia l’opposizione del Rettore e dell’abbé Cornu, lazzarista. A tutto questo obiettò allora che la stessa cosa si sarebbe dovuta fare per il Mese del Preziosissimo Sangue, eccetera ma alla fine cedette[4]. Giuseppe Paris è stato un grande propagandista della devozione al Sacro Cuore tra i compagni di studio a Lille, divulgando anche le preghiere di Padre Captier, come la Triplice corona del S. Cuore.[5] Paris ricevette il titolo di baccalaureato in teologia alla fine del luglio 1881 e fu ordinato sacerdote il 17 dicembre 1881. Comincia a impartire periodicamente lezioni di Retorica al Collegio S. Giovanni, mentre continuava a studiare all’Università di Lille. Nel corso del 1883 a Lille ci furono molti studenti della Congregazione e iniziò una nuova comunità nella casa dei Camilliani.[6] Nel 1884 Paris si trova ancora a Lille, il Vescovo di Soissons, dopo il “Consummatum est”, non aveva autorizzato la continuazione di questo gruppo. Questa prova non aveva scoraggiato padre Paris, che il 12 novembre 1884 scriveva a Falleur: «Quanto siamo felici caro padre Falleur per essere stati scelti, primi per tale opera! Magari siamo triturati e macinati come i primi materiali delle fondamenta sotto le pietre di un edificio. Appoggiati alla “Pietra” indistruttibile dell’amore allo Spirito Santo… credo che quello che ci manca è di credere in questo amore con una fede autentica, costante»[7].

Lo stesso Dehon il 4 gennaio 1884 scrive a Falleur: «Penso che p. Giuseppe (Paris) sta andando bene. Ha il vero spirito, lo spirito di amore, immolazione, di unione. Adesso stiamo vivendo une delle fasi del “Consummatum est”. Abbiamo fiducia. La risurrezione avverrà»[8].

Padre Paris ottenne il baccalaureato in lettere il 17 novembre 1885, con la specializzazione in geografia e storia, quindi all’Università di Rennes, diventa professore specialista in pedagogia. L’anno seguente 1886, partecipa come Delegato della Comunità di Lille al Capitolo Generale[9].

Nel periodo 1893-1896 è stato Consigliere generale. In questi difficili anni conflittuali nella Congregazione, scelse di stare dalla parte di padre Blancal, senza però essere un grande oppositore di Dehon; nella confusione che precedette il Capitolo Generale chiese consiglio al Vescovo su cosa dovesse fare, ricevendo la risposta di votare secondo coscienza.

Nell’archivio di Roma si conserva una lettera del 18 luglio 1896 sulla ispezione dell’Università di Lille indirizzata a Paris, direttore del collegio S. Giovanni, riguardo alla ripresa del Collegio. Significa che, forse, per un certo periodo ne è stato anche direttore[10]. Negli anni 1902-1903 fu anche Segretario generale.

Era un bravo professore, esigente con gli alunni, nel 1903 Dehon lo inviò a Olinda, nel Brasile del Nord, ma il progetto non fu portato a termine e l’anno successivo tornò in Francia. Fu poi professore a Clairefontaine e, nel 1908, di Ebraico a Lovanio nonché, nel 1912, di Morale. In questa occasione, Dehon gli scrive: «Le affidiamo il corso di Morale. Si preoccupi d’essere pratico. Génicot e Génicot. Spieghi bene Génicot senza grandi disquisizioni tomistiche o altre. Tutti i giorni alcuni numeri molto ben spiegati. Raccolga un gran numero dii casi di coscienza per dare alcuni esempi in rapporto al corso. Niente scatti. Pazienza e dolcezza. Assoggetti i suoi nervi. Sia molto corretto nei rapporti con gli alunni. Niente parole pungenti. Dimentichi i piccoli difetti del passato. Dal primo giorno dica ai suoi alunni che farà un corso pratico, semplice per prepararli bene agli esami So che posso contare sulla sua docilità. La Madonna e S. Giuseppe l’aiuteranno”[11].

 Calma, discrezione, equilibrio non erano caratteristiche proprie di p. Paris, tanto che dopo un mese p. Dehon è dovuto intervenire: «Attenzione. Gli Allievi dicono: ’il P. Paris galoppa e noi ci troviamo in difficoltà per poter seguirlo’. Guardate di non rovinare le cose. I maestri sono per gli alunni, e non gli alunni per il maestro. Non metta in difficoltà la loro salute e la buona volontà. Non parlo per qualcosa che è successo, ma conosco il passato e il suo temperamento. La gentilezza è il fiore della carità».[12]

La situazione non deve essere molto cambiata se nel 1913 p. Dehon lo invia a Quevy, dove c’era bisogno di un predicatore, ma Paris prese la cosa come un’umiliazione. Dehon, il 15 maggio 1913, gli scrive ancora: «Una piccola umiliazione non dovrebbe scoraggiarla. Bonum mihi quia humiliasti me… la croce è la nostra vita. Una croce vale più di 500 rosari. Tutti stimano la sua pietà, benché sia giudicata un po’ originale. Malgrado tutto le voglio bene e non mi piacerebbe per nulla del mondo che lei mi lasciasse. Mi aiuti a portare la croce come Simone da Cirene e non si opponga».[13]

 Dal 1913 al 1920 fu superiore della casa di Quievy[14] (Belgio), dedicandosi anche alle missioni popolari. Fu anche confessore dei novizi a Brugelette. Il 12 novembre 1921 Dehon scrive: «Incoraggi i nostri giovani. Li faccia pregare tanto, tanto per le vocazioni alla nostra Provincia (Gallo-Belga) che si trova un po’ in ritardo riguardo alle altre. Quanto alla direzione spirituale, insegni le vie classiche secondo buoni autori e il nostro Direttorio. Sia più prudente di P. Lamour, che soddisfa la loro sete di misticismo. Umiltà, obbedienza e piccoli sacrifici, ecco il cammino della perfezione. Ricordi molte volte gli esempi dei nostri anziani: i padri Andrea, Rasset, Modesto Roth[15],  Giovanni del Cenacolo Guillaume[16]”. Preghiamo con le nostre religiose»[17].

Alla morte di padre Dehon, toccherà a lui, quale membro più anziano della Congregazione, celebrare la Messa da Requiem il 17 agosto 1925. Tornò quindi a Saint-Quintin e quivi, nel 1931, volle celebrare il 50º di sacerdozio (1.11.1881) e quello di professione religiosa, essendo il primo della Congregazione a tagliare tale traguardo.

A Saint-Quintin si ammalò agli occhi e, non riuscendo ormai a leggere, questo fu per lui un grande sacrificio, poiché negli ultimi anni si dedicava allo studio della Summa Teologica di S. Tommaso. Continuò a confessare comunità vicine e ad accogliere numerosi penitenti. Era un uomo poco diplomatico, diceva quello che pensava. Era anche uomo della tradizione che aveva conosciuto gli anni difficili della Congregazione all’inizio della fondazione, ma anche il suo sviluppo. Grande devoto della Madonna, aveva sempre tra le mani il rosario.

La sua morte avvenne il 13 gennaio 1941 a Neussargues, avendo superato il 60º di professione religiosa[18].

Fonte: CUI 547/ novembre 2022, 12-14

                                                                                                             

[1] Eugenio, nome di battesimo.

[2] G. Manzoni Tre fiamme, una luce pp.77-81; Le Règne du Coeur du Jésus de Brugelette, 1931 pp.77-78.

[3] Mons. Philippe. Die Kongregationem der Herz-Jesu-Priester, “”Heimat und misión”, 1952 pp.260-261

[4] AD.B 19/4.3

[5] AD.B 19/4.4 inven.248.11; CB 2324 y AD. B. 4/10. inven.2600

[6] G. Manzoni, Tre fiamme, una luce, p. 89; NHV 8, 15,2; AD. B. 13/11

[7] M.Denis, El proyecto del P. Dehon, p. 109.

[8] AD.B. 22/11 inven. 465.18.

[9] G. Manzoni, Tre fiamme, una luce, pp. 89-90.

[10] AD.B. 98/3. inven. 1138.03.

[11] AD.B.20/7.4.

[12] AD.B.20.7/4.

[13] AD. B.20/ 7.4

[14] In questa casa la Congregazione ha lavorato dal 1913 al 1997.

[15] P. Modesto Roth, nato 12.11.1186 a Soissons; muore a Sajnt-Quintin 03.03.1904. Professore di musica al San Giovanni e organista alla Basilica.

[16] P. Giovanni del Cenacolo (Adrián) Guillaume nato a Pompey (Francia). Professo 22.09.1905 a Sittard, ordinato sacerdote l’8.12. 1908 Muore a Lovanio il 28.07.1915. Superiore a Mons (1909-1911) e Lovanio (1913-1915).

[17] AD.B. 20/7. 4.

[18] G. Manzoni, Tre fiamme, una luce, pp.121-122.

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